Il Grinch è uno di noi

1957. Lo scrittore, fumettista e pubblicitario statunitense di origine tedesca Theodor Seuss Geisel, noto ai più come Dr. Seuss, pubblica un racconto in rima di 64 pagine intitolato How the Grinch Stole Christmas!, dove conosciamo per la prima volta il personaggio del Grinch, un misantropo mostro verde che odia il Natale e chi lo celebra scambiandosi doni scintillanti.

Il libro è un immediato successo: le affascinanti illustrazioni dell’autore e la presenza di un personaggio iconico come il Grinch, unita a una trama che mette al centro il calore del Natale, fanno immediatamente breccia nel cuore dei giovani lettori e dei loro genitori. How the Grinch Stole Christmas! è stato, ed è tuttora, talmente influente per la cultura americana da meritarsi, nel 2007, un posto nella classifica “Teachers’ Top 100 Books for Children” e, nel 2012, l’inserimento nella “Top 100 Picture Books”. L’utilizzo di un linguaggio in rima e di un’architettura comunicativa che unisce dimensione grafica e testuale, lo rendono un’immediata smash hit: convince da subito tutti, dai bambini agli adulti, raggiungendo la popolarità di The Cat in The Hat, l’altro grande successo del Dr. Seuss. In questa sua prima versione il Grinch è molto più oscuro di quelle che meglio conosciamo: il suo odio per il Natale (e le persone) è prominente, si trova completamente alienato dal mondo che lo circonda e non entra in contatto con nessun membro di Whoville (Chi-non-so). La sua evoluzione, inoltre, non è veicolata dal suo rapporto con Cindy-Lou-Who (che non è presente nella versione originale) e non è sfumata su tutto il racconto: è netta, diretta e graffiante.

Ma il Grinch non è significativo solo per i bambini: anche gli adulti si identificano nel suo rapporto con un Natale commerciale, vivendo la stessa contraddizione che gli americani provarono nell’America del secondo Dopoguerra, trovandosi di fronte una dimensione socioeconomica fortemente improntata al consumismo. È anche e soprattutto un outsider, una figura esclusa dalla sua dimensione sociale d’appartenenza semplicemente perché non in linea con lo status quo. Rimane chiuso in cima alla sua montagna, messo da parte da tutti quelli che non comprendono la sua idea del Natale e che non condivido la sua visione. È facile, per tanti di noi, immedesimarsi nella sua figura, specialmente durante le festività, quando non sempre il Natale che ci viene raccontato è uguale a quello che realmente viviamo. 

Intanto, il successo del Grinch supera ben presto la sua dimensione editoriale per raggiungere la televisione: nel 1966 esce il suo primo speciale televisivo animato intitolato How the Grinch Stole Christmas!, che dona al mostro verde uno spazio ancora più ingombrante nell’immaginario collettivo americano.

2000. Il Grinch sbarca in Italia come libro e allo stesso tempo nella sua versione più popolare: il film diretto da Ron Howard e interpretato da Jim Carrey. È con questo lungometraggio che il Grinch diventa un personaggio cult nel nostro paese, superando la dimensione di villain-turned-good guy e diventando estremamente relatable nel rapporto difficoltoso che affrontiamo annualmente con il Natale. Parte del merito della popolarità del film va data anche alla grandissima prova attoriale di Jim Carrey che, grazie alle sue naturali (e innaturali) capacità espressive, rende il Grinch un personaggio ancor più fuori dagli schemi di quanto l’avesse mai immaginato Dr. Seuss

Il rapporto di identificazione che stabilisce il pubblico con il Grinch lo inquadra ben presto nella figura dell’underdog, messa all’angolo e allo stesso tempo in fuga da una società che ha preferito un Natale di oggetti, dimenticandosi la dimensione di calore e vicinanza umana che dovrebbe contraddistinguere il periodo festivo. Il rapporto con Cindy-Lou-Who, viene quindi interpretato come una storia di rivincita e di riscoperta dell’amore che esiste all’interno della comunità, fatta di persone, e dell’affetto che ci porta a stare insieme, vicino all’albero. Il vero under”dog” alla fine è solo Max, l’amico a quattro zampe del mostro verde.

Da lì in poi la strada inizia ad essere in discesa o, meglio, in ascesa per il misantropo verde più amato del mondo: Il Grinch diventa uno dei Film di Natale con la F maiuscola, si iniziano a produrre sempre più pezzi di merchandise legati ai personaggi del racconto e il libro viene venduto sempre di più. Diventa di fatto un household name: rappresenta un neologismo comunemente usato per parlare di chi non ama celebrare il Natale e, con l’avvento dei social, si trasforma poi nel perfetto protagonista dei meme da millenials, che rivedono in lui le loro stesse tendenze “misantrope”.

2018. Il Grinch, come anche il Lorax (nato anch’esso dalla fantasia di Dr. Seuss), vive un rebranding radicale che lo rende più “infantile” e vicino al target di riferimento originale.

Allo stesso tempo, vengono inseriti dei nuovi elementi di rottura con la sua stessa identità: la soundtrack del nuovo film è fortemente hip hop centrica e presenta due brani originali prodotti e interpretati da Tyler, The Creator, che pubblicherà a sua volta un EP intitolato Music Inspired by Illumination & Dr. Seuss The Grinch, composto da 6 tracce e con una durata complessiva di 10 minuti, ispirato totalmente al mondo e ai personaggi del Grinch. La presenza del personaggio all’interno della pop culture si fa sempre più massiccia, arrivando a coinvolgere diversi brand in diversi campi. 

2024. L’esempio più lampante di come oggi il Grinch sia arrivato veramente ovunque è McDonald’s, che ne fa un mezzo per promuovere le proprie campagne a tema Natale: negli ultimi Winterdays e nell’ultima serie di Happy Meal è proprio il mostro verde anticonsumista la mascotte della promozione.

Una figura paradossale, sì, ma nell’Olimpo dei personaggi più popolari al mondo. Ed è forse proprio qui l’aspetto più interessante della sua evoluzione: da underdog a mascotte ipercommercializzata, che è poi anche la critica centrale del suo stesso racconto. Oggi siamo testimoni di una figura comunicativa multimediale e multipiattaforma lontanissima dall’originale di Dr. Seuss: il Grinch racchiude in sé un dualismo contraddittorio di critica e di sottomissione all’ambiente in cui si trova

Permettere, però, a un personaggio come questo di trasformarsi in una mascotte, oltre che in un simbolo, lo legittima nella sua identità originale: è grazie alla promozione iperconsumista che il Grinch può proseguire nella sua missione malefica. Il rubare il Natale diventa, quindi, il privarci degli aspetti negativi di questa festa, permettendoci di ritrovare (forse) il suo vero senso del Natale.