Mentre il successo delle Fashion Week europee è in continua crescita, nell’altro continente sembrerebbe che la settimana della moda di New York non stia vivendo un buon periodo.
Il sentore che già da un paio d’anni sta circolando, non cessa di ricevere sempre più conferme: dopo Tom Ford, Pyer Moss, Telfar, Ralph Lauren e Tommy Hilfiger, Jeremy Scott è infatti l’ultimo pilastro che ha scelto di abbandonare la metropoli americana.
Nel caso dell’attuale direttore creativo di Moschino la scelta è più che comprensibile, visto che il designer salterà l’intera stagione autunno/inverno 2020 per concentrarsi sulla collezione primavera/estate 2021, che avrà luogo a Parigi, per celebrare la città dove è cominciata la sua carriera.
Ma qual è la giustificazione degli altri brand? Per quanto possa sembrare strano, la Grande Mela, che dagli anni ’90 in poi ha rappresentato un trampolino di lancio e un ambiente vivace per i nuovi talenti, sta perdendo il suo fascino a causa del sovraffollamento di label streetwear, della mancanza di firme d’alta moda e della scomparsa di due colonne portanti come HOOD BY AIR e YEEZY.
Se la tendenza dettata dal fashion business sancisce il ritorno al sartoriale, i marchi statunitensi non si stanno adeguando, oppure se lo fanno preferiscono proseguire la loro strada nel Vecchio Continente. È per questo che la New York Fashion Week risulta quindi meno all’avanguardia rispetto alle altre capitali della moda.
Ad ogni modo, quel che è rimasto della NYFW andrà in scena dal 3 al 12 febbraio con una pausa intermedia di due giorni che scandirà il passaggio dalle passerelle maschili a quelle femminili.