Le fashion week sono alle porte e ad aprire le danze come da consuetudine vediamo il Pitti Uomo svolgersi a Firenze dal 10 al 13 gennaio. Successivamente, nei primi mesi del nuovo anno, assisteremo alle presentazioni delle sfilate autunno/inverno, mentre tra settembre e ottobre ci saranno quelle primavera/estate, senza dimenticare le collezioni cruise e pre-stagionali che ormai vanno a riempire quasi tutti i mesi. Questo perché tradizionalmente era abitudine presentare i défilé basati sulla moda della stagione successiva diversi mesi prima rispetto al suo arrivo, in modo da permettere a stampa, buyers e acquirenti di vedere in anteprima i modelli.
Quando parliamo di moda tutti possiamo dire di conoscere le famose capitali: Milano, Parigi, Londra e New York, definite anche “Big Four”. Eppure, in pochi sanno come (e soprattutto dove) siano nate le sfilate in Italia più di 70 anni fa e di come tra queste e il Pitti esista un legame decisamente profondo e storico. Il Pitti nasce solo nel 1972, ma vede le sue origini nell’antecedente nascita delle presentazioni di moda italiane, che durante gli anni ’50 trasformano la famosa Sala Bianca di Palazzo Pitti in un palcoscenico di fama internazionale.
Ma quando si è tenuta esattamente la prima serie di sfilate della storia?
La prima settimana della moda non prende vita a Parigi – come molti potrebbero pensare – bensì a New York durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943, grazie alla giornalista Eleanor Lambert e alla sua volontà di dare risonanza alla moda locale statunitense che a causa del conflitto ha dovuto espandersi e adattarsi al popolo, poiché impossibile importare vestiti dall’Europa. Con la fine della guerra, il progetto di New York viene adottato anche in altre città e ancora adesso vediamo il calendario iniziare con la città americana, seguita da Londra, Milano e Parigi.
Nella capitale francese, nonostante importanti show couture prendano vita a partire dagli anni ’40, per parlare dell’arrivo della prima settimana della moda dobbiamo aspettare qualche anno più tardi. Dopo l’iniziativa di New York, Parigi decide di darsi da fare per non perdere l’egemonia nel mondo del fashion e tira fuori due volti ineguagliabili: prima Christian Dior e poi Yves Saint Laurent. Ma è il 28 novembre 1973 che la prima fashion week parigina vede la luce con la formazione della Fédération Française de la Couture e la rivoluzionaria sfilata della “Battle of Versailles”, messa in scena nell’iconica reggia di Luigi XIV in una delle esibizioni più spettacolari della storia che ha visto sfidarsi cinque designer statunitensi contro cinque couturier parigini.
La settimana della moda di Milano, invece, ha una storia ben più diversa. Ad oggi viene organizzata dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, un’organizzazione non a scopo di lucro che si occupa di promuovere e coordinare l’accrescimento della moda italiana, nonché dell’organizzazione di eventi. Le prime sfilate in Italia, però, prendono vita a Firenze negli anni ’50.
Tutto nasce dalla mente di Giovanni Battista Giorgini, uomo dalle origini nobili che intraprende la carriera di buyer per alcuni grandi magazzini americani. Dopo la Seconda Guerra Mondiale cresce in lui l’idea di promuovere a livello internazionale la moda italiana e per fare ciò quale modo migliore che realizzare una sfilata collettiva che potesse dare spazio a tutte le sartorie più importanti? L’idea iniziale è quella di realizzare una presentazione a New York all’interno del Brooklyn Museum, successivamente però Giorgini decide di organizzarne una in Italia subito dopo la presentazione delle collezioni parigine, in modo tale da poter presentare nell’immediato ai buyer una proposta che potesse competere con quella dei rivali francesi.
Tuttavia, all’inizio la situazione non risulta del tutto semplice: nonostante la grande qualità caratteristica delle confezioni italiane, molti acquirenti oltreoceano non riescono ancora a credere nelle potenzialità della sartoria del Belpaese – la prima che, per paura di interrompere bruscamente i rapporti con gli atelier francesi, è restia a prendere parte alle sfilate.
