Chi l’avrebbe mai detto, dieci o quindici anni fa: l’Italia è diventata terra di festival musicali di alto livello. Se infatti per tutta la prima parte dei primi anni 2000 eravamo clamorosamente indietro rispetto non solo a Francia, Germania o Inghilterra, che ci sta, ma anche Spagna, Olanda e Belgio, nazioni più piccole e/ più povere della nostra, ora sulla spinta di piccoli manipoli di visionari in primis autentici appassionati di musica alcuni degli angoli più affascinanti della nostra nazione (e ne abbiamo tanti…) sono diventati scrigno di eventi di qualità.
Certo, bisogna andarseli a cercare: a parte pochissime eccezioni, sono prima di tutto boutique festival, ovvero dimensioni piccole (mai più di 2000/3000 persone a sera), indirizzi musicali ben precisi, curati e sofisticati, l’esatto contrario di quello che per anni ha contrassegnato le estati italiane – il mega-evento in piazza voluto dalla radio commerciale o dall’assessore di turno, coi grandi nomi del mainstream a fare passarella. Ora, per fortuna, si può scegliere. E credeteci: si può scegliere molto bene.
Ecco una selezione ragionata: 15 festival (più uno!), raccontati e descritti nell’animo più ancora che nelle line up e negli ospiti più o meno “famosi”. Ve li raccontiamo in ordine cronologico.
Liguria Transatlantica, Savona (19-22 giugno)
Ballare direttamente sul mare, e ballare gran bene: Liguria Transatlantica è infatti al 100% un festival per intenditori (in console gente come Danilo Plessow, Tama Sumo, Lakuti, Quantic, ma anche gli italiani in line up sono tutti gente di gusto immenso in quell’universo che va dal funk ed afro-soul alla house, con tutto quello che ci sta in mezzo) e si svolge in una cornice magnifica, le Rocce di Pinamare, non lontano da Savona. Due stage direttamente sulla sabbia e un terzo incastonato sotto l’ombra della macchia mediterranea della collina che domina il golfo: magico, come l’atmosfera da “presa bene” che si crea grazie alla crew che dà vita al festival.
Groundup, Alberobello (26-28 giugno)
L’esperimento è notevole, e coraggioso: prendere un evento di culto ideato dalla cricca Snarky Puppy – punta di diamante della new wave del jazz contemporaneo americano, quella più virtuosistica ed al tempo stesso più comunicativa – e provare a trasportarlo nel cuore della Puglia, in un posto a dir poco iconico come Alberobello, “lunare” con la sua distesa di trulli. Musicalmente il filo è quella della jam session, della contaminazione di talenti (e ce ne sono anche di italiani). Di giorni workshop, incontri e scambi, di sera concerti infuocati. Il jazz è vivo, non è ostaggio (solo) di sessantenni accigliati.
Terraforma, Milano (28-29 giugno)
Chiaro, non è più il Terraforma di un tempo, quando finivi in mezzo al nulla nei vasti e maestosi giardini di Villa Arconati e ti sembrava di vivere in un’altra dimensione, lontana mille anni dal mondo “normale”. Le cose sono cambiate, da un paio d’anni a questa parte. La sfida ora è provare ad inseguire questa vibe stando incastonati nei pieno centro di Milano, al Parco Sempione, “conquistandone” diversi luoghi con la solita accurata ricetta dell’elettronica di ricerca e della musica più sofisticata fatta a modo (Lorenzo Senni, Florian Hecker, Laura Agnusdei, Bill Kouligas…), pronta a farti viaggiare con la mente e col corpo, a patto che tu non sia solo uno da “ricette semplici”.
Kappa FuturFestival, Torino (4-6 luglio)
Parlano i fatti: non esiste altro evento musicale in Italia capace di attirare decine di migliaia di stranieri, pronti a prendere treni e soprattutto aerei da tutte le parti del mondo pur di esserci. Non esiste: punto. Delle 100.000 presenze ad edizione che fa il Kappa FuturFestival, ormai da anni almeno metà arrivano dall’estero. Un miracolo. Ma anche una conseguenza ovvia di una location di archeologia industriale pazzesca (il Parco Dora offre dei colpi d’occhio fenomenali), di una line up mastodontica dove c’è tutto il meglio del meglio della club culture internazionale – dalle cose più “famose” e “facili” a quella più sofisticate e di qualità – e infine di una organizzazione ogni anno sempre più oliata, sempre più efficace. Eccellenza assoluta.
Lost, Parma (4-6 luglio)
Elettronica esoterica e musica di ricerca attentamente scelta, ferocemente selezionata: e già così l’esperienza, per chi vi si vuole abbandonare, può essere bella forte ed interessante. Se poi tutto questo viene fatto calare nel contesto del Labirinto della Masone, il “labirinto più grande del mondo”, ce n’è abbastanza per mettere nel vostro calendario un weekend dalle parti di Parma, il primo weekend di luglio. Pronti a perdersi.
