Izi è un personaggio particolare, uno di quelli che nella scena si fanno desiderare. Non è mai presente al 100% neanche quando c’è, fa parlare la musica e per questo lo dobbiamo ringraziare.
Nell’ultimo anno ci ha fatto aspettare parecchio. Il suo album d’esordio, “Fenice”, è rimasto nel cuore di tutti, ma le cose sono andate troppo veloci e oggi, a tre anni di distanza, ci troviamo con un numero eccessivo di rapper che sono esplosi nelle nostre playlist. Sempre di più gli altri e sempre meno Izi.
Il suo nuovo album non è facile da ascoltare, arrivi in fondo e ti accorgi che non hai capito niente. Quindi ci riprovi, metti di nuovo play e lo riascolti fino a quando le strofe, i pensieri, le storie raccontate, non iniziano a prendere forma. È come un sentiero di rovi, messaggi, che dopo la terza volta che lo ascolti inizi a capire da dove passare, dove mettere i piedi per non farti graffiare.
“Aletheia” è un insieme di cose, un album complesso a cui ti affezioni nel tempo e la prima cosa che penserai allora sarà che Izi voleva cambiare qualcosa. Ma cosa?
Nelle sue 16 tracce, il rapper genovese, ci ha messo di tutto: ha portato Cogoleto, la sua storia, i suoi demoni e si è spinto oltre andando a toccare temi che vi faranno più volte rivolgere a Google per cercare di capire di cosa stia parlando. In questi due anni Izi è riuscito a mettere in piedi uno di quei progetti in cui, se ti metti a scavare, scopri mondi che si ricollegano perfettamente andando a completare il cerchio che si era aperto all’ascolto della traccia numero 1, o forse ancora prima, al suo post su Instagram di tre giorni fa. Ci saranno tanti – forse troppi – particolari che coglieranno la vostra attenzione, motivo per cui un primo ascolto non vi basterà.
Troverete un brano prodotto da Maaly Raw, colui che viene definito l’architetto dei migliori brani di Lil Uzi Vert. Vi imbatterete in un’intera strofa rappata in inglese, una in francese, poi in corso e poi vi accorgerete che starà cantando una canzone di De André, “Dolcenera“.
I featuring di Speranza, Sfera e dei due artisti francesi completano alla perfezione il puzzle che si crea dai molteplici stili che vanno a comporre le basi. Davide Ice è forse il più presente, ma tra gli altri troveremo anche tha Supreme, Charlie Charles, High Klassified, Venerus e Mace. L’album si conclude con i pensieri di Gurdjieff, recitati su un beat di Frankie P e Bijan Amir.
Con questo disco Izi ha dimostrato a noi e a sé stesso cosa è capace di creare. Ci ha accompagnato nella sua presa di coscienza e per raccontarla le sue parole non gli sono bastate, ha preso in prestito quelle di coloro che avevano già espresso al meglio lo stesso concetto. Cosa vuole cambiare? Noi, l’Italia, l’approccio al prossimo e il modo sterile di fare i dischi. “Aletheia” mette insieme culture e provenienze, storiche e sociali, completamente differenti, fatichiamo a ricordare un disco che sia riuscito così bene nello stesso intento.
Una rivelazione, uno svelamento suggerito dal titolo, perché in realtà come fosse Izi lo sapevamo già. Vi meraviglierete di quanto un brano di 5 anni fa possa nascondersi alla perfezione tra le 14 tracce di oggi.
Una settimana fa, in occasione del lancio del disco, Izi ci ha invitato a un’experience unica e suggestiva. Dal quel momento abbiamo capito che “Aletheia” non fosse un semplice album, ma un rompicapo che racchiude i mille volti dell’artista.