Perché André 3000 ha fatto uscire un disco suonato solo con il flauto? È la domanda che da poco meno di una settimana si sta facendo tutto il mondo degli appassionati di musica.
Che senso ha fare una cosa del genere? Per quale motivo uno degli artisti più importanti della sua generazione, uno che ha scritto alcune pagine dell’enciclopedia del rap decide di tornare sulla scena con un lavoro del genere? È davvero possibile che non sia più interessato alla musica che l’ha reso grande? Queste e tante altre domande aleggiano nella mente dei fan, che in moltissimi casi non riescono a darsi pace di tutto ciò – segnaliamo, in questo senso, l’esilarante reazione di Leslie Jones al Daily Show.
Ma facciamo un passo indietro, per chi non sapesse bene di chi o di cosa si sta parlando, André 3000, leggendario rapper di Atlanta che insieme a Big Boi ha dato una voce al sud degli USA tra gli anni ’90 e i 2000 con il gruppo Outkast, ha rilasciato un nuovo disco dopo quasi un ventennio di silenzio. Ma, come si diceva prima, il risultato ha lasciato le persone completamente stupefatte, perché nessuno si aspettava che “New Blue Sun” sarebbe stato un progetto ambient composto con il flauto e poco altro. La scelta di fare tutto ciò è stata motivata da parte dell’artista in una serie di interviste che si possono agilmente recuperare tra YouTube e Google, ma basta leggere il titolo della prima canzone del disco per capire tutto: “I Swear, I Really Wanted to Make a ‘Rap’ Album but This Is Literally the Way the Wind Blew Me This Time” (tradotto, “Lo giuro, volevo davvero fare un album rap ma questa è letteralmente la direzione dove il vento mi ha spinto questa volta”).
Come dicono gli inglesi that’s it, questo è quanto. André 3000 semplicemente non si sentiva nella posizione di poter fare un disco rap credibile e adeguato. Questo genere di spiegazioni sono tutto ciò che di norma non si ha da parte degli artisti, che anzi spesso preferiscono battere il ferro fino a che è caldo – anche quando è solo tiepido – per accontentare la fame bulimica del proprio pubblico, che vuole sempre qualcosa in più: un nuovo album, un nuovo ep, un nuovo singolo. Ogni quanto? Appena possibile. André ha deciso di tirarsi fuori da questa corsa, di seguire in modo anche naïf il suo sentire, senza doversi necessariamente piegare a logiche discografiche che lo vorrebbero in prima fila. Messe da parte le aspettative si è solo concentrato su ciò che lo fa stare bene. E sì, questo è un discorso da ricchi privilegiati, ma d’altra parte chi se non lui e altri come lui hanno la possibilità di poter fare davvero ciò che gli piace senza doversi troppo preoccupare delle conseguenze?
Il risultato è assolutamente gradevole, “New Blue Sun” è un lavoro che si fa ascoltare bene, rilassante e semplice, si concentra su suoni di diversi tipi di flauto e di pochi altri strumenti a fare da contorno. L’ora e mezza di ascolto passa senza fatica, senza annoiare, saltuariamente prende delle derive che si potrebbero definire tribali, ma non ci cade mai davvero dentro. Nulla a che vedere con l’ultimo grande disco ambient che era saltato agli onori di cronaca, “Promises” di Pharoah Sanders e Floating Points, che era una cattedrale di cristallo perfettamente levigata, ma neanche un lavoro da cestinare.
Questo disco è esattamente quello che appare: un prodotto di un musicista giunto alla mezza età che vive in California, coltivando sogni un po’ hippie, interessato solo a ciò che gli permette di star bene.
E alla fine di tutto, qual è il senso? Nessuno, assolutamente nessuno. Questo è il motivo per cui “New Blue Sun” è riuscito a far impazzire gli ascoltatori, André 3000 ha messo al centro del villaggio il puro e semplice cazzeggio. E questo, in contesto culturale che guarda alla iper performatività come metro di giudizio, alle playlist come strumento di paragone per ciò che funziona, e al rispetto delle aspettative come sistema per valutare il grado di spendibilità di un artista sul mercato, è un gesto quasi rivoluzionario.