Come i template influiscono sulle maglie monocromo

Ciò che ha spesso distinto la buon riuscita di jersey e kit non è mai stato legato solo ed esclusivamente al “conflitto” tra bespoke e template. Infatti, spesso, le magliette da calcio sono diventate parte della nostra memoria storica pur essendo dei “semplici” template. Impossibile non menzionare la fama guadagnata durante EURO 1988 dal template “Ipswich” firmato adidas, che in quella stagione calcistica venne applicato su ben 29 jersey di club diversi. Proprio in quell’anno, il template in questione divenne celebre grazie alla vittoria del campionato Europeo da parte dell’Olanda, grazie alle incredibili giocate di Rijkaard, Gullit e Van Basten. Quella dell’Olanda – tra le tante – è la dimostrazione che i template monocromo, se accompagnati da dettagli, sfumature e quant’altro possono essere impattanti tanto quanto una jersey bespoke.

Se nel 2004, le Nike Total 90 venivano indossate dai bambini anche per andare alla messa della domenica mattina, c’è una storia ben profonda, che si rifà proprio ad un template che ha contribuito alla storia del calcio contemporaneo. Il template in questione ha guadagnato lo status – di cui ancora gode – durante EURO 2004. Il motivo? L’aggiunta di un dettaglio che distingueva i kit delle squadre di club dalle nazionali, ovvero un cerchio con il numero di ogni calciatore posizionato sotto lo stemma a centro petto. Nel caso del template Total 90, un altro dettaglio che è entrato nella storia è stato il “piping” che contornava il busto.

Ovviamente, non sempre i template riescono ad ottenere così tanto successo, anzi spesso possono annoiare il pubblico, come nell’esempio di Puma, che in occasione di EURO 2020 ha utilizzato un template apparentemente senza carattere.

La storia – recentissima – delle jersey bespoke, invece, ci racconta che queste ultime verranno disegnate per creare storytelling, come accaduto ad esempio con la nazionale della Corea del Sud, che per le qualificazioni a Qatar 2022 ha presentato un’eccentrica jersey tigrata per esprimere il significato della tigre nella mitologia coreana. Al contempo, Nike ci ha servito delle anticipazioni per le jersey della prossima stagione: Liverpool e Chelsea presenteranno un template ben definito sulle loro magliette da gioco, le quali – apparentemente – non sembrano spiccare per la creatività impiegata. Ma è proprio dai leak del Liverpool che si innesca il discorso su quanto le maglietta monocromo, senza dettagli distintivi, possano risultare molto banali nella versione replica.

Jersey come quelle di Liverpool e Chelsea presentate per la stagione 2022/2023 non vedono grandi aggiunte in termini di dettagli stilistici o cromatici, ed è proprio in questi casi che si accentua la differenza tra versione replica e authentic. Come abbiamo visto nelle anticipazioni del Liverpool, la versione authentic si presenta con una nuova trama del Vaporknit in grado di creare un bellissimo effetto semi concentrico. Quando si parla di maglie nella versione replica, pensate ad hoc per i fan e non per gli atleti, si rischia di imbattersi in design molto più scarni con dettagli poco risaltanti che, proposti in versione monocromatica, rischiano davvero di avere poco mercato.

La strada intrapresa da Nike può davvero essere in grado di far urlare dalla gioia gli eterni romantici che sognano di ritornare all’estetica dei template monocromo di EURO 98 o di EURO 2004, ma c’è bisogno di farlo in grande stile, con dettagli in grado di diventare iconici e riconoscibili nell’immediato, con scelte stilistiche d’impatto come nel caso di adidas, che per Women’s EURO 2022 ha posizionato gli sponsor tecnici al centro del petto.