In una lunga intervista pubblicata sabato dal Corriere della Sera, Luciano Benetton ha annunciato il suo addio alla presidenza del gruppo da lui fondato nel 1965 insieme ai fratelli Gilberto e Carlo e alla sorella Giuliana.
La notizia colpisce sia per le conseguenze da cui il marchio United Colors of Benetton dovrà reagire che per le motivazioni dietro alla decisione. Il manager ha infatti dichiarato di essersi sentito tradito dal consiglio di amministrazione affermando con amarezza: “Mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola. Qualche mese fa ho capito che c’era qualche cosa che non andava. Che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale”.
L’imprenditore ha quindi annunciato le dimissioni da presidente accusando più o meno indirettamente il CEO Massimo Renon di aver nascosto un buco pari a 100 milioni di euro nel bilancio relativo all’anno 2023. Un’accusa, questa, piuttosto pesante che dipinge un quadro di difficoltà per l’azienda decisamente più complesso di quanto percepito dall’esterno.
Facendo un passo indietro per argomentare meglio la situazione, Benetton racconta di aver lasciato la società nel 2012 con un fatturato di due miliardi e in utile. Tuttavia, dopo il suo rientro nel 2018 a causa della difficoltà della holding finanziaria Edizione a cui fa capo Benetton Gruppo nel trovare una compagine manageriale di qualità, l’andamento era già negativo. Così, verso la fine del 2019 viene suggerita la candidatura del nuovo board che ora viene accusato di fallimento. E a tal proposito, il fondatore commenta: “O sono impreparati al punto da non saper comprendere i fondamentali dell’azienda, quindi in buona fede ma gravemente inadeguati agli incarichi che hanno ricoperto, oppure hanno deciso volontariamente di tenere nascosta la realtà dei fatti quindi omettendo informazioni preziose, fino al punto in cui non hanno più potuto nascondere la verità.”.