Tempo fa vi abbiamo parlato dell’interesse per i videogiochi da parte di vari fashion brand e ora siamo qui ad analizzare un’altra categoria che dimostra palesemente come giorno dopo giorno il fenomeno delle collaborazioni continui a evolversi riservandoci sempre nuove sorprese.
Rivolgendo uno sguardo a ciò che ci è stato presentato nell’ultimo periodo, abbiamo notato una particolare attenzione nei confronti del settore food & beverage.
Due mondi così apparentemente distanti tra loro, come il cibo e la moda, si stanno infatti avvicinando sempre di più e in questo articolo proveremo ad analizzare perché.
Alla base di tutto dobbiamo considerare con franchezza il fatto che se un alimento si presenta di bell’aspetto, allora diventa automaticamente anche più buono. Quindi, quale miglior modo se non chiedere l’aiuto a chi dell’estetica ne ha fatto una professione? Per una questione ovvia di marketing, il packaging è infatti estremamente importante, ma c’è anche chi è andato oltre e ha messo le mani sul prodotto vero e proprio, come KITH, che ha inventato il suo personale mix di cereali Cinnamon Toast Crunch; oppure Supreme, che ha addirittura tinto di rosso i biscotti Oreo e ci ha applicato sopra il suo iconico Box Logo, facendo andare i dolcetti sold out in soli 8 secondi; o ancora Chiara Ferragni, che ha inondato il packaging di Oreo con i suoi iconici occhi azzurri.
Concentriamoci per un istante proprio sulla parola sold out, che finora è sempre risultata parecchio distante dall’ambiente dei supermercati, a meno che non si parli di affollamenti tipici di uno scenario apocalittico.
Per la prima volta, l’hype che abbiamo cominciato a conoscere tramite la release di alcune sneakers limited edition o con i drop settimanali delle più blasonate label streetwear, si è improvvisamente allargato ad altri settori, complice appunto l’idea di partnership sopracitata.
Abbiamo così assistito a reseller improvvisati che, dopo aver letteralmente preso d’assalto i punti vendita Esselunga, sono usciti con carrelli stracolmi di pacchi di spaghetti rosa targati Barilla e GCDS, e per lo stesso motivo ci siamo ritrovati a poter acquistare soltanto tre confezioni per volta di Nutella Biscuits.
In quest’ultimo caso non troviamo la presenza di alcuna co-lab, ma semplicemente un prodotto che in molti aspettavano da parecchio tempo e nel momento in cui è diventato realtà, nessuno stava più nella pelle; così come quando in Giappone sono stati lanciati degli, a dir poco improbabili, gusti di Kit-Kat, introvabili nel resto del mondo.
D’altronde si sa, quando una cosa è stravagante e difficile da reperire, il successo è garantito.
Però dobbiamo ammetterlo, non è del tutto una novità il fatto che aziende del settore food & beverage collaborino con brand di moda, perché nella categoria dei soft drink gli esempi nel corso degli anni sono parecchi.
Già nei primi anni 2000, BAPE colorava le bottiglie di Pepsi con il suo iconico motivo camouflage e, al tempo stesso, Coca-Cola ci deliziava periodicamente con le sue lattine disegnate da firme del calibro di Moschino, Armani e Pinko.
Ma questo che cosa significa? Semplicemente che col tempo il concetto di lusso è mutato, o meglio, si è evoluto. Se prima un oggetto per essere considerato lussuoso doveva essere pregiato e possedere un valore economico molto elevato, ora la definizione che lo rende tale non è più la stessa. Il cosiddetto “nuovo lusso” coincide infatti con l’esclusività di un determinato articolo, proporzionata alla propria passione, come può benissimo essere la moda. Qualche esempio? Bere dell’acqua Evian in una bottiglia disegnata da Virgil Abloh, oppure cenare in un ristorante Gucci.
A proposito, sono veramente tantissime le griffe che hanno recentemente investito sull’apertura di locali dedicati alla ristorazione, confermando definitivamente la crescita di questo trend. Tra questi troviamo Maison Kitsuné, che negli anni ha dato vita a una celebre catena di bistrot chiamata Café Kitsuné; Fendi, che ha sperimentato l’idea di un pop-up con un bar curato dall’artista Joshua Vides e Prada, che ha aperto a Milano un locale Instagram-friendly allestito da Wes Anderson.
D’altra parte invece, esiste anche il procedimento inverso, ovvero quando un marchio di prodotti alimentari entra nel settore fashion creando delle capsule collection in edizione limitata.
Il mondo delle sneakers, in particolare, ha sempre trovato nel cibo e nei suoi correlati un’enorme fonte di ispirazione. Lo testimoniano modelli come le Ubiq x Diadora N9000 “Philly Cheesesteaks” o le END. x Saucony Shadow 5000 “Burger”, con i loro colori che riprendono quelli di alcune pietanze.
Dopodiché il concept è stato portato al livello successivo e sono state create delle collaborazioni in piena regola. È questo il caso del pack di adidas realizzato assieme ad Arizona, delle recentissime Nike SB Dunk Low di Ben & Jerry’s e delle Kyrie 2 che portano il nome del Re delle ciambelle Krispy Kreme.
Per quanto riguarda invece la categoria abbigliamento, c’è da segnalare una sostanziale differenza, ovvero che piuttosto di un’influenza, il design si basa quasi sempre sull’imponente utilizzo del logo. Molto spesso, infatti, tali linee vanno considerate più come una sorta di merchandising: vedi la collezione HUMAN MADE x KFC e l’inaspettata partnership tra Alexander Wang e McDonald’s.
Il legame tra cibo e moda è quindi più importante di quanto si possa pensare. Non va affatto considerato come un’improbabile unione creata per puro “fanservice”, bensì una nuova frontiera che finora ci ha riservato delle interessanti sorprese e chissà a quali altre dovremo assistere in futuro.