Uno dei casi televisivi più importanti di questi anni è stato senz’altro Squid Game, con un successo di pubblico e critica senza precedenti. Capace di trascinare il pubblico all’interno di una fortissima critica sociale verso le continue disparità socioeconomiche della Corea del Sud, ma riuscendo a rapirli grazie all’archetipo del gioco a premi, in cui vediamo scontrarsi ogni singolo individuo alla ricerca della propria ricchezza, la serie ideata dal regista Hwang Dong-hyuk ha rappresentato il perfetto connubio tra autorialità e linguaggio contemporaneo.
Ma a cosa ha reso Squid Game ancor più iconica? Tra i molteplici elementi che hanno reso la serie stessa virale c’è senz’altro la musica. Infatti solamente navigando attraverso la molteplicità di video che abitano TikTok è difficile non imbattersi in uno dei brani che ritroviamo all’interno di ogni prova. Le singole composizioni, presentate con un fare ironico, perseguendo la struttura di singolari filastrocche, rendono la colonna sonora di Squid Game un’autentica vetrina di come la musica possa essere violenta quanto aurea, in un complesso sociologico in cui il suono diventa forza di potere e controllo. Ebbene il creatore di tutto questo è il compositore Jung Jaeil che abbiamo avuto il piacere e l’onore di incontrare.
Già ideatore della colonna sonora di Parasite di Bong Joon-ho, vincitore del Premio Oscar nel 2020 nella categoria Miglior Film, Jung Jaeil è la voce musicale che sta definendo l’epopea del nuovo cinema coreano in cui la composizione per immagini diventa potenza emotiva, andando oltre la semplice funzione di accompagnamento. La sua capacità di sovvertire le aspettative, usando motivi musicali infantili o tradizionali per accompagnare momenti di estrema violenza o suspense, lo ha reso uno degli autori più innovativi del panorama internazionale, confermando il ruolo centrale della colonna sonora nel racconto cinematografico. Ecco cosa ci ha raccontato in attesa della terza e ultima stagione di Squid Game.
La musica in Squid Game è un autentico protagonista soprattutto nel modo in cui aiuta a definire ogni singolo concorrente, così come lo scenario distopico dello stesso gioco. Qual è stato il processo compositivo che hai intrapreso per un progetto così ricco di elementi scenici e sociopolitici?
Penso che la cosa più importante per un compositore sia sempre quella di creare una colonna sonora che si possa adattare al meglio alle immagini e a ciò che vuoi esprimere attraverso di esse, e soprattutto a quello che lo schermo desidera comunicare, che si tratti di politica o di emozioni. Cerco di concentrarmi su ciò che attraverso lo schermo si vuole trasmettere e su come il messaggio possa essere veicolato o amplificato attraverso la musica. A volte il regista mi spiegava alcuni dei messaggi nascosti dietro ciò che veniva rappresentato sullo schermo e, in certe occasioni, li prendevo come spunto o mi lasciavo guidare da essi mentre componevo la mia musica.


Nella tua cifra compositiva si nascondono molteplici elementi che attingono sia dal classicismo che dalle tecniche compositive più di avanguardia. In che modo credi che il tuo stile così cangiante possa essere anche uno strumento alienante all’interno della serie fondendo sia violenza che grazia?
Credo che debba essere alla base di un compositore che lavora con le immagini. Quando componi colonne sonore o crei musica per una determinata sequenza, devi essere pronto ad affrontare ogni tipo di complessità e questo significa che devi essere preparato a dover affrontare o interpretare una vasta gamma di generi e stili diversi. E quindi proprio nel caso di Squid Game che, come giustamente dicevi, presenta molteplici emozioni contrastanti come la violenza, brutalità, tradimento, alle volte devi mettere in luce anche il calore che può nascere tra i vari concorrenti. La vasta gamma di emozioni che si provano guardando la serie è tanto varia quanto il numero di personaggi che appaiono sullo schermo. A volte, infatti, ti affidi completamente alla colonna sonora che accompagna le immagini, mentre altre volte penetrerai all’interno dell’intera sequenza solo attraverso un flebile tono, e questo funziona meglio. Ci sono quindi una varietà di situazioni per le quali bisogna essere pronti.


Infatti alcune tue composizioni per Squid Game sono diventate degli autentici leitmotiv come Pink Soldiers, Way Back Then. In che modo credi che lavorare ad un progetto seriale rispetto ad un film possa far rimanere la tua musica ancor più impressa e riconoscibile, fondendosi per sempre con essa?
Onestamente, quando si parla della differenza compositiva tra la musica da film e quella per un progetto seriale, a volte me ne rendo conto solo mentre compongo, ma alla fine credo che sia più una coincidenza. È difficile fare in modo che la tua colonna sonora sia, per così dire, ‘orecchiabile’, e non è una cosa che succede solo perché lo vuoi. Personalmente, non credo di essere uno di quei compositori bravi a scrivere melodie facili da ricordare, ma quello su cui cerco di concentrarmi è sempre quello di avere un punto di vista o un approccio unico. Alcune colonne sonore passano inosservate, altre invece diventano davvero memorabili per molte persone, e nel caso di Squid Game, è interessante vedere come quella musica sia diventata quasi un simbolo della serie. Perché, se guardi la prima stagione, quella determinata composizione si sente solo una volta, e dura solamente tre minuti.

