Per anni, Hollywood e l’industria occidentale hanno dettato le regole del gioco. Ma oggi il baricentro dell’intrattenimento si sta spostando. L’Asia non è più solo un mercato da conquistare: è una potenza creativa che sta ridefinendo il concetto stesso di coolness.
Mickey 17 (uscito al cinema il 6 marzo scorso), il nuovo film di Bong Joon-ho, è solo l’ultimo dei prodotti impacchettati e mandati nei cinema di tutto il mondo. Dopo il successo globale di Parasite, il regista sudcoreano torna con un progetto di fantascienza attesissimo, con Robert Pattinson nel ruolo principale. Bong Joon-ho è sicuramente uno dei registi sudcoreani più acclamati, famoso per come affronta le tematiche sociali e anche per questo film propone uno dei suoi più importanti leitmotiv: gli uomini come odiosi parassiti impegnati in un incessante lavoro di distruzione. Ma questa è solo una goccia nel mare.
Il cinema, le serie TV, i videogiochi, gli anime – tutti i settori dell’intrattenimento stanno subendo l’influenza asiatica. Dal cinema alla musica, dai videogiochi alla moda, il successo dell’industria dell’intrattenimento asiatica non è più una novità. Il K-pop domina le classifiche, gli anime sono tra i prodotti più visti sulle piattaforme di streaming, i drama coreani spopolano su Netflix e i videogiochi asiatici macinano numeri da capogiro.
Ma cosa rende la cultura asiatica così irresistibile oggi e perché sta cannibalizzando l’industria dell’intrattenimento globale?
Il cinema occidentale, in particolare Hollywood, sta attraversando un momento difficile. Franchise che un tempo dominavano il box office (Marvel, DC, Star Wars) ora faticano a coinvolgere il pubblico, con storie sempre più riciclate e un eccesso di prodotti in streaming che ha saturato il mercato. Semplicemente non sembrano più trovare nuovi fan ma solo tenere i vecchi faticosamente appiccicati agli schermi con collanti di scarsa qualità.
Nel frattempo, l’Asia sta offrendo qualcosa di fresco. Parasite ha dimostrato che si può parlare di disuguaglianza sociale in modo spietato e brutale e vincere un Oscar. Squid Game ha portato sullo schermo una critica al capitalismo confezionata in un survival game adrenalinico. I drama coreani stanno conquistando il pubblico globale con trame complesse e una cura estetica che manca a molte produzioni occidentali, da tempo non più master di produzioni ‘spettacolari’. E ancora serie come Alice in Borderland o Hellbound, che arrivano da un immaginario completamente inaspettato in Occidente, pescando dalla cultura del gaming e dagli interventi religiosi cristiani nelle culture orientali.
L’industria dell’intrattenimento asiatica non ha paura di osare. E il pubblico, stanco della prevedibilità di Hollywood, lo ha notato. Se nel cinema e nelle serie TV il dominio asiatico è recente, nel gaming e nell’animazione è sempre stato una costante. Il Giappone ha creato alcune delle saghe più iconiche della storia (Final Fantasy, Pokémon, The Legend of Zelda), ma oggi sono anche la Cina e la Corea del Sud a guidare l’industria. Titoli come Genshin Impact hanno ridefinito il modello free-to-play e portato lo stile anime nel gaming mainstream. Gli eSport, nati e cresciuti in Corea del Sud, oggi sono seguiti da milioni di persone in tutto il mondo, con tornei che riempiono stadi interi.
E poi ci sono gli anime, che non sono più un fenomeno di nicchia: oggi serie come Attack on Titan, Jujutsu Kaisen e Demon Slayer competono direttamente con le più grandi produzioni occidentali. Il pubblico globale ha iniziato ad apprezzare la profondità narrativa e visiva dell’animazione giapponese, mentre Hollywood cerca disperatamente di replicarne il successo (come i live-action su Netflix, con risultati altalenanti).
In questa direzione è anche interessante citare come l’uso dell’AI in Asia stia rivoluzionando il mondo del gaming. Un caso eclatante è Glow, AI-powered boyfriend sviluppato dalla start-up di Shanghai MiniMax, che offre agli utenti la possibilità di interagire con chatbot in grado di fornire supporto emotivo e compagnia. Ma questo è un discorso che va oltre al gaming.
Sicuramente, il marketing gioca un ruolo enorme. Le industrie dell’intrattenimento asiatiche hanno capito come creare prodotti che funzionano su scala globale, grazie a strategie di promozione studiate nei minimi dettagli. Il K-pop ne è l’esempio perfetto: non è solo musica, ma una macchina da guerra fatta di estetica, performance incredibili e un coinvolgimento attivo dei fan. Ma ridurre tutto al branding sarebbe un errore. L’Asia sta conquistando il mondo perché ha qualcosa da dire. Perché porta un modo di raccontare storie diverso da quello a cui siamo abituati. Perché non ha paura di sperimentare e di mescolare generi e linguaggi e perché sta diventando accessibile.
C’è anche un altro fattore da considerare: il fascino del diverso. La cultura asiatica è stata a lungo percepita come qualcosa di distante, quasi inaccessibile. Oggi questa distanza è diventata un valore aggiunto. Se da un lato il pubblico cerca autenticità, dall’altro è attratto da universi narrativi e visivi che escono dalla sua comfort zone. È una dinamica che abbiamo visto ripetersi nel tempo: negli anni ’90 il cinema indipendente europeo era percepito come “più raffinato” rispetto a Hollywood, negli anni 2000 il fenomeno del cool Japan ha portato anime e streetwear giapponese al centro della cultura pop globale. Oggi è il turno della Corea del Sud e della Cina, con il loro mix di innovazione e tradizione.
Questa fascinazione, però, non è solo estetica. È anche la conseguenza di un mondo sempre più connesso, in cui il pubblico globale ha accesso a contenuti che prima erano di nicchia. E oramai l’Asia sembra a uno schiocco di dita. Se un tempo vedere un film coreano significava andare in un cinema d’essai e probabilmente essere considerato senza via di mezzo o un nerd o un intellettualone, oggi basta aprire Netflix. L’Asia non è più un universo lontano: è parte del nostro immaginario quotidiano. Oggi, il punto non è più se l’Asia abbia un’influenza sull’intrattenimento globale. Il punto è che sta ridefinendo le regole del gioco.
I film asiatici stanno cambiando il modo in cui vengono raccontate le storie. Le serie TV asiatiche dimostrano che il pubblico globale è pronto per nuovi linguaggi narrativi, mentre i videogiochi e gli anime stanno ricostruendo le regole dell’estetica e della creatività. Siamo in un momento in cui il pubblico cerca qualcosa di nuovo, di più autentico e meno omologato. E l’Asia, con la sua capacità di innovare senza paura, ha esattamente quello che serve per rispondere a questa domanda e si sta mano a mano prendendo il mercato.
Il futuro dell’intrattenimento sta già parlando asiatico.