Twitter ha da poco cambiato nome in X ma rimane sempre il social più assurdo tra tutti, se pensiamo a cosa è successo la scorsa notte subito dopo l’attentato subito dal candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump in Pennsylvania. Nei minuti subito successivi alla sparatoria che ha coinvolto l’ex Presidente, quando ancora non si sapeva nulla sulle generalità dell’assalitore e circolava solamente il video della scena, un profilo italiano noto per meme e contenuti virali a sfondo calcistico ha tirato fuori dal cilindro una burla che rapidamente è finita per condizionare anche rinomati organi di stampa, corrispondenti dalla Casa Bianca, account verificati e testate giornalistiche distratte.
Shooting just happened at The Trump rally pic.twitter.com/Xs1dVL1H3T
— Acyn (@Acyn) July 13, 2024
Chi frequenta assiduamente X, e prima ancora Twitter, e conosce le sue singolari “leggi” forse sarà rimasto meno sorpreso di chi ha invece appreso tutto quanto la domenica mattina leggendo il nome del presunto shooter, un noto estremista antifa di nome Mark Violets. Anche perché ad un certo punto si è ribaltato proprio il tutto: la notizia principale è diventata quella della bufala circolata in tutto il mondo, mentre quella della sparatoria è finita dietro. La dinamica, per quanto ai limiti del surreale, ha preso piede con talmente tanta velocità (unita alla necessità di dover scovare prima possibile un colpevole) che poi è stato impossibile frenarla in tempo. E solamente molte ore dopo è stata necessaria un’opera di debunking dell’accaduto (ci sono esempi pure su Reuters e sul Washington Post, che lo hanno inserito tra i tanti casi di disinformazione che si sono creati), che è stata poi facilitata dalla diffusione delle generalità del vero killer, un ventenne americano che si era appostato su un tetto.
A rendere tutto ancora più incredibile – si, è l’aggettivo che si addice di più alla storia – il fatto che Mark Violets non sia un nome di fantasia, ma la versione inglesizzata del nome di un giornalista noto al “Twitter Calcio” sia per la sua fede giallorossa sia perché già vittima in passato di “scherzi” del genere, da cui puntualmente ha provato a difendersi anche ricorrendo alle sedi legali. Rimane celebre infatti “VioliNation”, uno spazio di ascolto in cui nel 2021 vennero riprodotti per giorni degli audio (più precisamente delle canzoni) appartenenti proprio a Marco Violi, e per cui si parlò diffusamente anche fuori da Twitter per le conseguenze di questo fenomeno che detta di tanti, aveva tutto per essere definito un esempio di bullismo digitale.
#MarkViolets come breaking news sul telegiornale messicano.
— MaCheSeiDaaLazio?!? (@SeiDaaLazio) July 14, 2024
Non mi sento molto bene pic.twitter.com/CU8yQyjms8
#InternacionalesTN | Este es Mark Violets, identificado como el presunto autor del tiroteo que hirió al expresidente estadounidense Donald Trump durante un mitin en Pensilvania, fue abatido por las autoridades.#TNFinDeSemana pic.twitter.com/8rOVb9wCXI
— Telenoticias11RD (@Telenoticiasrd) July 14, 2024
A distanza di tre anni la ribalta mediatica, per certi versi alimentata inconsapevolmente in quell’occasione, è stata decisamente più incontrollata e diffusa: Mark Violets, Moussolinho (l’account che ha lanciato il tutto) e Donald Trump sono riusciti a superare addirittura Taylor Swift nelle tendenze giornaliere di X e poi a cascata sono finiti anche su TikTok, dimostrando come l’attuale mondo dell’informazione possa essere clamorosamente bucato quando, prima di verificare la verità di una notizia, l’esigenza primaria rimane quella di arrivare per primi.