Si può dire che l’excursus di Ian Connor nel mondo della moda sia stato un po’ travagliato, ma ciononostante gli ha permesso di diventare uno dei nomi più influenti degli ultimi anni. Il suo primo passo nella fashion industry lo ha fatto nel ruolo di modello, salvo poi venir scartato per la statura non adeguata ai canoni che andavano in quel periodo. Poi il sodalizio con A$AP Bari e quindi l’agenzia creativa AWGE, fino ad arrivare a ricoprire la carica di direttore artistico di A$AP Rocky.
Ben presto viene notato anche da Kanye West, il quale lo vorrà come consulente per le YEEZY SEASON e addirittura gli chiede di ripristinare Pastelle, il suo brand che non ha mai visto la luce. Lo stile originale di Ian, sempre in bilico tra vintage e avanguardia, gli ha permesso di affermarsi anche come un’icona fashion e di debuttare con il suo primo marchio di sneakers, Revenge x Storm. In seguito, numerosi problemi con la giustizia lo hanno costretto a ritirarsi per un po’ dalle scene, fino al 2018, anno nel quale ha deciso di fondare Sickö, un brand che rappresenta l’estensione dell’idea di vendetta e rivincita affrontata in passato, diventando il suo modo per abbracciare vizi e demoni interiori. Attualmente, la maggior parte degli artworks sono curati dall’artista Tyler Rexeisen (aka T-Rex), ma all’inizio, con la prima collezione intitolata “Born From Pain” (ampiamente apprezzata da nomi come Virgil Abloh, Takashi Murakami, Luka Sabbat e Drake), lo stile grafico di t-shirt e felpe si rifaceva a una citazione ben precisa. Il design e il logo sfruttavano infatti la stessa font utilizzata negli anni Novanta da Björk per il merchandising legato all’album “Homogenic“. Non un rip-off, bensì un autentico omaggio che Ian Connor ha voluto offrire alla poliedrica cantante islandese.
Consapevoli di questo fatto, appassionati di streetwear e grail hunters si sono gettati alla ricerca del merch originale dell’artista, andando a creare un fenomeno di resell alquanto significativo. Su Grailed, per esempio, è presente un’ampia selezione dedicata a esso e sbirciando su eBay è possibile trovare alcuni articoli originali a prezzi che si aggirano intorno ai €700.
Ma facciamo un passo indietro. Chi è esattamente Björk? E perché Ian Connor nutre verso di lei una fortissima ammirazione? Björk Guðmundsdóttir, questo il suo nome all’anagrafe, è una carismatica artista musicale che negli ultimi trent’anni si è affermata come uno dei volti più avanguardisti e affascinanti all’interno dello star system. C’è chi la descrive ultraterrena, o direttamente aliena, e siamo sicuri che a lei non dispiace affatto questa definizione. Non solo i suoi brani si contraddistinguono per sonorità eteree libere da ogni vincolo di genere e sono stati promossi con le più innovative strategie comunicative, ma la sua presenza scenica è a dir poco stupefacente.
Il legame tra Björk e la moda è piuttosto consolidato. Proprio come le sue canzoni si suddivide in diverse fasi: gli inizi sono caratterizzati da un’estetica punk minimalista, che possiamo riassumere in un look del 1996 composto da una t-shirt raffigurante dei cartoni animati, un’improbabile gonna in seta e delle Reebok Instapump Fury OG.
Seguirà poi il periodo dell’avant-garde, durante il quale si dimostrerà una fan in tempi non sospetti di Martin Margiela (Tabi in prima linea), COMME des GARÇONS, Walter Van Beirendonck e Alexander McQueen. Proprio con quest’ultimo, la cantante stringerà una profonda amicizia, che farà nascere diverse collaborazioni di ampio spettro. Per prima cosa, lo stilista disegnerà il celebre kimono della copertina di “Homogenic”, dopodiché sempre nel ’97 dirigerà il video di “Alarm Clock” e firmerà persino il sublime abito-gioiello indossato nel video di “Pagan Poetry“, peraltro diretto da Nick Knight, uno dei fotografi più apprezzati dal fashion business. Indimenticabile poi la loro apparizione sul red carpet e la strabiliante performance di Björk al funerale di McQueen con indosso delle ali di legno e una gonna di piume di struzzo entrambe disegnate da lui stesso.
Come non citare poi l’iconico Swan Dress indossato per la prima volta da Björk alla cerimonia degli Oscar del 2001, in occasione della candidatura del film “Dancer in the Dark” di Lars Von Trier al quale ha partecipato come attrice e compositrice. L’abito, come può facilmente far intuire il nome, ricalca fedelmente la forma di un cigno che si avviluppa attorno al corpo, scatenando uno stratosferico dibattito mediatico. Basti pensare che il vestito, tra l’altro comparso anche nella cover di “Vespertine”, possiede una pagina su Wikipedia interamente dedicata e viene annoverato come il nono abito maggiormente ricordato di tutti i tempi dal Daily Telegraph.
Arrivando invece all’oggi, o perlomeno agli ultimi anni, l’artista sta dimostrando un forte avvicinamento all’haute couture più sperimentale, partito con il costume disegnato da Bernhard Willhelm per “Volta”, e evolutosi ancor di più con la tournée “Cornucopia”, dove gli outfit sono stati curati da Iris van Herpen e Balmain. Ogni forma e concezione che possiamo avere di un capo viene totalmente distrutta da Björk, che si dimostra sempre capace di trasformare i sogni in realtà senza giungere a compromessi.
Sono convinto che Björk abbia percepito il desiderio costante che ci accomuna: quello di sperimentare e imparare da qualsiasi tipo di intuito creativo. Fin da quando, da teenager, mi è stata presentata la produzione artistica di Björk, mi ha sempre meravigliato la sua capacità di mettere in discussione le etichette, qualsiasi esse siano.
Olivier Rousteing, direttore creativo di Balmain
Tutto questo ha quindi fatto sì che Björk sia diventata una sorgente infinita di ispirazione da cui il fashion system continua ad attingere. Come anticipato, l’alta moda non è l’unica a interessarsi alla sua figura, ma sorprendentemente persino lo streetwear si sta rivolgendo al suo eterno fascino. Di recente infatti, girando su Instagram, è praticamente impossibile non imbattersi in un maglione a intarsio creato dal designer emergente Gleb Kostin. Il modello in questione riprende fedelmente una celeberrima silhouette di Raf Simons con, sul davanti, una lavorazione che ritrae l’immagine di Björk nella copertina di “Debut”, il suo primo album in studio da solista.
Insomma, gli espedienti di moda legati alla figura di Björk sono numerosi e non c’è da stupirsi se la sua estetica, unica e in perpetuo rinnovamento, riesca a illuminare menti creative costantemente alla ricerca di un punto di riferimento nell’autenticità.