Fin dalla sua nascita camera60studio ha cominciato a fare il giro di Instagram suscitando la curiosità di molti appassionati e non per i suoi lavori.
Se guardando per la prima volta una loro foto ci si sente davanti all’ennesima ostentazione delle più iconiche it-bag, a un secondo sguardo ci si accorge invece che il significato del post incarna tutt’altro. Il progetto, nato da due giovani italiani, si basa infatti sulla riproduzione delle più famose borse dei fashion brand con l’utilizzo di componenti decisamente fuori contesto, quasi a creare un cortocircuito tra due mondi totalmente in contrasto tra loro.
Come può una GG Marmont di Gucci essere realizzata con i pacchi di caffè Lavazza? E soprattutto, perché? Per rispondere a queste domande, ma non solo, abbiamo deciso di parlare direttamente con loro, affrontando tra le altre cose il tema della sostenibilità e facendoci raccontare i passaggi che compongono il processo creativo.
Qui sotto trovate quello che ci siamo detti.
Cos’è camera60studio?
camera60studio è il nostro progetto Instagram inteso come spazio di sperimentazione e connessioni inedite.
Realizziamo borse iconiche dei maggiori fashion brand utilizzando packaging e materiali inusuali. L’idea è quella di dare una seconda vita ad oggetti che altrimenti andrebbero buttati, e dall’altro lato portare le lavorazioni e i dettagli dell’alta pelletteria su prodotti realizzati in carta o plastica.
Noi siamo Chiara Rivituso e Matteo Bastiani, lavoriamo insieme da diversi anni nel mondo della pelletteria supportando i brand nello sviluppo e nella realizzazione delle loro collezioni di borse e accessori.
Ricordiamo Matteo Bastiani quando nel 2017 dava vita a delle mascherine realizzate con pezzi di Nike Air Force 1. Da allora come si è evoluto il progetto camera60studio?
Matteo: Ho realizzato quella maschera insieme a Marco Neroni per un evento Nike. Il progetto camera60studio non era ancora nato ma io e Chiara avevamo iniziato a interessarci all’argomento. Sempre in quel periodo abbiamo realizzato una capsule di borse utilizzando delle shopping bag delle catene dei supermercati Tesco, Esselunga e Lidl.
Nei mesi scorsi, durante il lockdown, abbiamo sentito fosse giunto il momento di condividere le nostre idee. Complice la reclusione forzata, abbiamo iniziato a realizzare borse con il materiale che avevamo disponibile in casa e le abbiamo postate su Instagram.
Dalla scelta dei materiali alla borsa finita, com’è strutturato il processo di produzione?
Creare delle connessioni tra gli oggetti di tutti i giorni e shape di borse di lusso è qualcosa che facciamo in maniera molto intuitiva. Poi ci scambiamo idee, le uniamo e le trasformiamo; è un continuo work in progress. Ci può ispirare qualsiasi cosa, come andare al supermercato, guardarci intorno o semplicemente il piacere di celebrare una borsa che amiamo.
Il processo dipende molto dal pezzo che vogliamo realizzare, a volte ci è utile visualizzare il risultato finale attraverso dei render digitali o dei collage, in altri casi ci concentriamo maggiormente sulle consistenze e le lavorazioni e realizziamo dei volumi di prova.
In generale dobbiamo essere molto flessibili nel processo; utilizziamo materiali inusuali lavorandoli come i materiali tradizionali della pelletteria e la resa finale del volume e dei dettagli deve essere quanto più fedele all’originale, per cui la sfida è anche trovare ogni volta delle soluzioni che ci facciano superare i limiti delle caratteristiche fisiche dei materiali e raggiungere il risultato che abbiamo in mente.
Perché la scelta di utilizzare elementi opposti al mondo della moda come scatole di Oreo e sacchetti di McDonald’s per creare un prodotto che da sempre rappresenta uno status symbol di eleganza?
L’idea è stata sempre quella di creare un cortocircuito tra due mondi comunemente lontani, in un’operazione che fosse una sorta di scambio di ruolo. Da un lato il materiale di scarto acquisisce valore e diventa un oggetto diverso e nuovamente utilizzabile. Dall’altro decontestualizziamo tutto il procedimento di realizzazione di una borsa utilizzando carta o plastica invece di pelle e tessuti, spogliando completamente il prodotto e arrivando alla sua essenza.
C’è anche un messaggio legato alla sostenibilità dietro alle vostre creazioni?
Assolutamente. Stiamo diventando tutti sempre più consapevoli rispetto alla necessità di essere parte attiva per il nostro futuro, di pensare in maniera diversa a ciò che ci sta intorno e all’importanza del riutilizzo creativo.
Abbiamo realizzato e continueremo a realizzare dei tutorial che sono una sorta di libretto delle istruzioni che permette a tutti di realizzare a casa la propria borsa con gli strumenti che hanno a disposizione. Vogliamo ispirare le persone a creare invece di buttare, a fare in modo che possano fermarsi e guardare oggetti che fanno parte della nostra quotidianità in una maniera nuova e divertente, coinvolgendole in prima persona nell’idea e nella realizzazione.
Oltre alla sperimentazione con elementi non convenzionali, avete realizzato anche una versione della Le Petit Chiquito di Jacquemus utilizzando il packaging di Chanel e una della Mini Pouch di Bottega Veneta con le buste di Supreme. Qual è la collaborazione dei vostri sogni?
Ad essere sinceri non abbiamo una sola e specifica collaborazione dei sogni, crediamo fermamente che quando due diversi mondi e immaginari si fondono, anche per ragioni commerciali, nel risultato ci sia sempre un arricchimento da parte di entrambi. Ci piacerebbe vedere sempre di più dei progetti come quelli che sta portando avanti Kim Jones da qualche anno dove i prodotti simbolo di alcune culture vengono traslati in un contesto differente e realizzati con tecniche che sono proprie del mondo del lusso.
Quali sono i piani futuri di camera60studio?
Abbiamo in lavorazione per i prossimi mesi diversi progetti che sono una sorta di variazione sul tema di quello che si può vedere ad oggi sul profilo. Stiamo ragionando sulla produzione di alcune immagini che rappresentino e riproducano le borse che abbiamo realizzato finora, che sono tutti pezzi unici.
Proseguiremo sicuramente con i tutorial che sono un modo bellissimo per creare delle connessioni con le persone che ci seguono, e stiamo iniziando a pensare alla possibilità di trasformarli in corsi o workshop.
Inizieremo a raccontare di più del dietro le quinte del nostro lavoro, dei processi, degli strumenti e coinvolgere così le persone a far parte di tutte le fasi e non solo nel risultato del nostro lavoro. Ci piace l’idea di rivelare e condividere degli aspetti che di solito rimangono un po’ nascosti e dare alla manualità e all’artigianalità uno spazio nuovo.