Una delle grandi novità che si sta imponendo nella scena urban è la progressiva e sempre più massiccia influenza della musica nigeriana sul pop contemporaneo. Gli artisti provenienti dal paese conosciuto come “il Gigante dell’Africa” – nome che deriva dalla vastità del territorio, dalla varietà di linguaggi e persone presenti al suo interno, e dal grandissimo numero di abitanti, più di 210 milioni registrati – sono infatti sempre più importanti e maggiormente attenzionati dal grande pubblico internazionale.
I casi di Burna Boy e Rema sono i due esempi più eclatanti, con il secondo che ha recentemente ottenuto il premio “Best Afrobeats Song” ai VMAs grazie al remix di “Calm Down” con Selena Gomez, brano candidato anche come “Song of the year” e “Best Collaboration”. Insomma, un successo su tutta la linea per il rapper nativo di Benin City, che ha certificato la presenza dell’afrobeat come next big thing della musica.
Come sia potuto accadere tutto questo è un tema molto interessante, diverse sono le motivazioni, primo fra tutti la costante ricerca da parte del pop di nuove tendenze in luoghi, anche geografici, poco toccati. In secondo luogo l’ascesa dell’afrobeat si installa in un contesto di relativa staticità a livello musicale, con la discesa dell’ondata trap – che ormai appartiene solo ai nostalgici del 2016 – e la novità del mondo latino che ha esaurito la carica esplosiva di qualche tempo fa. I vari Bad Bunny, Anuel AA, J Balvin sono infatti star della musica internazionale acclamate e confermate, non più delle giovani promesse pronte a prendersi il mercato. Infine ci sono anche motivi storici e geografici: la Nigeria ha una grande tradizione musicale che vede in Fela Kuti il suo nume tutelare, ed è un paese dove per colpa del colonialismo la lingua inglese è quella ufficiale. In ultimo, la diaspora africana ha contribuito a creare comunità afro discendenti in diversi paesi in giro per l’Europa e per il mondo, primo fra tutti l’Inghilterra dove, a Londra in particolare, artisti come Skepta e Dave sono diventati icone, e nel corso della loro carriera hanno rafforzato il legame con la terra di origine dei propri genitori. Skepta in particolare ha stabilito una forte connessione con la città di Lagos, basta vedere la sua recente collaborazione con il rum Havana; e dal canto suo, non fa notizia il featuring di Dave nell’ultimo disco di Burna Boy, “I Told Them” – un album che tra gli altri vede le collaborazioni di RZA, GZA, 21 Savage e J. Cole.
Questo ovviamente favorisce un certo tipo di comunicazione verso i paesi anglofoni che inevitabilmente diventano ancora più ricettivi, e il primo (a livello mainstream) ad accorgersene già più di cinque anni fa è il sempre presente Drake, che chiamò Wizkid a collaborare su una delle hit più grandi degli ultimi dieci anni: “One Dance“. In questo senso, il tanto discusso ruolo del cantante canadese come “avvoltoio culturale” ha avuto un peso specifico cruciale nel mettere sulla mappa la Nigeria per il grande pubblico, che da lì in avanti ha conosciuto una lenta ma costante scoperta di artisti che hanno costruito un percorso di alto livello.
Tutto questo ha avuto un effetto a cascata, con Lagos diventata rapidamente l’epicentro di una nuova scena di artisti sempre più presenti e più importanti. Per chi non la conoscesse, Lagos è la più grande città dell’Africa con oltre 15 milioni di abitanti registrati, dove si trova la maggior concentrazione di persone di tutto il paese nonché le maggiori energie creative a livello musicale e non solo. Per esempio, nel 2011 è stata creata una Fashion Week e nel 2017 una biennale d’arte contemporanea.
Dalla città sono emersi i maggiori talenti, come il già citato Burna Boy (che oggi fa i video su Architectural Digest mostrando la propria casa di Lagos), lo stesso Wizkid, CKay, Davido, Mr Eazi (alcuni lo ricorderanno per il pezzo con Ghali), Rema o la nuova star Asake, che con il suo ultimo disco “Work of Art” ha attirato l’attenzione di numerosi artisti internazionali, tra cui Travis Scott che ha suonato una sua canzone, “Amapiano”, durante uno dei suoi dj set. Senza dimenticare un altro talento che si sta imponendo come un piccolo-grande cantante, Obongjayar, anche lui di origini nigeriane ma di base a Londra, che ha già all’attivo collaborazioni con FKA Twings e più recentemente Fred Again.
Il suono che portano avanti è tradizionalmente definito come afrobeat, un genere con una lunga e profonda tradizione che discende dalla musica di Fela Kuti. La novità che hanno aggiunto questi ragazzi è stato il ridefinirlo con tutti gli elementi propri della musica urban contemporanea, tra autotune e 808.
È indubbio che per ora stiamo parlando di un fenomeno ancora in espansione che coinvolge, relativamente, pochi esponenti, che stanno riscontrando un successo enorme, ma questa musica è viva e pulsante, e si tratta di una delle cose più interessanti che stanno accadendo al momento. E chissà che prima o poi anche in Italia il fenomeno riesca ad avere un personaggio di spicco in grado di smuovere il mercato nostrano, magari un ragazzo o una ragazza afro discendente della nuova generazione di rapper che si sta affermando proprio in questi anni, allineando l’Italia con i grandi paesi europei. Per il momento non resta che aspettare e vedere, ma se da qui al prossimo periodo troverete l’afrobeat in cima alle classifiche, non dite che non eravate stati avvisati.