Ma Giorgini continua per la sua strada e il 12 febbraio del 1951 organizza, nella sua casa a Villa Torrigiani, il First Italian High Fashion Show, prima sfilata collettiva di moda italiana. Vengono mostrati 180 modelli e aderiscono 13 case di moda, di cui 9 per l’alta sartoria – vedi le Sorelle Fontana, Emilio Schuberth e Marucelli – e 4 per la moda-boutique, in cui figura anche Emilio Pucci. Proprio gli abiti della moda-boutique, progettati per il tempo libero, lo sport e le occasioni casual, riscuotono un grande successo in quella che è una prima presentazione incredibile che permette di vendere tutte le creazioni in breve tempo. Giorgini decide quindi di non perdere tempo e di organizzare un’altra sfilata per luglio al Grand Hotel di Borgo Ognissanti, dove erano presenti anche icone della moda come Bettina Ballard e Carmel Snow, importanti editor statunitensi.
Ma è il 22 luglio 1952 che ottiene finalmente la Sala Bianca di Palazzo Pitti, organizzando così quella che molti ritengono essere simbolicamente la prima sfilata di moda italiana. Le presentazioni di moda erano già state importate in Italia, ma questa data rimane memorabile in quanto da allora il luogo di presentazione e le collezioni mostrate diventano strettamente connesse tra loro. Dal ’53 si aggiunge poi un secondo cardine fondamentale nel mondo della moda fiorentina, Palazzo Strozzi, e in meno di un decennio la proposta italiana riesce a imporsi con prepotenza contro quella francese – dovendo così riconoscere la nascita di un’altra capitale della moda europea, Firenze.
A contendersi il titolo italiano contro la città toscana vediamo l’urbe per antonomasia: Roma, che, soprannominata l’Hollywood sul Tevere, nel secondo dopoguerra conquista il mondo grazie alle sue qualità artistiche. La città a partire dagli anni ’50 risplende tra la Dolce Vita di Via Veneto e gli spaghetti western di Cinecittà, pullulante di attrici, principesse e troupe cinematografiche che frequentano gli atelier delle Sorelle Fontana, di Schuberth e di Fernanda Gattinoni. Eppure, dalla metà degli anni ’60, con la nascita di un nuovo modello estetico femminile, la diffusione dei grandi magazzini e della produzione in serie, Milano diventa il campo di battaglia perfetto per assecondare questa mutazione.
Il successo di Firenze e della sua Sala Bianca è straordinario, tuttavia la città è costretta a fare i conti con problemi di sovraffollamento e scarsa organizzazione divenuta ormai ingestibile. Le sfilate si spostano quindi nel capoluogo lombardo a partire dal 1958 – anno in cui a Milano viene istituita anche la Camera Nazionale della Moda Italiana.
È negli anni ’70 che la città si afferma definitivamente come una delle capitali mondiali della moda con quelle che sono le prime sfilate di prêt-à-porter che riescono a oscurare in breve tempo la sofisticata haute couture. Gli artisti abbandonano così le passerelle romane per quelle milanesi ed è proprio in questo contesto che, con il prêt-à-porter, si afferma la figura dello stilista. Non parliamo più di sarti e couturier che realizzano abiti per i singoli clienti, ma di figure professionali d’eccellenza che creano in base alla vastità del mercato. Nascono così alcuni tra gli stilisti più emblematici della storia italiana, prima fra tutti a spiccare è la figura di Walter Albini che, insofferente nei confronti delle sfilate collettive della Sala Bianca, decide di andare a Milano negli anni ’70, seguito dopo poco da Krizia e Missoni. Attraverso i decenni successivi vediamo la moda del Belpaese attraversare una profonda metamorfosi e trionfare con il Made in Italy che finalmente permette alla scena italiana e ai suoi protagonisti – da Gianfranco Ferrè, Gianni Versace fino a Franco Moschino – di imporsi nel panorama mondiale.