Oggi ci addentriamo nel grande mondo del resell, oscuro e misterioso per molti ma apprezzatissimo da tanti altri.
Quattro reseller made in Italy hanno risposto alle nostre domande, non vi resta che continuare a leggere!
Com’è avere uno shop online di resell? È complicato?
PIZZAHYPE: Senza girarci intorno, sì. Avere uno shop online di resell è difficile e non è alla portata di tutti. Nonostante la richiesta in questo mercato lo renda addirittura saturo, mantenere lo shop attivo e con un certo appeal richiede costanza e risorse economiche non indifferenti. Anche il concetto stesso di resell e il far arrivare al cliente finale il prodotto, richiede impegno e pazienza.
PLUG.41: Avere uno shop online di resell non è una cosa semplice. Implica un lavoro continuo da portare avanti giorno dopo giorno. Basta pensare ad un qualsiasi negozio di abbigliamento che ha uno shop online. La maggior parte lavora su collezioni prestabilite ed organizza il lavoro anche mesi prima, la nostra invece è una sorta di corsa contro il tempo. Bisognerebbe essere più veloci anche dei leaks dato che praticamente ogni settimana c’è una nuova uscita su cui lavorare.
HYPE HUNTING: Aprire e gestire uno shop online si è rivelato il passo obbligatorio nel momento in cui la domanda è iniziata a crescere e la nostra identità ha iniziato a definirsi. Per fornire un servizio preciso, sicuro e trasparente nei confronti dei clienti abbiamo portato alla luce HypeHunting. Gestirlo risulta tutt’altro che semplice ma si riescono ad incanalare i clienti verso un’unica risorsa piuttosto che spargere mille annunci e iniziative in giro per i social networks e altre piattaforme.
STREET PHARMACY: Avere uno store online non è complicato quanto piuttosto faticoso da seguire, soprattutto per me che ho un altro lavoro abbastanza impegnativo. Riuscire a coordinare il mio lavoro con il resell non è semplice, postare gli annunci di vendita, rispondere alle domande degli acquirenti e prenotare le spedizioni mi porta via molto tempo, ma allo stesso momento mi diverte e mi dà grandi soddisfazioni.
Sappiamo quanto il fenomeno del resell sia messo in discussione in Italia. Moltissimi episodi hanno fatto discutere, come ad esempio la freschissima vicenda delle liste per l’acquisto della collaborazione di Supreme x Stone Island. Cosa ne pensate? Secondo voi quando sarà accettata questa fonte di guadagno nel nostro Paese?
PIZZAHYPE: Il problema del resell in Italia è soprattutto dovuto alla cultura. Per prima cosa non si percepisce il resell come servizio, ma più come truffa. Parliamoci chiaro, in un mercato di nicchia e di lusso come quello streetwear, non tutti hanno la voglia e il tempo di seguire i drop online o peggio i campout e le varie raffle. A questa fetta di mercato o a chi, ovviamente, è stato troppo lento si rivolge il resell. Il secondo problema è che in Italia si pensa prima allo status symbol, tralasciando se esso sia reale o un’imitazione, tant’è vero che il fenomeno del legal fake è tipicamente italiano e spiegare al cliente che vendi la stessa felpa di Supreme Barletta a 600€ in più non è poi così semplice. Se questa fonte di guadagno sarà accettata o no è indifferente, continuerà ad esistere perché è necessaria.
PLUG.41: Il fenomeno del resell in Italia è messo in discussione per via del fatto che questa fonte di guadagno è in qualche modo atipica in Italia. Viviamo in un Paese in cui ogni cambiamento è vissuto con una certa diffidenza. Il resell è uno degli ingranaggi principali della ruota, senza di questo non so dove il gioco potrebbe finire. Sarà accettato dal momento in cui la disciplina sarà regolata da una qualsiasi fonte del nostro diritto. Per quanto riguarda la vicenda Supreme x Stone Island non c’è molto da dire, le liste esistono e nascono per generare ordine.
HYPE HUNTING: I recenti episodi per il drop di SI hanno rivelato quanto il nostro Paese, purtroppo, sia ancora troppo indietro riguardo questo argomento e soprattutto quanta disinformazione ci sia a riguardo. Abbiamo degli esempi errati e siamo sottoposti ormai quotidianamente ad una valanga di immagini, informazioni e contenuti che spingono anche persone inesperte ad addentrarsi nel mondo del reselling. In Italia, sotto molti aspetti, abbiamo sempre voglia di arrivare a tutto subito ma si saltano degli steps fondamentali, quali la conoscenza e lo studio. E non per ultimo il rispetto. Se la combinazione di questi elementi, su ogni canale che tratta questo argomento in maniera smodata, si potesse verificare, allora forse inizieremmo ad avere un po’ di autorità in questo settore e anche i clienti inizierebbero a ricercare esclusivamente sicurezza e professionalità.