Electropark, Genova (10-13 luglio)
Electropark è uno di quei festival intelligenti, che ti “sfida” a tenere accesi i sensi. Lo fa perché si innerva (anche) fra le strade di Genova, conquistando in maniera ramificata la città. Lo fa perché mette in campo non solo la musica, ma sa intrecciarla con altre forme d’espressione come danza e teatro, sempre con sguardo iper-contemporaneo. Lo fa perché offre line up mai convenzionali, dove è molto alta la possibilità che ti ritrovi a dire “Questa cosa non la conoscevo, ma è una figata”. Poi, per lo svacco euforico e “senza pensieri”, c’è il sabba acquatico del dancefloor calato letteralmente sul mare, al largo di Rapallo.
Underfest, Ravenna (22-27 luglio)
Underfest dovrebbe essere messo sotto protezione dall’Unesco, o almeno da un suo equivalente italiano: in tempi in cui l’hip hop per molti, troppi è diventato giusto un autostrada veloce verso il successo (ammesso e non concesso che al successo ci si arrivi davvero…), l’adunata annuale a Marina di Ravenna a nome Underfest creata da Moder mette in campo lo spirito più autentico e puro della scena, quello per cui rap e hip hop sono una ragione di vita e un patto con se stessi, indipendentemente dal fatto se arriva la ricompensa dell’esposizione mainstream o meno. Una cosa preziosa già di per sé, ma in questi anni semplicemente fondamentale, per evitare finisca tutto a pop, tarallucci e vino. Rime serrate, quattro discipline, talk, vibrazioni vere – il tutto in riva al mare.
Polifonic, Valle d’Itria (23-27 luglio)
Polifonic è la garanzia di avere il meglio del meglio della club culture “da intenditori” in un posto magico come la Puglia d’estate. Difficile trovare un festival più abile nel calibrare al meglio qualità e capacità di coinvolgimento per i vari nomi radunati in console. Andrebbe citato ciascuno dei nomi in cartellone (e sono tanti…), ma come non avere un occhio di riguardo per il grande maestro Laurent Garnier, probabilmente il più bravo dj techno-house-e-dintorni in attività (chi lo ha visto all’opera, lo sa), che negli ultimi anni ha rarefatto la sua presenza in giro selezionando con molta attenzione gli eventi in cui decide di andare a suonare. E quindi, se lo vedete in cartellone a Polifonic, già avete capito che siete nel posto giusto.
Vox Marmoris, Carrara (25-26 luglio)
Vox Marmoris è un’avventura. Un’avventura assurda. Si tratta infatti di arrampicarsi verso i dedali scoscesi delle Alpi Apuane arrivando dopo mille tornanti in mezzo alla cave di marmo della famiglia Corsi, ai piedi del paesino di Colonnata, tra strapiombi vertiginosi e pareti verticali spettacolari. Lì, dal nulla, migliaia di persone si radunano per ballare musica house di ottima fattura (quest’anno in line up Move D, Ellen Allien, Palms Trax, Bambounou). Non bastasse questo, visuals ed installazioni interattive proiettate su marmo e montagne rendono il tutto assolutamente unico.
Viva!, Locorotondo (1-3 agosto)
Viva! si è fatto un nome come festival “intelligente”, prima come propaggine al sud del torinese C2C e poi come appuntamento legato alla “nuova” musica black più di qualità, tra hip hop, elettronica, nuove declinazioni soul di classe. Nell’ultimo paio d’anni sta cambiando pelle ancora, e quest’anno – onore al merito – invece di puntare solo ed esclusivamente sui mega nomi sta dando grande spazio ai talenti emergenti dell’elettronica italiana da dancefloor più fresca ed immaginifica (Okgiorgio, Fenoaltea, Parisi, Camoufly). Poi per carità: ci stanno anche The Jungle e Bonobo (in versione dj) e Greentea Peng, così come i live di Shablo, Ele A e Studio Murena. Soprattutto, c’è e ci sarà l’incredibile vista sullo sfondo del centro storico di Locorotondo, dall’area del festival: una cartolina che resta impressa.
