Secondo quanto riportato da The Fashion Law lo scorso giugno, adidas ha fatto causa a Thom Browne per un utilizzo fuorviante delle strisce che quest’ultimo adotta su gran parte dei suoi capi, le quali potrebbero indurre il cliente ad associarle alle Three Stripes. I dialoghi tra gli avvocati delle due parti sono cominciati già nel 2018 salvo poi essere sospesi per un periodo, fino a quando il marchio del Trefoil, accortosi dell’intenzione da parte dello stilista di espandersi verso il settore athleisure, ha cominciato a considerarlo un competitor a tutti gli effetti.
C’è da considerare però che la fascia di prezzo dei prodotti di ciascuno è assolutamente diversa, così come lo sono le modalità di distribuzione.
Tuttavia il designer ha prontamente replicato mettendoci a conoscenza di un interessante fatto. Secondo quanto dichiarato in sua difesa, il motivo conosciuto ora come 4-Bar Logo doveva originariamente essere composto da tre linee e non quattro, ma così facendo l’affronto verso adidas poteva essere davvero palese. È stato poi proprio il brand tedesco a suggerire l’aumento di una striscia in modo da non confondere il design. Tale accordo risale a ben dieci anni fa, dunque non si spiega affatto il rivendicare l’annosa questione.
E infatti a dare ragione alla maison, mettendo definitivamente fine al contenzioso, è stata ieri la giuria del tribunale di Manhattan con una sentenza in cui viene stabilito che Thom Browne non ha violato alcun copyright e quindi non è responsabile di nessun danno commerciale nei confronti di adidas.