STREETWEAR PHARMACY: Riguardo la release di Supreme x Stone Island, ho già detto la mia su Flames. Chi c’era sa che tutto si è svolto nella più totale trasparenza e correttezza. Il resell in Italia ormai è “sdoganato”, chi si lamenta è solo colui che non riesce a coppare.
In tantissimi si sono avvicinati al mondo dello streetwear e delle sneakers per il flusso di denaro che si è creato attorno ad esso in questo ultimo periodo. È semplice entrare nel giro?
PIZZAHYPE: L’esplosione dello streetwear in Italia non ha precedenti. Grazie alla Trap e a Fedez, marchi come Supreme sono sbarcati nel mainstream italiano. Il giro è ancora frammentato in Italia ma le cose stanno cambiando grazie a community come Flames , Drug Fashion Club, fiere come Ginnika e Kick It, blog come Outpump e canali di reselling e costum come noi, Streetwear Pharmacy e Shooter Staff. Entrare nel “giro” è relativamente semplice ma serve voglia di imparare e seguire un mondo che si evolve continuamente.
PLUG.41: È vero. In tanti si sono avvicinati a questo mondo. Posso assicurarti che non è semplice entrarci ma la cosa più difficile è rimanerci.
HYPE HUNTING: Sfruttare la moda del momento è semplice, ma le mode fini a sé stesse non portano lontano. Bisogna avere personalità in ogni ambito e chi si distingue e lavora duro rispetto alla massa, lo si vede chiaramente. Non ci riteniamo realizzati e c’è sempre tanto da migliorare e da perfezionare ma abbiamo sempre l’umiltà e la voglia di darci da fare. C’è passione alla base e tanta ricerca. Chi merita ci sarà, gli improvvisati si perderanno per strada.
STREETWEAR PHARMACY: No, per me non è semplice. Diciamo che siamo tutti capaci a comprare un oggetto, fare un post di vendita su un gruppo Facebook e provare a rivenderlo. Ma ci sono molteplici fattori da valutare. Innanzitutto, l’affidabilità del venditore: ci vuole tempo e tanto operato prima di acquisire il titolo di Legit Seller. Un altro fattore è la visibilità e l’uso della piattaforma giusta per muoversi. Io, per esempio, dopo tanto tempo ho smesso di vendere su Depop e Klekt e raramente posto annunci di vendita su Facebook. Questo perché ho notato che gli acquisti sono notevolmente calati con l’avvento incontrollato di tutti questi “resellers della domenica”. Ragazzini che svendono i prodotti per rientrare subito dai soldi investiti. Per questo motivo ho deciso di spostarmi su altre piattaforme e devo dire che la
scelta è stata azzeccata.
Pensiamo ad un’ipotetica Italia nell’anno 2020. Come si sarà evoluta la situazione? E voi come shop dove vi vedete?
PIZZAHYPE: Per pensare all’Italia bisognerebbe pensare a quella che sarà la situazione mondiale di questo gioco. Se tutto continua su questa linea credo che la scena italiana possa arrivare a competere e a confrontarsi in modo maturo con le realtà europee. La materia prima c’è, basta riuscire, attraverso varie collaborazioni, a rendere coeso questo scenario che si va sempre espandendo.
PLUG.41: Da qui al 2020 possono cambiare molte cose, basti guardare l’ultima novità a proposito della cessione del 50% di Supreme. L’unica cosa che possiamo dirvi è che noi ci saremo e ci evolveremo cercando di stimolare sempre di più il mercato. Intanto vi sveliamo che ci sono belle novità in vista! Bisogna essere attenti perché rifacendomi alle parole di un altro reseller: “L’hype è come un’onda, sale e scende”.
HYPE HUNTING: Tra qualche anno credo che la situazione qui in Italia potrà solamente peggiorare. Gli adolescenti saltano la scuola per andare a far le release senza aver idea delle modalità di vendita, di analisi di mercato e di possibilità di riuscita di quello che provano a fare. E il desiderio generalizzato che si respira sembra sempre e solo essere quello di guadagnare la foto più “likata” della giornata.