Cosa è successo alla Napoli Tennis Cup

A differenza di qualche anno fa, nel calendario ATP sono stati inseriti molti più tornei italiani in aggiunta al tradizionale appuntamento degli Internazionali d’Italia di Roma (le NextGen ATP Finals di Milano, le Nitto ATP Finals di Torino, il Sardegna Open di Cagliari, l’UniCredit Open di Firenze giocato pochi giorni fa, i Ladies Open di Parma e Courmayeur e Gaibledon nel panorama femminile). Tramite una licenza annuale arrivata in seguito alla riformulazione del programma autunnale che prevedeva, ad esempio, la Kremlin Cup di Mosca, anche il Tennis Club di Napoli ha avuto la chance di organizzare un ATP 250, da giocare su campi di cemento outdoor creati per l’occasione sul Lungomare di Mergellina e non su terra rossa, come già successo più volte in passato per altri eventi. Non si sa ancora con certezza se il torneo appena disputato sarà stato l’ultimo nella città campana, ma di certo sarà ricordato a lungo per via delle molte disavventure che l’hanno riguardato.

La colorazione iniziale del Campo Centrale

Nonostante un’entry list di grande valore, agevolata dalla necessità di molti partecipanti di racimolare punti preziosi per la classifica, e delle condizioni climatiche ottimali per disputare incontri all’aperto, all’attesa per i primi match in programma lo scorso fine settimana si è subito sostituita la preoccupazione per le condizioni del terreno di gioco, che in maniera decisamente insolita è stata subito denunciata dagli stessi tennisti, subito dopo aver testato i campi per allenarsi. Il rimbalzo irregolare causato da piccoli avvallamenti e l’evidente imperfezione dei campi (testimoniata anche da alcune immagini diventate subito virali, come le impronte di scarpe sul cemento) hanno costretto gli organizzatori a far disputare i match di qualificazione al Tennis Club di Pozzuoli, causando già l’imbarazzo di molti appassionati, di chi aveva acquistato un biglietto e ovviamente dei giocatori costretti a spostamenti non preventivati.

Il Campo Centrale dopo che il terreno di gioco è stato sostituito

Ma neanche dopo alcuni iniziali rinvii all’ordine di gioco programmato è stato possibile ripristinare i campi in modo da svolgere regolarmente il torneo, e dunque anche tramite la Federazione Italiana Tennis è stato necessario chiedere in fretta e furia che da Firenze, dove la settimana precedente si era svolto un ATP 250 sul cemento indoor, inviassero il terreno di gioco appena utilizzato. Un cambiamento non di poco conto: sia per questioni cromatiche, vista la diversa colorazione dei due campi, ma soprattutto per garantire uniformità di condizioni al torneo, il primo ad essere stato di fatto disputato su tre diverse superfici (greenset per il tabellone singolare, supersoft per qualificazioni e doppio, e mapecoat per gli allenamenti). Al lavoro di montaggio e adeguamento che aveva già causato i primi ritardi si è sommato il problema dell’umidità dei campi riscontrato nel corso dei match serali (non troppo inaspettato vista la vicinanza col mare, come fatto notare da molti esperti), che per due giorni consecutivi ha costretto gli organizzatori ad ulteriori rinvii e che ha infastidito non poco i tennisti: Fabio Fognini si è arrabbiato molto, Corentin Moutet si è addirittura ritirato per paura di farsi male. Per non parlare della necessità di provvedere a rimborsi e cambio biglietti.

Ai problemi imputabili all’organizzazione se ne sono aggiunti altri che si potrebbero derubricare come imprevisti, giusto per complicare ulteriormente le cose e rendere la Napoli Tennis Cup sempre più paragonabile al celebre Fyre Festival, come scritto da alcuni utenti su Twitter. Uno è quello del tennista colombiano Nicolás Barrientos buttato fuori dal suo albergo (poi ha ovviamente ottenuto le scuse per l’accaduto) e un’altro ha riguardato la rottura di una condotta idrica nel quartiere che ha privato dell’acqua l’Hotel Esedra, dove risiedevano molti giocatori. Nonostante i maldestri tentativi del direttore del torneo Cosimo Napolitano e del capo ufficio stampa Alessandro Alciato di minimizzare quanto accaduto senza prendersi alcuna responsabilità, e oltretutto dando la colpa agli imbecilli dei social, è stato proprio grazie alle segnalazioni avvenute ad esempio su Twitter e Instagram che sono venute fuori gran parte delle problematiche del torneo (che hanno riguardato anche altri questioni, come ad esempio il tifo da stadio contro gli avversari dei tennisti azzurri), talmente oggettive da essere state riscontrate anche all’estero da alcuni puntuali reportage, come quello de L’Equipe, mentre in Italia la situazione veniva più o meno taciuta dalla maggior parte dei media mainstream.

Per fortuna l’ATP di Napoli si è concluso nel migliore dei modi, con una finale tutta italiana tra Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti vinta da quest’ultimo, e che ha avuto l’unico neo di essere stata condizionata da un ulteriore guaio di carattere tecnico, quello relativo al segnale internazionale della telecamera che ha costretto a delle riprese di fortuna da una posizione laterale. Le buone prestazioni degli azzurri hanno leggermente affievolito le polemiche sulla mancata wild card ad Andreas Seppi, prossimo al ritiro e desideroso di chiudere la sua carriera in un torneo organizzato in Italia, una scelta presa dalla Federazione ma che ha inevitabilmente interessato anche gli organizzatori dell’Open napoletano. A proposito di Federazione, il Presidente Angelo Binaghi non si è nascosto dietro un dito e ha ammesso che qualcosa non ha funzionato, facendo intendere che quasi sicuramente arriverà una multa dall’ATP.