Dopo le versioni 2009, 2012, 2015, 2017 e 2020, l’iconico campo da basket parigino sito nella zona di Pigalle, e precisamente al 17 di Rue Duperré, nell’ottobre del 2024 ha cambiato nuovamente look. Il nuovo design geometrico (probabilmente l’intento iniziale era quello di dilatare gli spazi utilizzando una sorta di trompe l’oeil) e colorato assomiglia per certi versi ai precedenti, ma come dichiarato dal suo promotore, il francese Stéphane Ashpool, c’è un significato preciso dietro alla scelta di questo restyling: “Qui, lo sport trascende la competizione, diventando un atto condiviso di creazione. La composizione lineare e ottica del campo simboleggia la diversità di culture, idee e individui nella vita che si fondono in un linguaggio universale di inclusione e unità. Questo è il gioco infinito: senza confini, senza fine.”
Il celebre campo da basket, situato nel nono arrondissement, non ha neanche le dimensioni regolamentari per giocare (e c’è pure una rampa di scale nel mezzo), ma è comunque diventato un luogo simbolo, una attrazione di quelle che richiamano i turisti che si trovano nella capitale francese e che deviano appositamente per dare un’occhiata, distando appena 500 metri dal Moulin Rouge e qualcosa in più da Montmartre. Il fatto di rinnovarsi periodicamente lo rende un luogo mutevole e di conseguenza unico, una location camaleontica che acquista sempre significati differenti pur mantenendo la propria identità. Sostenere di averlo visitato anche solo cinque anni fa equivale a non esserci mai stati. E proprio per questo motivo funziona.

Come accennato sopra, questa è la sesta versione differente del playground, che nel 2009 prese vita grazie all’iniziativa di Ashpool, cresciuto proprio a Pigalle e fondatore dell’omonimo brand, con il desiderio di offrire ai suoi concittadini un luogo dove giocare a pallacanestro e creare uno spazio d’aggregazione ricavato tra un palazzo e un altro, quanto mai necessario vista l’assenza di spazi comuni nel circondario. E così un ex parcheggio di un liceo venne dipinto per la prima volta, senza autorizzazioni, grazie all’artista franco-asiatico Yué “Nyno” Wu: all’inaugurazione, tra i tanti ospiti illustri, fu presente anche LeBron James, uno dei volti raffigurati nel murales eseguito in una delle pareti del campetto.

Qualche anno dopo che Ashpool aveva già iniziato a collaborare con Nike ottenendo la prima sponsorizzazione del colosso americano, il campo di Rue Duperré 17 divenne la galleria d’arte a cielo aperto che conosciamo oggi. Grazie alla partecipazione dello studio creativo ILL Studio, inizialmente si puntò su un design costituito da forme bianche e viola, poi nel 2015 si decise di osare con qualcosa di più fluorescente ispirandosi al quadro Sportsmen di Kazimir Malevich, un manifesto avanguardista degli Anni Trenta. Le silhouette disegnate dal pittore russo erano perfette per fare da scenografia a questo spazio in cerca di una nuova evoluzione: “L’anatomia del corpo umano così come le sue performance hanno da sempre un rapporto con l’arte. Sin dall’antichità greca e romana, lo sport è rappresentato come un’idea dominante nella bellezza di un’epoca. Questa continua ricerca della modernità ha forgiato un forte legame tra funzionalità ed estetica nei decenni. Attraverso questo nuovo campo, vogliamo esplorare il rapporto tra lo sport, l’arte e la cultura e la sua nascita come un potente indicatore socio-culturale”.

Resistendo a una petizione per la chiusura del campo, a detta di alcuni residenti divenuto troppo rumoroso, il lavoro di Ashpool è continuato sempre particolarmente condizionato dalla sua fissazione per i colori (“mi piace molto il colore, essere in un ambiente colorato dà più entusiasmo, e l’energia e l’atteggiamento sono diversi”) e dalla voglia di riqualificare il suo quartiere, poco dopo gli consentì di esportare la sua influenza altrove. Il creativo francese riuscì a realizzare qualcosa di simile anche a Pechino e Città del Messico e, tra le tante altre cose, di collaborare con il Comitato Olimpico Internazionale per i recenti Giochi Olimpici e di realizzare le divise degli atleti francesi per conto di Le Coq Sportif. Intanto nel 2020 ecco un’altra faccia del playground, svelata in concomitanza all’uscita della nuova collezione Nike Pigalle Converse: nuovi colori e un nuovo tema, ispirato al gaming.

Di fatto oggi il campo di Pigalle rimane però il più grande successo di Ashpool: aperto per assecondare le richieste dei residenti e per sopperire alla carenza di infrastrutture sportive nella zona, è divenuto un luogo dal forte significato sociale per gli abitanti del quartiere. Poi, in larga scala, sebbene la spinta iniziale sia arrivata dall’iniziativa di privati, si è trasformato in uno dei maggiori strumenti di marketing e di promozione per tutta la città di Parigi (un luogo che non ha di certo bisogno di trovare luoghi simbolo per attrarre visitatori, eppure…) anche ad esempio in occasione delle recenti Olimpiadi, e per lo stesso creativo francese, che lo ha sfruttato come biglietto da visita per altre sue attività nel campo dello sport. E della moda, la passione che, come si legge in una recente intervista ad Athleta Mag, sin da piccolo lo ha spinto a mettersi in gioco insieme all’adulazione per Michael Jordan.