Pensa al cappellaio matto e aggiungi un po’ di Pamela Anderson, un pizzico di Rihanna e una spruzzata di britishness. Il risultato sarà il cappello dei sogni: peloso, esagerato ed elegante. Negli scorsi mesi avrai sicuramente notato cappelli e vestiti di pelliccia finta apparire sul feed di Instagram, tra le pagine della tua rivista preferita o per le strade di Milano, Londra o Parigi. Senza alcun dubbio, questi oggetti del desiderio fluffy sono figli del talento di Emma Brewin.
Dopo essere apparsi sulle teste di Miley Cyrus, Ariana Grande, Rihanna, Kylie Jenner e Adwoa Aboah, questi accessori sono diventati un vero statement. Nell’ultimo anno Emma Brewin ha adornato i capi delle celeb con grande orgoglio personale: sotto il post di Rihanna che indossa il suo Pistachio Bucket, scrive “Ho fatto questo cappello per Rihanna quattro anni fa, e il fatto che lei lo indossi ancora adesso è davvero tutto quello che voglio — faccio ancora tutti i cappelli a mano, dall’inizio alla fine, perché durino una vita”.
Dalla sua casa a Sandwich, nel sud dell’Inghilterra, la giovanissima designer realizza i cappelli rispettando i tempi di produzione artigianale e in piccole quantità, con pochissimo spreco di materiali e il massimo dell’attenzione al dettaglio. “Amo vivere qui. C’è troppo movimento a Londra, so che sarei completamente distratta la maggior parte del tempo, non combinerei nulla” spiega Emma Brewin, che inizia la sua giornata con una passeggiata sulla spiaggia o un bagno gelido nel mare invernale della Manica.
Una designer inglese che vive nel Kent, ha un pappagallino domestico e passa le giornate tra rotoli di pelliccia colorata e rifiuti di plastica raccolti sulla spiaggia, sembrerebbe vivere su un pianeta parallelo, ma l’ispirazione dietro le sue creazioni scava nei ricordi in ognuno di noi. Emma Brewin è giovane e i ricordi di sua nonna sono ancora freschi. Le sue creazioni vengono direttamente dalla scatola dei travestimenti — la compagna di mille pomeriggi dell’infanzia passati a indossare vecchi vestiti esagerati della nonna, provenienti da un’altra epoca, eccessivamente grandi e démodé, abbinati ad accessori altrettanto improbabili. “Ho una fissa per i cappelli” ammette la designer poco dopo aver fondato il suo brand omonimo nel 2016 “Il mio studio è come una scatola dei travestimenti di lusso, piena di cappelli”. Durante i suoi studi presso l’Università di Rochester, Brewin iniziò a studiare i materiali più attraenti per i bambini e la pelliccia era sempre quello da cui erano più affascinati, “Una volta che iniziai a lavorare con questo materiale, mi innamorai completamente; per me completa ogni outfit e lo rende così speciale”.
Cos’altro può aggiungersi a questo potpourri? Il fatto che questi accessori, provenienti da un’altra epoca tra la morbidezza dei materiali e le forme seducenti da vecchia Hollywood, finiscano sulla testa delle celeb più fotografate e iconizzate di sempre, oltre che a modelle e simbolo di britishness come la bellissima Adwoa Aboah.
Quando Rihanna indossò il Pistachio Bucket per la prima volta l’anno scorso dopo un evento per una collezione di Fenty, iniziò una vera e propria reazione a catena. Bella Hadid seguì subito dopo con un cappello peloso, molto simile, comprato su ASOS — dove finì out of stock qualche ora dopo. I dati dell’e-commerce hanno riportato una crescita delle vendite di bucket hat del 48% dopo che anche Kendall Jenner postò una foto indossandone uno e in generale, secondo Lyst, le ricerche per “fluffy” bucket hat aumentarono del 25% dopo questa sequenza di eventi.
Emma Brewin ha acceso la miccia di un vero e proprio fenomeno legato in primis alla forma del bucket hat — forse uno dei modelli più usati negli ultimi anni — e soprattutto alla consistenza sognante delle sue creazioni. “Vorrei davvero mantenere l’artigianalità che l’industria sta perdendo pian piano” spiega la designer, “Sono orgogliosa del fatto che tutto sia realizzato nel modo migliore e pensato per durare nel tempo”. I cappelli di Emma Brewin, che per colori e consistenze sembrano usciti dal regno candito dello Schiaccianoci, riescono ad essere contemporanei per sostenibilità, produzione artigianale, forme e desiderabilità. Dobbiamo davvero aggiungere altro?