Non si può considerare una moda recente, ma nelle ultime settimane tre degli attaccanti più rappresentativi della Serie A, Victor Osimhen del Napoli, Tammy Abraham della Roma e Pedro della Lazio, stanno giocando con delle maschere protettive che gli permettono di non saltare i loro match causa infortunio. Quello di indossare questo tipo di protezioni del viso non è dunque un capriccio, ma una necessità che accomuna tanti giocatori che hanno avuto problemi con le ossa del volto, il setto nasale e in casi più rari anche gli occhi. Proprio come Abraham, che contro il Salisburgo in Europa League ha sfoggiato un modello inedito con una lente incastonata per proteggere la sua palpebra sinistra, operata e poi suturata a causa di uno scontro di gioco che gli ha causato un edema.
Come è facilmente immaginabile, indossare maschere del genere richiede un minimo di adattamento e perciò per i calciatori non è sempre facilissimo abituarsi a giocare, motivo per cui spesso indossare questa tipologia di protezioni si tramuta in un handicap che rischia di condizionare le loro performance, nonostante gli ultimi modelli siano veramente leggeri. Sono costruiti in fibre di carbonio o titanio, sono molto sottili e solitamente pesano infatti poche decine di grammi, così da dare la sensazione di avere addosso un paio di occhiali. Come visto, però, non esiste una maschera generica per tutti gli infortuni, bensì differenti tipologie studiate per risolvere i singoli casi.
Normalmente infatti i calciatori che hanno bisogno di una protezione del genere si rivolgono a delle aziende specializzate che si occupano di produrre maschere usando tecnologie 3D, capaci di adeguarsi perfettamente alle dimensioni e alla conformazione del loro volto. Le stesse assumono forme e strutture differenti a seconda del loro scopo: servono per evitare la scomposizione di fratture già esistenti o per scongiurare eventi traumatici futuri, e in base a questo diventano più invasive, ad esempio quando c’è da coprire per intero il naso. Maschere di questo tipo sono in dotazione nei reparti ospedalieri e si trovano anche in commercio: pure in questo caso ne esiste una grande varietà e di conseguenza ci sono diversi prezzi che toccano anche le centinaia di euro.
Negli ultimi anni il numero di calciatori che hanno indossato le maschere protettive è quasi infinito: oltre ad Abraham e Osimhen, che a causa delle numerose fratture scomposte all’orbita e allo zigomo riportate dopo uno scontro di gioco con Milan Škriniar ha utilizzato due maschere differenti (ultimamente diventate anche un gadget da vendere o un modo di decorare le torte), recentemente hanno avuto bisogno di una maschera quattro giocatori presenti a Qatar 2022 come il sudcoreano Heung-min Son, il croato Joško Gvardiol, l’iraniano Alireza Beiranvand e il tunisino Ellyes Skhiri. Un habitué delle maschere è Gianluca Lapadula, che a causa di traumi diversi le ha indossate con la maglia del Cagliari, del Benevento, del Lecce e della Nazionale peruviana.
Non esiste solamente la versione scura, che è indubbiamente quella più gettonata. Nel corso degli anni abbiamo visto maschere trasparenti come quella di Harry Kane, maschere che prendono i colori della squadra come quella biancoceleste di Sergej Milinković-Savić e maschere talmente customizzate da contenere dettagli come iniziali o piccoli loghi come successo con Giampaolo Pazzini, Mario Mandžukić e João Cancelo.