Nella serie c’è un continuo bilanciamento tra musica originale e brani di repertorio che arricchiscono ulteriormente la violenza che viene mostrata al pubblico. Melodie semplici e infantili sono spesso sovrapposte a scene di terrore in cui i concorrenti vengono letteralmente massacrati sullo schermo. Credi che questo perenne contrasto riesca a definire il tono dell’intera serie?
Sì, penso che sia stato un aspetto fondamentale. Tutte le canzoni e le musiche scelte sono state decise da Hwang Dong-hyuk, il regista della serie, durante la fase di scrittura della sceneggiatura. A volte quel tipo di contrasto o di accostamento insolito può amplificare la crudeltà di ciò che viene mostrato sullo schermo. Altre volte, invece, quel contrasto può offrire quasi un momento di sollievo comico, proprio perché è così strano e assurdo, soprattutto considerando che abbiamo scelto dei brani che sono molto popolari in Corea. Con questo tipo di abbinamento, volevamo creare una sorta di pausa all’interno della serie, e credo che abbia funzionato molto bene.



Sia in Squid Game che in Parasite, di cui hai composto la colonna sonora, c’è una costante critica sociale verso lo stato socioeconomico e la disparità economica in cui verte la Corea del Sud. In che modo l’utilizzo di composizioni classiche intercede su questo aspetto quasi di denuncia? Con il fine violento insito nella stessa critica sociale?
Come detto precedentemente, per me quello che fa testo è sempre ciò che avviene sullo schermo, cerco di discostarmi poco da ciò che accade in scena. Credo che ci sia una musica o una partitura ben precisa di cui lo schermo ha bisogno e quindi provo sempre ad ascoltare ciò che il film richiede, dal punto di vista musicale.
In Squid Game la ripetizione di alcuni temi musicali sembra accompagnare l’evoluzione psicologica dei personaggi e il crescendo narrativo della serie. Come hai lavorato sulla reiterazione dei motivi musicali per sottolineare le dinamiche emotive e lo sviluppo della tensione?
Che si tratti della texture musicale o del genere, ho deciso di voler oltrepassare con audacia i confini dei termini compositivi. Credo che questo sia stato sufficiente a creare quel crescendo, come lo hai definito tu, e volevo che i piccoli frammenti si accumulassero gradualmente fino a diventare una montagna imponente. Ho cercato di ottenere questo risultato esplorando una varietà di generi, piuttosto che affidarmi alla ripetizione di temi che poco avrebbe avuto senso nel complesso generale della serie, dove ci sono continui ribaltamenti narrativi.

La semplicità melodica di alcune tue composizioni, quasi da filastrocca, sembra contrapporsi al tema brutale della serie, amplificandone l’impatto emotivo. Quanto è stato complesso trovare un equilibrio tra minimalismo musicale ed effetto disturbante? Hai trovato ispirazione in altri compositori o linguaggi musicali per questo approccio?
Il regista non è un fan dei cliché o di tutto ciò che potrebbe essere facilmente prevedibile. Ad esempio, di solito si può intuire facilmente quale tipo di musica accompagnerà una scena o un tema specifico nel contesto dell’industria cinematografica. Così, quando compongo qualcosa di estremamente minimale, all’inizio potrebbe sembrare che non si adatti a ciò che viene mostrato sullo schermo, ma poi, una volta applicato, risulta incredibilmente intenso. Il nostro metodo di lavoro ci ha portati a vivere insieme esperienze imprevedibili. Un altro aspetto è che mi piace improvvisare musicalmente mentre guardo lo schermo: suono i miei strumenti in tempo reale mentre osservo le immagini. E, a volte, se qualcosa funziona particolarmente bene, lo catturiamo in presa diretta e lo utilizziamo sulle immagini. Perciò, in certi momenti, anche una musica molto minimale può risultare efficace. Ad esempio, può capitare che la musica appaia solo tra un dialogo e l’altro, e ciò è il risultato di questa mia improvvisazione spontanea che avviene proprio mentre guardo lo schermo.

Il fenomeno globale che Squid Game è diventato ha portato la tua musica a essere ascoltata e riconosciuta in tutto il mondo. Come ha influenzato il tuo approccio creativo sapere che la colonna sonora avrebbe avuto un eco così ampio? Pensi che la musica possa avere un ruolo attivo nel rendere una serie più universalmente comprensibile?
Essendo una persona che lavora dietro le quinte, per così dire, è difficile comprendere se il fenomeno in cui Squid Game si è trasformato abbia avuto un impatto sul mio modo di lavorare o di approcciarmi ai progetti. Alla fine, ciò che per me conta di più è riflettere su cosa sia davvero essenziale per ogni progetto. Così, ogni volta che inizio qualcosa di nuovo, affronto il lavoro con grande tensione, quasi come se fosse la prima volta che mi trovo a lavorare su qualcosa del genere. Se posso aggiungere ancora una cosa, è sicuramente diventato più facile per me prenotare studi di registrazione. Se trovo difficoltà a ottenere una disponibilità, mi basta dire: “Ehi, sono il compositore che ha lavorato a Squid Game“, e all’improvviso tutti vogliono averti nel loro studio (ride).

