Sono passati esattamente 10 anni da quando nel 2012 Salmo portava “Death USB” nelle peggiori discoteche d’Italia, ancora con la maschera a coprirgli il volto e con forse un centinaio di persone sotto al palco. Quello che stanotte ha riempito San Siro non è lo stesso Salmo, lo si capisce subito dalla scelta di non indossare proprio quella maschera con cui i primi fan – e non solo – lo hanno conosciuto; lo si comprende anche da una delle sue prime (storiche) tracce, “La Prima Volta”, cantata come un regalo a chi c’è stato fin dall’inizio, ma introdotta con la consapevolezza che non tutti erano lì per quella.
Noi sì, eravamo lì proprio per ascoltare quei pezzi che ci hanno cresciuto e di cui basta sentire la prima nota per riconoscerli. Salmo si è preso San Siro in una notte, ha dato tutto e si è portato a casa un risultato che non dimenticherà – e non dimenticheremo. Non è scontato riempire uno stadio che raggiunge una capienza di circa 70.000 persone, e che mai prima d’ora è stato calcato da un rapper – se mettiamo da parte Fedez e J-Ax.
Il concerto di Salmo era importante già solo per questo. Siamo sempre stati abituati a vedere gli artisti rap suonare in luoghi relativamente contenuti: Assago è per molti un grande risultato, ma Salmo non ha avuto paura e già tre anni fa ha annunciato quella che sarebbe stata, in Italia, la data più importante della sua carriera.
San Siro non è un luogo da rapper, non puoi essere chiunque per suonarci. San Siro vuole il rock, il pop: se guardiamo l’elenco di persone che si esibiscono lì, il nome di Salmo si perde tra quelli di Elton John, i Rolling Stones, Guns N’ Roses, Max Pezzali, Marco Mengoni, e non stupisce se la maggior follia del pubblico è arrivata quando a salire sul palco è stato Blanco. Tanto giovane ma tanto popolare da superare in poco tempo le possibilità di artisti rap che hanno tutt’altro pubblico.
Il concerto di Salmo, quindi, era un successo già prima dell’evento, solo perché è riuscito a portarci lì dopo 10 anni dai primi live in discoteca. E abbiamo capito perché “La Prima Volta” è stata introdotta con tanta premura e forse stupore al sentire che a cantarla erano in molti: perché non è certo quello il brano per cui Salmo era lì ieri notte, ma era un tassello fondamentale e necessario che ha fatto partire quella corsa al successo culminata con un risultato eccellente, e non poteva lasciarlo da parte.
La scelta di cantare alcuni pezzi piuttosto che altri, di iniziare il concerto con la band e concluderlo quasi come un DJ set che ha fatto scatenare un pubblico che comprendeva persone di ogni età, ma anche la volontà di chiamare Fedez sul palco, mettendo fine a un’antipatia che fonda le sue radici nell’attaccamento al rap. Salmo ha consacrato sé stesso in una notte, arrivando all’esplosione di un lungo percorso iniziato nei più bui locali rock, e conclusosi su quel palco che il rock se lo mangia.
Salmo ha ringraziato Milano, ma probabilmente doveva ringraziare tutta Italia. La prima volta non si scorda mai dicono (cit.).