Si parla in continuazione della situazione stadi in Italia e della necessità di rinnovare gli impianti delle squadre di calcio, non soltanto di Serie A. I problemi da risolvere sono innumerevoli: pochissimi club possono vantare un proprio stadio di proprietà (al momento soltanto Juventus con l’Allianz Stadium, Udinese con la Dacia Arena e Frosinone con lo Stadio Benito Stirpe), mentre molti sono tuttora costretti a condividerlo con un’altra squadra, o sono obbligati a migrare altrove per poter giocare regolarmente. A questo genere di difetti si aggiunge l’età di alcuni impianti e la loro inadeguatezza strutturale e funzionale – che molto spesso impedisce di poter ospitare grandi eventi internazionali e che col passare degli anni si fa sempre più evidente nei confronti di quelli degli altri Paesi -, una serie di vizi che non riguardano solamente la questione estetica (banalmente, la mancanza di copertura di tutti i settori), la modernità e il comfort ma anche la sicurezza.
Eppure qualcosa recentemente si è mosso: lo stadio Giuseppe Meazza di Milano, su cui torneremo dopo, ha subito dei piccoli ammodernamenti in occasione della finale di Champions League del 2016; lo stadio San Paolo di Napoli, invece, oltre ad aver cambiato nome in Stadio Diego Armando Maradona, ha usufruito di un prezioso restyling (visibile soprattutto nella colorazione dei seggiolini) grazie alle Universiadi 2019, ospitate proprio dalla città campana. Ma l’opera più sostanziale è sicuramente quella dello stadio di Bergamo, che è stato quasi interamente ristrutturato in vari momenti nel corso delle ultime stagioni fino a sembrare quasi un impianto nuovo di zecca, e che sarà ultimato al 100% con il rifacimento della curva sud e dei parcheggi sotterranei i cui lavori partiranno dopo l’estate. Per il resto, non mancano di certo le iniziative che riguardano la costruzione di nuovi impianti o il rinnovamento di stadi già esistenti, ma spesso si tratta di idee e voci che, per svariate ragioni, faticano poi a svilupparsi concretamente. Se non altro per la previsione di dover affrontare moltissimi passaggi più o meno necessari (piano di fattibilità, dichiarazione di pubblica utilità, parere della Conferenza dei Servizi, presentazione e valutazione del progetto, e poi una serie di permessi, approvazioni, nulla-osta, bandi e appalti) colpevoli di allungare terribilmente lo sviluppo dei progetti. Eppure qualche mese fa era stato firmato il cosiddetto emendamento ‘Sblocca Stadi’, una norma contenuta nel D.L. Semplificazioni diretta ad accelerare gli interventi di adeguamento degli impianti sportivi nel nostro Paese.
Sia a Milano che a Roma i piani per la costruzione di nuovi stadi stanno andando molto per le lunghe, per problematiche di vario genere. Nel caso della città lombarda erano stati presentati numerosi progetti e due di questi, quello di Popoulus e quello di Sportium, erano diventati i maggiori candidati ad essere presi in considerazione in maniera concreta, prima che sorgessero numerosi ostacoli allo sviluppo dell’intera procedura: oltre ai tempi della burocrazia, uno su tutti riguarda le incertezze in merito alla composizione delle due società (considerando che il nuovo stadio rimarrebbe a metà tra Milan e Inter) e alla reale volontà di andare fino in fondo, un tema più volte sollevato dal sindaco di Milano Beppe Sala. Oltre a questo c’è anche da considerare che l’amministrazione comunale, che più volte ha chiesto chiarezza riguardo le reali intenzioni di entrambi, è comunque vicina alla chiusura del mandato elettorale, visto che a Milano si voterà dopo l’estate. Nella capitale invece sembrava ci fossero delle buone chance di vedere realizzato il progetto della Roma, nonostante un lungo iter che aveva anche causato degli arresti per corruzione, nel 2018, ma a febbraio è stata ufficialmente accantonata l’ipotesi di costruire lo stadio, per cui era stato scelto un terreno in zona Tor di Valle: anche in questo caso le dinamiche societarie ed il recente cambio di proprietà Pallotta-Friedkin non hanno aiutato a velocizzare i tempi e quindi al momento non vi sono idee concrete, neanche dalla sponda biancoceleste.
