La situazione legata al COVID-19 non ha lasciato scampo a nessuno sport. Tra questi va inserito anche la Formula 1, vero sport globale, il cui stravolgimento del calendario potrebbe cambiare radicalmente lo scenario dei prossimi due anni di competizioni.
La stagione 2020 di Formula 1 doveva essere un punto fondamentale per il futuro dello sport, essendo l’ultima prima della rivoluzione 2021, caratterizzata da nuove normative tecniche e soprattutto dal budget cap. Quest’ultima specifica limiterà le spese di ciascuna scuderia a 175 milioni di dollari dalla prossima stagione, cifra in cui però non sono conteggiati gli stipendi dei piloti, le spese legate alla power unit, i costi di trasferta e quelli di marketing.
L’introduzione del budget cap sta rivoluzionando la Formula 1 già da questa stagione, specie per i team con maggiore liquidità: Mercedes, Ferrari e Red Bull. Queste tre squadre hanno solitamente disponibilità economiche illimitate, non paragonabili a nessun altro team, per questo lo sviluppo delle monoposto del 2021 sarebbe passato dalla stagione 2020. Già tempo fa il Team Principal di Ferrari Mattia Binotto disse che se la macchina non fosse stata competitiva nel primo quarto di stagione, il grande focus della scuderia di Maranello sarebbe stato il 2021, facendo intuire che gli sforzi umani ed economici sarebbero stati decentrati sul progetto futuro, così da partire avvantaggiati nella prossima campagna.

Simile ma con diverse sfumature fu il ragionamento di un altro Team Manager, Christian Horner. L’uomo chiave di Red Bull ha detto che l’applicazione delle nuove normative tecniche e le conseguenti variazioni ingegneristiche porteranno le squadre a lavorare contemporaneamente su due macchine completamente diverse, per due stagioni differenti, rendendo quella 2020 l’annata più dispendiosa di sempre.
Insomma, parliamo di metodi legali per circumnavigare il budget cap, una situazione che porta a conseguenze opposte rispetto al motivo per cui è stato introdotto, possibilmente ampliando ulteriormente il divario con le scuderie più piccole. Per non parlare del fatto che la scelta di Ferrari avrebbe portato a una stagione potenzialmente poco competitiva (almeno per metà anno) del duo dalla maggiore fan base.
In questa situazione già contorta si pone anche il coronavirus.
Vero, ogni sport ha modificato o annullato la propria scaletta, ma nessuno sport è realmente globale quanto la Formula 1. Nessuna federazione nazionale, nessuna normativa statale, la Formula 1 deve relazionarsi con pubblici, trasferimenti e situazioni socio-politiche differenti a ogni latitudine. Per questo motivo una presa di posizione sulla situazione coronavirus è complessa da prendere.

Già saltate sono le corse in Australia, Bahrain, Vietnam e Cina, mentre i GP di Olanda, Spagna e Monaco sono posticipati. Una delle possibilità consiste nel correre le gare rimaste e spostare le tre sopracitate nella pausa estiva, che di conseguenza verrebbe pressoché annullata. I team si ritrovano quindi in uno scenario surreale: lavorare su due macchine e spendere cifre esorbitanti per una stagione che potrebbe non realizzarsi. Per non parlare del fatto che questa situazione straordinaria starebbe portando la FIA a riconsiderare l’introduzione delle già nominate normative tecniche, con un loro spostamento alla stagione 2022. Parliamo quindi di un’ulteriore variazione nei piani di lavorazione già in atto.
Se la stagione si fosse svolta senza problemi, secondo quanto detto precedentemente, la Ferrari starebbe valutando dove indirizzare le proprie forze, se su questa stagione o la prossima. E invece siamo qui a leggere che Alfa Romeo manderà a casa il proprio team dal 23 marzo al 13 aprile, mentre altre scuderie rimodelleranno le proprie aziende per produrre componenti per macchinari respiratori. Come procederà questa stagione di Formula 1, è ancora un dubbio per chiunque.