Ypsigrock, Castelbuono (7-10 agosto)
Ypsigrock è qualcosa di abbastanza inspiegabile. Non c’è nessuno motivo logico che renda possibile e credibile che un piccolo paesino siciliano nel cuore delle Madonie, Castelbuono, piccolo ma affascinante, possa ospitare da tre decenni quello che è diventato da tempo uno dei festival indie più rispettati al mondo, sì, al mondo, coi giornali inglesi ed americani che fanno a gara a lodarlo. Eppure, la realtà è esattamente questa. Con in più anche delle regole ferree: tipo, che al Main Stage – quello all’ombra di un affascinante ed imponente castello del 1300 – ci si può esibire una volta sola, non sono ammessi ritorni nelle edizioni successive, a rendere ancora più complessa la costruzione della line up. Dall’indie – quello vero, quello autentico – all’elettronica, dal pop alternativo alla sperimentazione, più varie ed eventuali, con progetti di qualità in arrivo sia dall’Italia che da tutto il mondo.
Festivalle, Agrigento (7-11 agosto)
La “valle” di Festivalle sta per Valle dei Templi, ad Agrigento, e insomma avete già capito che si tratta di un festival che si svolge in un luogo davvero speciale. Se a questo aggiungiamo che anno dopo anno la line up è sempre più affascinante e sfaccettata e quest’anno è forse la più varia ed interessante di sempre, col mefistofelico cantautorato di Vinicio Capossela, la classe tra jazz ed elettronica di The Cinematic Orchestra, il super gruppo estemporaneo The Fearless Flyers, draghi del deejaying house-techno-futurista come Carl Craig, Osunlade, talenti emergenti come Corto. Alto ed agitatori collaudati come la crew di Toy Tonics, ecco, se mettiamo insieme tutto questo facile capire che il weekend lungo di Festivalle è da segnare col circoletto rosso, nel vostro calendario, se dovete ancora decidere che festival concedervi quest’estate.
Opera, Etna (21-24 agosto)
Completiamo il “trittico siciliano” d’agosto aggiungendo a Ypsigrock e Festivalle un evento molto più oscuro, misterioso, carbonaro, sperimentale. Opera però è davvero una di quelle esperienze che può portarvi in un’altra dimensione: vuoi per la location, visto che si sta alle pendici dell’Etna, vuoi per la sofisticatissima direzione artistica, capace di prendervi per mano verso musiche che probabilmente non conoscevate, ma che una volta scoperte vi cambieranno, almeno un po’, le “porte della percezione”.
Jazz:Re:Found, Monferrato (27-31 agosto)
Più che un festival, una comunità. E che comunità: nato come piccolo atto d’amore verso la musica black in tutte le sue declinazioni, anno dopo anno è cresciuto cambiando un po’ di volte sede (ma mantenendo intatto lo spirito battagliero e la purezza d’intenti), fino al momento in cui ha “scoperto” Cella Monte, un incantevole paesino nel Monferrato attorno a cui si aprono panorami strepitosi, paesino che nei giorni di Jazz:Re:Found diventa un’autentica, magica repubblica indipendente (…e non per modo di dire: col braccialetto del festival, ad esempio fai acquisti anche dal macellaio del paese). Chiostri, parchi, scorci medievali, bere e mangiare eccellente, un pubblico consapevole, educato, fidelizzatissimo e sorridente. Se non è il miglior boutique festival italiano, come minimo sta comunque fra i primi tre. Imperdibile.
Sun And Bass, San Teodoro (6-13 settembre)
Non sarebbe nemmeno da citare, Sun And Bass. Perché è un festival che di solito va esaurito in prevendita a 24 ore dall’annuncio (mentre leggete queste righe, facile insomma non sia rimasto insomma nemmeno un ticket). Non solo: è un festival dove il pubblico è al 90/95% straniero (inglese, ma non solo: la gente arriva da tutto il mondo), e che porta avanti orgogliosamente una bandiera in Italia quasi sempre rimasta nicchia, quella della drum’n’bass più pura ed originale. Non sarebbe nemmeno da citare, ma è troppo bello e troppo coinvolgente per non citarlo: si balla sulla sabbia delle spiagge del nord della Sardegna, si sta divinamente, la line up – nel suo genere – è di livello assolutamente mondiale.
(extra) Locus, Valle d’Itria (12 luglio – 14 agosto)
Locus potremmo considerarlo un “extra”, in questa lista, perché non è strettamente un festival ma è più una rassegna: si estende infatti oltre un mese, da metà luglio a metà agosto, percorrendo più location in Valle d’Itria (…nota a margine: quasi sempre bellissime). Nasce poi con un indirizzo molto preciso – le nuove declinazioni della musica black, del jazz, del soul – e con gli anni ha inglobato anche sortite molto più generaliste e/o rock e sofisticate. Quello che è sicuro è che la qualità è altissima, e il 2025 non fa eccezione: se anche solo lontanamente avete mezza idea di passare in Puglia e volete sentire buona musica dal vivo – in molti casi pure visionaria, di classe e coraggiosa – consultare le pagine ufficiali di Locus e vedere un po’ che hanno approntato è, semplicemente, un obbligo.