Oltre alla Roma, anche la Fiorentina è passata nelle mani di un gruppo statunitense che, a pochi giorni dal suo insediamento, ha subito dichiarato senza mezzi termini di voler costruire il più possibile e il prima possibile. Non che sotto la gestione Della Valle le intenzioni fossero diverse, ma in questo caso oltre ai proclami avvenuti subito dopo l’insediamento e ai primi video futuristici, il progetto del Viola Park voluto da Rocco Commisso e dal suo entourage è stato preso in considerazione in maniera seria e, notizia di qualche giorno, ci sono già delle ruspe in azione nella zona prescelta per la costruzione della nuova cittadella sportiva, a Bagno a Ripoli. Per quanto riguarda lo stadio, invece, sembrerebbe che la Fiorentina continuerà a giocare all’Artemio Franchi, ma in veste rinnovata: lo stadio inaugurato nel 1931 è stato ritenuto patrimonio storico e culturale e quindi inserito tra i 14 progetti che saranno finanziati con le risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), verrà dunque ristrutturato grazie ai soldi del Recovery Plan e ad un mutuo stipulato dal Comune di Firenze, per un investimento complessivo di circa 450 milioni di Euro che interesserà tutto il quartiere di Campo di Marte. Ma adesso dovrà essere presentato il progetto definitivo che è uno degli step iniziali, e quindi stimare le tempistiche della realizzazione è praticamente impossibile.
La proprietà americana, oltre che per Roma e Fiorentina, è comune denominatore di Bologna (Joey Saputo) e, più recentemente, anche di Parma (Kyle Krause) e Spezia (Robert Platek). In tutti e tre i casi c’è una forte volontà dei rispettivi presidenti di dotare le proprie squadre di impianti rinnovati e soprattutto privati (anzi, la possibilità di costruire è stata quasi una prerogativa prima di comprare il club), e le discussioni in tal senso sono iniziate già da tempo. Sono stati già svelati, in maniera più o meno dettagliata, i progetti riguardanti il restyling del Renato Dall’Ara (a proposito, pochi giorni fa, dopo oltre due anni, è stato consegnato il progetto definitivo), dell’Ennio Tardini e dell’Alberto Picco ma siamo ancora molto lontani da poter fare previsioni puntuali e precise sulle modalità dei lavori e sulle date da rispettare. Se dovessero venire aperti i cantieri, è sottinteso che tutte e tre dovrebbero traslocare temporaneamente in un altro impianto per poter giocare, come già successo ad inizio di questa stagione allo Spezia, costretto a disputare le prime gare di campionato a Cesena per problemi di inagibilità. La squadra di Serie A che ad oggi è sicuramente più avanti nelle discussioni relative al nuovo stadio è il Cagliari: il club sardo che negli ultimi dieci anni ha cambiato già quattro impianti (Sant’Elia, Nereo Rocco di Trieste, Is Arenas e Sardegna Arena), sta pensando da anni alla costruzione di una struttura nuova e grazie alla forte volontà del patron Giulini, nonostante sia già sfumato l’obiettivo di giocare nel nuovo stadio nell’anno del centenario, questa potrebbe iniziare già nel 2022, almeno stando alle ultime notizie. In merito alla nuova casa dei rossoblù, sarebbe già stato trovato l’accordo con il general contractor dell’intera opera. Sarebbe sorprendente, invece, se in concomitanza con l’inizio dei lavori di Cagliari iniziassero pure quelli di Verona, dove da anni si discute in merito al rifacimento del Bentegodi e della realizzazione della Nuova Arena, un progetto che è ancora molto campato in aria e sta faticando a trovare conferme nonostante il coinvolgimento dell’Istituto di Credito Sportivo, anche se entro il 2021 potrebbero arrivare importanti novità.
C’è chi ha compreso l’importanza della costruzione di un nuovo stadio anche nelle categorie inferiori, consapevole che i benefici potrebbero risultare decisivi anche per le sorti del club: tramontato il progetto del nuovo stadio del Venezia, in tempi più o meno recenti è stato presentato un piano di riqualificazione dell’Arena Garibaldi di Pisa (un’altra squadra che è da poco passata in mani straniere), mentre tre società lombarde, la Cremonese, il Brescia ed il Monza, hanno da poco provveduto a ritoccare i loro attuali impianti. Scendendo addirittura nella terza serie del calcio italiano, nel 2019 era stato annunciato il piano per il nuovo stadio della Casertana. E’ notizia di questi giorni, invece, che si sono attivate anche Ternana e Avellino, rivali nel girone C della Serie C vinto proprio dal club umbro, che dunque tornerà a disputare la Serie B la prossima stagione. Entrambi i club hanno presentato dei rendering molto ambiziosi di riqualificazione dei rispettivi stadi, il Libero Liberati e il Partenio-Adriano Lombardi, con la volontà di fornire, di riflesso, anche un grande servizio alla cittadinanza e non soltanto alla comunità sportiva. Un progetto molto interessante che invece è prossimo ad essere inaugurato è quello dell’AlbinoLeffe: la società bergamasca che fino a poco tempo fa giocava i propri incontri casalinghi a Bergamo e poi a Gorgonzola sta costruendo a Zanica un piccolo impianto da circa 1800 posti proprio accanto al centro sportivo, perfettamente proporzionato alle attuali dimensioni del club. Una scelta esemplare per un club di terza serie, ma anche molto lungimirante in chiave futura.