A popolare le più alte montagne di tutto il mondo ci sono le piste da sci, delle attrazioni turistiche che ogni anno richiamano a sé milioni di appassionati degli sport invernali. Tra seggiovie, cabinovie e funivie, però, quei parchi giochi ad alta quota che conosciamo con il nome di comprensori sciistici, possono mettere a dura prova la pazienza dei vacanzieri. Una volta indossati tuta e scarponi, dunque, tutto deve funzionare alla perfezione e, solo così, le piste possono offrire il giusto divertimento a chi, con sci e snowboard, si appresta a solcarle. Ma vi siete mai chiesti come nascono?
Si può definire a tutti gli effetti landscape design quel lavoro svolto all’interno di studi di progettazione specializzati nell’ideazione di piste da sci. Dare vita a un comprensorio sciistico, infatti, ridefinisce l’aspetto di una montagna e necessita di molto tempo e denaro, come sanno bene alcune delle firme più rilevanti del settore quali Ecosign e SE Group, che da decine di anni progettano ski resort in tutti i continenti.
Il processo progettuale parte dallo studio morfologico del sito d’intervento che, grazie a immagini satellitari, GIS e LIDAR, mira a ottenere delle accurate mappe topografiche. In questa fase preliminare, fondamentale è anche l’analisi dell’esposizione alla luce solare, che permette di individuare le aree ottimali per l’ottenimento di una neve perfetta sulla quale sciare.
Si passa poi al disegno, con matita e su carta da lucido, dei possibili percorsi fruibili dagli sciatori. A questo punto si svolge un’ulteriore scrematura, eliminando tutte quelle superfici troppo ripide o troppo piane, ma anche quelle in cui rocce e vegetazione impedirebbero la costruzione delle piste.
Non è raro, però, che alcune porzioni di zone boschive vengano eliminate per ottenere soluzioni che meglio bilancino i limiti presentati dalla montagna con le esigenze del futuro comprensorio. È anche per questo che la realizzazione di piste da sci fa discutere molti sull’impatto ambientale di tali opere, ma chi le progetta afferma che, in realtà, non viene mai usato più del 5% della superficie di una montagna e, se è vero che l’ambiente viene alterato, non si tratta comunque di interventi eccessivamente invasivi.
Perfino l’analisi del terreno ricopre un ruolo non secondario nella progettazione delle piste da sci. Creare una pista su un manto erboso, per esempio, permette di ottenere un’ottima base su cui la neve possa aderire ed essere gestita meglio durante i lavori di manutenzione che vengono svolti quotidianamente.
Ora, però, il comprensorio deve diventare appetibile per gli sciatori: per questo è necessario bilanciare la difficoltà delle piste, in modo che si possano soddisfare sia i neofiti che più esperti, e bisogna rendere coinvolgente ogni percorso con il giusto mix di curve e cambi di pendenza. Inoltre, non è trascurabile la progettazione dei flussi degli sciatori su tutto il comprensorio. Le piste, infatti, devono essere ben interconnesse, affinché i tratti di inizio e di fine giungano in aree adatte a ospitare gli impianti di risalita.
Il lavoro svolto su carta, infine, deve essere validato da uno studio sul campo. Si verifica, infatti, la fattibilità dell’intervento previsto usando inclinometri e GPS direttamente sui pendii che nel giro di qualche anno ospiteranno le nuove piste. A questo punto il progetto può considerarsi terminato e successivamente avrà inizio la vera e propria fase di realizzazione e produzione.