In una notte di circa cinque anni fa, Jessie Reyez ha quasi mollato tutto, abbandonando il suo sogno di bambina. Ha subito minacce e le è stato proposto del sesso per diventare qualcuno da un importante produttore, di cui lei stessa ha deciso di non rivelarne il nome.
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La cantante canadese è stata vicina ad accettare di vendere la sua anima e proprio questo l’ha scoraggiata e messa al tappeto. Per sua, e nostra, fortuna è riuscita a trovare la forza per continuare a lavorare duramente sulla sua voce e sulla sua musica.
“I was this close to selling my soul that night; I was this close to breaking”
Jessie nasce e cresce a Toronto da una famiglia di immigrati Colombiani. La musica la circonda dal day one. Suo padre suona la chitarra e viene introdotta al reggae fin da bambina. Quando era alle scuole medie un’insegnante d’inglese nota uno dei quaderni che riempiva di poesie. Così è stata incoraggiata e grazie al supporto della famiglia scrive e si esibisce da busker durante diversi anni.
“Music’s always been in my home. My dad plays guitar, and I grew up listening to cumbia and salsa and boleros. And then I got introduced to reggae at like or six or seven and I was like, that was just everything.”
A Toronto nel 2014 è stata accettata al “The Remix Project’s Academy of Recordings Arts”. Durante questo workshop conosce King Louie, un rapper di Chicago che le chiede di cantare su un pezzo da titolo “Living in the Sky”. Quello che segue è un duro lavoro che dà vita a una serie di singoli e video con i quali si guadagna visibilità ed un contratto.
Nel 2017 rilascia il suo EP di debutto “Kiddo”. Un lavoro al quale ha lavorato per due anni che si delinea come un insieme di tutte le esperienze che ha vissuto. Personale e con una capacità di emozionare fuori dal comune. Al suo interno troviamo “Figures” con cui ci parla di una dolorosa rottura e di tutto ciò che essa ha comportato. Quest’ultima ad oggi conta ben 11 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Nello stesso anno decide di raccontare proprio quell’episodio che così tanto l’ha segnata. Esce uno short film per “Gatekeeper”, pezzo già presente nel suo primo progetto. In questi 12 minuti ci mostra quella potenzialmente pericolosa notte, dandoci una testimonianza importantissima per ogni aspirante artista. Quasi un consiglio per tutte le altre donne che cercano di inserirsi in un mondo difficile come quello della musica.
Si esibisce successivamente ai BET Awards e accumula sold-out in moltissimi dei suoi live. Non si fa mancare collaborazioni importanti fra cui quella con Calvin Harris in “Hard to Love” o con Romeo Santos in “Un Vuelo a La”.
Descrivere e dare un’etichetta alla musica di questa artista è uno fra i compiti più difficili in cui ci si possa avventurare. Le canzoni della 26-enne variano da un hip hop dal sound molto dark ad arrangiamenti R&B. Lei descrive la sua musica come “Quentin Tarantino music”: inizialmente vulnerabile e triste e un attimo dopo graffiante ed esplosiva.
Quello che maggiormente brilla è la purezza e la crudezza della sua voce abbinata alla brutale onestà all’interno dei suoi testi. Spesso paragonata ad Amy Winehouse proprio per questi tratti, dice di non avere abbastanza valore per quella che è uno dei suoi idoli.
Oltre a quest’ultima è cresciuta ascoltando tantissimo Bob Marley, Otis Redding, Beyoncé e Carlos Vives, i quali hanno tutti contribuito allo sviluppo del suo stile. Adesso sogna di collaborare con Frank Ocean, il cui album, “Channel Orange”, lo descrive come incredibile.
“Frank Ocean. I have so much respect for him. It’d be incredible. I hope I can produce, I hope I can deliver, I hope I can come to the table, because I feel like I’d be in awe for a minute. But like, Channel Orange was incredible, to me, and “Pink Matter” is one of my favorite songs of all time.”