Il Masters 1000 di Miami che ha appena conquistato è stata la sua ennesima consacrazione e ha convinto quei pochi che avevano ancora dei dubbi sul suo rendimento nei grandi appuntamenti: Carlos Alcaraz ha concluso alla grande la parentesi sul cemento (a suo dire, la sua superficie preferita) e si appresta ad affrontare la stagione sulla terra rossa come il tennista più atteso di tutti. L’impatto e la crescita dello spagnolo negli ultimi mesi sono stati a dir poco clamorosi: nel 2022 ha perso solamente due partite su venti e vede già la Top 10, distante appena 29 punti, ma soprattutto ha già ampiamente superato l’obiettivo di entrare tra i migliori quindici tennisti dell’anno entro fine 2022. L’impressione, vedendolo all’opera, è che al momento quelli che possono giocarsela con lui si contano sulle dita di una mano.
Uno degli aspetti che rendono Carlos Alcaraz davvero speciale è l’aver bruciato le tappe così in fretta, visto che erano parecchi anni che non si vedeva un 18enne (ne compirà 19 a maggio, durante gli Internazionali d’Italia) capace di tenere testa ai più forti del circuito con una tale maturità fisica e mentale. Dopo il netto successo alle Next Gen ATP Finals di Milano, dominate dal primo all’ultimo incontro nonostante avversari due o tre anni più piccoli, Alcaraz ha già dimostrato di saper battere praticamente tutti i tennisti più esperti e meglio piazzati in classifica (Casper Ruud, Hubert Hurkacz, Jannik Sinner, Matteo Berrettini e Stefanos Tsitsipas, questi ultimi già due volte) incontrati fin ora sul suo cammino. Volendo lasciare da parte numeri e statistiche, anche dal punto di vista del gioco non sembra avere veri punti deboli o colpi da sgrezzare, visto che alla fame e all’esplosività tipiche di un giovane fenomeno unisce già velocità, potenza e una varietà di soluzioni che lo hanno reso a tratti ingiocabile.
The rise of Carlos Alcaraz 📈
— Tennis TV (@TennisTV) April 3, 2022
April 2020: World No. 318
April 2021: World No. 120
April 2022: World No. 11 (from Monday)
What’s next for @alcarazcarlos03? pic.twitter.com/xC53jvqknB
Guardando al futuro, è opinione comune anche tra colleghi e addetti ai lavori che Alcaraz sembri il più pronto a raccogliere l’eredità, in termini di legacy, che solamente i Big Three (Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic) sono stati in grado di custodire per decenni. La sua investitura è motivata dal fatto che al momento nessun suo coetaneo è, neanche lontanamente, in grado di tenergli testa, e che quelli che lo hanno preceduto (Alexander Zverev, Stefanos Tsitsipas, i canadesi Denis Shapovalov e Félix Auger-Aliassime, i russi Andrej Rublëv, Karen Khachanov e Daniil Medvedev), per un motivo o per un altro hanno disatteso le previsioni di gloria e del tanto atteso rinnovamento ai vertici. Risulta emblematico che solamente due tennisti nati negli anni ’90, Dominic Thiem e Daniil Medvedev, siano stati in grado di vincere un torneo dello Slam.
L’allievo dell’ex numero uno del mondo Juan Carlos Ferrero, che dal 2020 veste Nike dopo una parentesi iniziale con Lotto e usa racchette Babolat, è da poco entrato a far parte della Rolex family insieme alla nuova regina del tennis femminile, Iga Świątek. Anche la giovane polacca ha vinto il Masters di Miami e, come per Alcaraz, per lei il futuro sembra radioso: semi-sconosciuta o quasi prima dell’inizio della pandemia, quando era appena dentro la top 50, si è poi affermata come la tennista dal rendimento più costante, che l’ha già portata alla conquista di un Roland Garros nel 2020 e di quattro WTA 1000, spesso vinti con una facilità disarmante. Nonostante un filotto di 17 vittorie consecutive ancora aperto e un inizio di stagione entusiasmante, la classe 2001 non sarebbe arrivata in vetta al ranking se non ci fosse stato l’inaspettato ritiro della numero uno Ashleigh Barty, che ha decisamente affrettato la sua inevitabile scalata.
With three WTA 1000 titles so far this year and an impressive ascent to the World No. 1 ranking, @iga_swiatek continues to build on the undeniable talent she displayed as a champion at @rolandgarros in 2020. We are proud to witness your blossoming career. #RolexFamily #Perpetual pic.twitter.com/MYbbclvIHL
— ROLEX (@ROLEX) April 4, 2022
Świątek adesso dovrà dimostrare di saper reggere la pressione che molte sue colleghe prima di lei non erano riuscite a mantenere per motivi differenti, su tutte Naomi Ōsaka. Il circuito WTA, a differenza di quello ATP, negli ultimi tempi è stato molto incerto sia a livello di leadership che di risultati, ma la polacca sembra essere l’unica capace di poter garantire continuità, nonostante la giovane età. Anche in questo caso giocano a suo favore alcuni limiti delle avversarie, talvolta relativi al talento e talvolta alla personalità: a parte Ōsaka, che è comunque in ripresa, e Paula Badosa, tra quelle migliorate di più ultimamente, restano dubbi sul rientro su certi livelli di Simona Halep, che oltre a dei problemi fisici, ha appena cambiato allenatore. C’è un enorme gap anche per quanto riguarda le coetanee Coco Gauff, Leylah Fernandez ed Emma Raducanu, che dopo l’exploit degli US Open 2021 non sono riuscite a mantenersi in scia delle migliori.
Świątek ha un altro genere di gap da colmare nei confronti della Raducanu, che ha già firmato prestigiosi accordi con Evian, British Airways, Vodafone, Dior, Tiffany & Co. e Porsche: la polacca veste Asics dalla testa ai piedi ed è diventata è la prima ambassador dell’azienda giapponese a diventare numero uno del mondo, dopo aver lasciato Nike nel 2020. Per quanto riguarda l’appetibilità dei brand, oltre che con Rolex ha già siglato contratti di partnership con Red Bull, Xiaomi e Lexus mentre sui suoi kit appare il logo di PZU (Powszechny Zakład Ubezpieczeń), una compagnia di assicurazioni del suo Paese natale. Per Alcaraz invece ogni discorso di questo tipo è tutto da scoprire e il 2022 potrebbe essere un anno di grandi novità in questo senso: dando per scontato che moltissimi marchi internazionali faranno a gara per affiancarlo, anche Nike vorrà blindarlo, magari pensando di realizzare una linea d’abbigliamento personalizzata e pensata ad hoc come già successo con Rafael Nadal.