adidas ha perso una causa contro H&M dopo vent’anni

A quanto pare, le problematiche di adidas che riguardano le Three Stripes sembrano ripresentarsi senza sosta. Con assoluta frequenza, il brand tedesco tenta imperterrito di difendere la proprietà intellettuale del suo celebre motivo ma senza riuscirci e le cause in tribunale si moltiplicano a dismisura.

L’ultima in ordine cronologico ad essersi conclusa con un triste fallimento è quella con H&M, cominciata la bellezza di ventiquattro anni fa e portata avanti per più di due decenni da un tribunale all’altro. Il caso che ha fatto scaturire la battaglia legale risale infatti al 1997, quando il colosso svedese di fast fashion ha lanciato una linea di capi d’abbigliamento atletici intitolata “Work Out” e caratterizzata da due linee parallele che si estendevano lateralmente su pantaloni e t-shirt. Accortosi di questa collezione, il marchio sportivo ha immediatamente segnalato la somiglianza ingannevole con i suoi prodotti facendo appello alla corte dell’Aia e denunciando la violazione di trademark in Belgio, Olanda e Lussemburgo. Tuttavia la richiesta è stata respinta e adidas ha persino dovuto risarcire le spese legali pari a €80.000. Successivamente, nel 2008, è arrivato il ricorso presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea e anche in questo caso è stato ribadito come i prodotti non rappresentassero un’appropriazione illecita del design: persino un’analisi di mercato correlata al caso ha escluso le possibilità di confusione tra gli articoli delle due aziende.

Ad oggi la sentenza definitiva è che un pattern così generico non può essere soggetto all’esclusività di un singolo brand, soprattutto qualora la maggioranza dei consumatori presi in esame non si senta “ingannata” dal presunto plagio.

Il caso ricorda quello recentemente venuto a galla con Thom Browne, anch’esso versante a sfavore del Trefoil.