Le canzoni italiane che hanno riscosso successo commerciale all’estero sono moltissime, eppure i nomi che ci vengono in mente sono sempre gli stessi. Solitamente si pensa a brani legati ad un’Italia del passato come Nel Blu Dipinto Di Blu di Modugno o L’Italiano di Toto Cutugno. Oppure ad artisti che hanno riscosso successo in Russia e nell’Europa dell’Est come i Ricchi e Poveri, Al Bano e Pupo. O a cantanti come Laura Pausini, Tiziano Ferro ed Eros Ramazzotti che hanno sbancato in Sud America nei primi 2000.
Chi guarda un po’ fuori dalla musica leggera più tradizionale conoscerà sicuramente i successi di Moroder e dell’Italo Disco. E chi è interessato al cinema saprà delle colonne sonore di Nino Rota ed Ennio Morricone. Tutti, invece, sanno delle voci di Pavarotti e Bocelli. E a nessuno sono sfuggiti i recenti successi dei Måneskin e dei Meduza.
In questo mare magnum di successi legati alla canzone italiana, con un po’ di digging, si trovano altrettanti brani, un po’ meno scontati, che sono arrivati oltreconfine con storie originali. Qui sotto trovate qualche esempio.
Peppino Gagliardi – Che Vuole Questa Musica Stasera (1967)
Che Vuole Questa Musica Stasera è un brano del cantante napoletano Peppino Gagliardi che negli anni ‘60 ottenne un discreto successo nazionale. Discreto, insomma niente che sia rimasto impresso nella memoria collettiva degli italiani. Eppure il brano è un piccolo gioiellino: malinconico, struggente, romantico e decisamente cinematografico. Motivo per cui Che Vuole Questa Musica Stasera compare in film come Profumo di donna (1974) di Dino Risi, Operazione U.N.C.L.E. (2015) di Guye Ritchie e Lo Spietato (2019) di De Maria interpretato da Scamarcio.
La rivincita di Peppino Gagliardi non passa solamente dal mondo del cinema ma anche dal Giappone, dove il pezzo ottenne un ottimo successo commerciale. Il merito è tutto di Hiroshi, un famoso stand-up comedian esploso grazie al popolare programma The God Of Entertainment. Hiroshi, nei primi ‘2000, è entrato nelle case dei giapponesi con degli sketch che ripetevano sempre la stessa formula: una piccola introduzione, il racconto di un episodio triste della sua vita e la chiusa: “Hiroshi desu” (“Io sono Hiroshi”). In sottofondo, per tutto il monologo, suonava sempre la stessa canzone: Che Vuole Questa Musica Stasera di Peppino Gagliardi.
Ecco perché, ancora oggi, sono tantissimi i giapponesi che la riconoscono e la cantano. Più degli italiani.
Raffaella Carrà – A far l’amore comincia tu (1976)
Che Raffaella Carrà sia un’icona di sensualità, emancipazione femminile e irriverenza non dovrebbe stupire nessuno. Che lo sia stata non solo in Italia ma nel mondo intero, forse, non è così scontato.
Tra i vari successi cantati dall’icona pop ce n’è uno in particolare che conoscono tutti: A far l’amore comincia tu. Pubblicato nel 1976 su 45 giri, il brano ebbe fin da subito un grande riscontro di vendite superando i 20 milioni di copie in giro per il mondo. Fu un successo in Spagna e in Sudamerica, dove l’influenza della Carrà è paragonabile a quella avuta nel nostro paese. A far l’amore comincia tu funzionò benissimo a livello commerciale anche in Francia, Germania e Inghilterra. Motivo per cui la canzone fu rilasciata in 5 lingue diverse. Oltre alle versioni originali, esistono cover del brano in qualunque lingua vi venga in mente: finlandese, olandese, portoghese, greco, turco e ceco.
La canzone della Carrà ha avuto una nuova botta di popolarità negli anni ‘10 quando il remix di Bob Sinclair (2011) l’ha riportata in classifica in giro per il mondo e Paolo Sorrentino l’ha inserita all’interno del suo film più famoso (La Grande Bellezza, 2013).
Pino D’Angiò – Ma Quale Idea (1980)
È il 1980 quando uno studente di medicina che si improvvisa cabarettista nei club di Firenze e dintorni pubblica quello che viene considerato il primo brano rap prodotto in Europa. Quel ragazzo riccio, che ha sempre una sigaretta tra le mani, si chiama Pino D’Angiò. È cinico e strafottente ma, a suo modo, elegante e all’avanguardia proprio come il brano che lo renderà famoso in tutto il mondo: Ma Quale Idea.
Il pezzo segue il flop del suo primo 45 giri (È libero scusi?) e funziona soprattutto all’estero, dove ottiene diversi riconoscimenti. È la seconda canzone in italiano ad entrare stabilmente nella classifica UK, è un successo in Spagna dove D’Angiò vince il premio di miglior artista straniero ed è diventata un cult in Francia con il passare degli anni. Non si tratta però di un caso fortuito o di un successo estemporaneo. Le innovazioni portate da D’Angiò – innamorato del funk di James Brown mentre l’Italia ascoltava Orietta Berti – sono moltissime. Ma Quale Idea, infatti, inaugurò il periodo dell’Italo Disco suonato nelle discoteche di tutto il mondo. Così come The Age Of Love – un altro brano di D’Angiò composto insieme all’amico Bruno Sanchioni in maniera del tutto inconsapevole – esplose a livello globale, diventando un punto fermo per lo sviluppo della Trance Music negli anni ’90.
