Abbiamo visto “Quello Che Resta”

Da poco è uscito “Quello Che Resta“, un documentario musicale a scopo umanitario girato dal regista Manuel Marini durante il viaggio in Mozambico con Gemitaiz e MACE.

Ci sono diverse riflessioni da fare in merito a questa produzione e gli spunti non mancano. Fin dai primi minuti la voce narrante, che si alterna fra i tre protagonisti, ti avvisa che tutto quello che vedrai è stato realizzato solo con una videocamera, cellulari e una macchina fotografica analogica. Non c’era l’intenzione da parte di Gemitaiz e compagni di realizzare necessariamente questo prodotto e questo si percepisce. Partono e praticamente da subito si trovano immersi in una realtà che non può, però, appartenere solo a loro, deve essere comunicata, condivisa.

L’aria che si respira durante tutto il documentario trasuda creatività, stupore e integrazione. I tre italiani lì si sentono ospiti graditi e l’Africa che viene messa in evidenza è un posto scoppiettante, ricco di scintille d’ispirazione. Il film non si presenta come una grande realizzazione cinematografica, tanto meno come un reportage. É una storia personale con un messaggio universale, senza filtri.

Questa prerogativa del far vedere le cose per quello che sono è una costante di tutti i 36 minuti del lungometraggio. Non ci sono situazioni agghindate o storie rimpinzate per sembrare accattivanti, nemmeno nel processo creativo. Durante questo viaggio, infatti, Gemitaiz e MACE realizzano “Bianco/Gospel”, due brani divisi ma uniti pubblicati nel Luglio 2020. Riguardo a questo, nel film lo spettatore ha pieno accesso ai momenti in cui le tracce nascono, si sviluppano e sbocciano, ma queste fasi sono crude, essenziali. Gemitaiz è davanti a un registratore portatile piccolissimo, nessuna grossa sala di registrazione o strumento avanzato e in diverse sequenze non ha nemmeno il microfono. Ciò che si sente è una voce sporca, a tratti neanche armonica, ma spiccatamente reale. Non c’è la necessità di mostrarsi scintillanti e lussuosi, aggettivi spesso propri di un rapper e dei propri ambienti.

Lo stesso trattamento è riservato ai luoghi e ai personaggi con cui gli artisti entrano in contatto. Trovano musicisti, un coro, guide, tutti abitanti locali e anche diverse persone venute da fuori che hanno scelto deliberatamente di cambiare il proprio stile di vita. Ma tutte queste sono storie, non favole.

Tra le storie raccontate e quelle non raccontate rimane nel cuore l’empatia. La capacità di comprendersi, l’entusiasmo di conoscersi. Perchè secondo noi conoscersi meglio significa vivere meglio.

MACE in “Quello Che Resta”


Tutti i proventi derivanti dal documentario saranno destinati a COOPI, organizzazione umanitaria che da oltre 50 anni opera in quasi 70 paesi diversi per contribuire al processo di lotta alla povertà e di crescita delle comunità, intervenendo in situazioni d’emergenza e di ricostruzione per ottenere un miglior equilibrio tra aree sviluppate e aree depresse o in via di sviluppo.

Il documentario è visibile su Vimeo, a questo link. L’iscrizione è gratuita mentre il costo della visione ammonta a 4,90€, cifra interamente devoluta all’ente COOPI.