Nu Genea – Marechià (2021)
Se negli ultimi anni siete passati per Londra e avete girovagato per qualche record shop di Soho o Camden Town – tra classici alla London Calling dei Clash e cult più recenti alla DNA di Kendrick Lamar – avrete notato anche la copertina dell’ultimo disco dei Nu Genea: Bar Mediterraneo. Se invece vi siete fermati in qualche cocktail bar della capitale inglese avrete certamente ascoltato il singolo estratto da quel disco: Marechià.
Lo stesso vale per tutte le altre capitali europee, in primis Berlino dove il duo napoletano (composto da Massimo Di Lena e Lucio Aquilina) ha vissuto per 4 anni sperimentando con la techno, l’afrobeat di Fela Kuti, il jazz, il funk e la disco music. L’ibrido che ne è uscito conserva una fortissima radice napoletana e ha permesso ai Nu Genea di entrare nelle playlist degli appassionati di musica di tutto il mondo. Marechià ha spopolato nelle Viral Charts Spotify di Francia, Danimarca, Norvegia, Finlandia e Svezia. E ha permesso al gruppo di esibirsi in paesi come Olanda, Australia, Brasile e Russia.
Marechià racconta una storia di appuntamenti disattesi e di ritardi decisivi attraverso la voce di Célia Kameni che mescola napoletano e francese senza soluzione di continuità. È proprio il connubio tra il mix di generi della produzione e il mix di lingue del testo che fa accadere la magia. Per questo il brano parla a tutti: dal nerd polistrumentista nascosto in qualche record shop di una capitale europea ad Hailey Bieber che la utilizza come soundtrack nello spot di Rhode, il suo brand di make-up.
Baby Gang – Mentalité (2022)
Se scorrete i commenti di YouTube sotto il video di Mentalité troverete apprezzamenti e props che provengono da ogni parte del mondo: Brasile, Romania, Irlanda, Uzbekistan, Grecia e Yemen. Perciò non stupisce che tra i nomi degli artisti italiani più streammati all’estero – insieme a Måneskin, Bocelli, Gigi D’Agostino ed Einaudi – ci sia anche quello di uno dei rapper più controversi degli ultimi anni: Baby Gang.
L’exploit internazionale del rapper di origine marocchina è legato alle sue connessioni internazionali che, a differenza di altri, sono decisamente autentiche: da Central Cee a Morad, da Jul a Noizy, da Russ Millions a Gims. E la lista è ancora lunga. In particolare fu la benedizione di Lacrim – gigante del rap francese tra i primi a credere in Baby e nei ragazzi di Seven 7oo – a spianare la strada al rapper di Lecco.
Tra le canzoni di Baby Gang, Mentalité è decisamente il caso più emblematico. Tra il 2022 e il 2023 il brano è entrato in classifica in Svizzera, Germania e Svezia e ha ottenuto il disco d’oro in Polonia. Oggi, a distanza di un paio d’anni, conta quasi 300 milioni di plays sommando Spotify e YouTube.
Autore sconosciuto – Bella Ciao
Le origini di Bella Ciao – il brano che per tutti è “quello cantato dai partigiani durante la Resistenza” – sono tutt’ora avvolte nel mistero. Negli anni sono state avanzate diverse ipotesi: c’è chi lega la sua origine ad un canto diffuso tra le mondine nelle risaie, chi crede che discenda da semplici canti regionali del Centro-Nord Italia, chi la fa risalire ad una canzone popolare ebraica. E chi, addirittura, pensa che non abbia nulla a che vedere con la Resistenza.
Certo è che la fama di Bella Ciao non è riconducibile solamente all’Italia, anzi. Buona parte del successo internazionale del brano è dovuto alla serie tv La Casa de Papel. La canzone italiana, infatti, ha un ruolo cruciale all’interno della serie Netflix ed è intonata dai personaggi in molti momenti chiave. Va detto che – a prescindere dal grande successo della serie spagnola – Bella Ciao era già riconosciuta nel mondo come simbolo di libertà e di resistenza agli oppressori. Giusto per citare qualche esempio: è stata cantata durante le proteste di Occupy Wall Street nel 2011; è diventata un inno delle proteste turche contro il governo Erdogan nel 2013; è stata intonata durante il funerale di uno dei disegnatori uccisi nell’attento a Charlie Hebdo nel 2015; è stata suonata nelle piazze in Cile durante le proteste contro il presidente Piñera nel 2019.
Aldilà del fenomeno pop – ben esemplificato da La Casa de Papel, dal fatto che Woody Allen la suoni ai suoi concerti jazz, o dallo scandalo di Steve Aoki e Marnik che ne fanno un remix da club – Bella Ciao rimane uno dei brani italiani più famosi all’estero, oltre che tra i più significativi.