La conclusione di questo Sanremo non è stata una bella pagina per la musica italiana: tra fischi, insulti social, derive razziste e polemiche, i momenti finali di Sanremo 2024 hanno tirato fuori il peggio di noi. E hanno un po’ avvelenato quella che altrimenti sarebbe stata una bella vittoria di Angelina Mango, un’ottima artista che si merita i complimenti per la vittoria. È difficile, però, ignorare il fatto che nel televoto Geolier abbia ricevuto il 60% delle preferenze contro il 16% della vincitrice: a ribaltare il risultato è stato il voto della sala stampa, 73,5% per Mango e 1,5% per Geolier, come riporta Il Mattino, il quotidiano di Napoli.
Il meccanismo è lo stesso che ha portato Mahmood alla vittoria nel 2019 grazie alle preferenze di sala stampa e giuria d’onore, nonostante Ultimo avesse stravinto al televoto con una percentuale del 48,8%. All’epoca avevamo festeggiato la notizia, perché finalmente il Festival si apriva a una nuova tipologia di musica italiana grazie alla lungimiranza dei giurati. Il genere portato da Mahmood già andava molto forte, ma pubblico giovane di allora snobbava in gran parte Sanremo, e di conseguenza non televotava (a parte qualche fan base molto compatta e determinata come quella dei talent show o appunto di Ultimo): era stato l’intervento della critica e della stampa musicale a far sì che anche la classifica di Sanremo si aprisse alle novità già presenti nelle classifiche FIMI. Se ai tempi li avevamo applauditi per aver svecchiato il format, oggi non possiamo accusare gli stessi giurati di aver giocato sporco: le regole vanno accettate sempre, che ci piaccia il risultato o no. E questo vale anche per Ultimo, che da sempre ha un rapporto complicato con i giornalisti e a differenza di Geolier – che la sta prendendo molto più sportivamente – si era molto risentito della situazione, arrivando addirittura a fuggire dalla Liguria nel cuore della notte, disertando la tradizionale copertina di TV Sorrisi e Canzoni con il podio sanremese.
Lo ribadiamo: il punto non è chi meritava di vincere o no. Sia Geolier che Angelina Mango hanno già vinto conquistando il cuore degli ascoltatori, e non sarà certo una palma dorata esposta in bella mostra su uno scaffale di casa a cambiare le cose. Geolier, poi, è entrato nella storia: non era mai successo che musica interamente in dialetto arrivasse così in alto in classifica (sia a Sanremo che in FIMI), e con i suoi 23 anni questo è solo l’inizio di un brillante percorso. La delusione è comprensibile, e anche un pizzico di frustrazione, ma per lui si apre una stagione meravigliosa. Detto ciò, però, qualcosa da cambiare ci sarebbe: la composizione della sala stampa di Sanremo, che è giusto abbia un grande potere di controbilanciare il televoto – altrimenti il rischio è che vinca non la canzone migliore, ma la fan base più grossa, come succedeva ai tempi di Marco Carta e Valerio Scanu – ma non riflette più da tempo i gusti del Paese reale. Al momento è formata in larga maggioranza da testate che si occupano solo di musica melodica italiana, o addirittura che non si occupano affatto di musica al di fuori di Sanremo e dei talent. E in un contesto per molti versi fermo agli anni ‘90, è chiaro che un certo tipo di canzone faccia più presa rispetto a un altro.
Per Geolier c’è stato inoltre un doppio fattore di svantaggio: è un rapper (un genere considerato di serie B dai cultori del bel canto e dell’orchestra) ed è napoletano (un popolo tacciato da sempre di magheggi, perché ricordiamoci che il razzismo non esiste solo nei confronti degli stranieri). Molti inviati al Festival non seguono e/o disprezzano il rap, e molti non avevano mai sentito neppure parlare di Geolier, nonostante il suo sia stato il disco più venduto del 2023. Un episodio emblematico di questi giorni riguarda la giornalista di una minuscola radio locale pavese, che in conferenza stampa ha chiesto a Geolier se non si sentiva un po’ a disagio ad aver rubato la vittoria della serata delle cover. Risposta impeccabile di Geolier: «Io mi sento a disagio a rispondere a questa domanda». In un secondo momento, sui social, la giornalista ha commentato così: «Non entro nel merito del fenomeno di Geolier. Non lo conoscevo e sto scoprendo solo ora che è l’idolo di molti adolescenti. Andrò sicuramente a studiare il personaggio, sono proprio curiosa di sapere cosa comunica con i suoi testi». Ecco, al di là dei gusti personali, che una persona che si occupa di musica per lavoro scopra solo a Sanremo chi è Geolier, al punto da avere il dubbio che possa aver “rubato” la vittoria nonostante i suoi numeri stratosferici su qualsiasi piattaforma, lascia un po’ perplessi. Tanto più perché è una persona che vota. La sensazione, purtroppo, è che a volte il voto della sala stampa non sia a favore di qualcuno, ma piuttosto contro qualcun altro: in questo caso, contro il nuovo che avanza anche in una realtà super conservatrice come quella sanremese.
L’auspicio per l’anno prossimo, insomma, è che venga sì mantenuto quel prezioso strumento di tutela dell’eccellenza che è il voto della sala stampa, ma che sempre più realtà che seguono il rap e la musica di oggi entrino a farne parte, in modo da bilanciarne meglio gli equilibri. E speriamo anche che, anche se partecipare a Sanremo o seguirlo da fan può essere un’esperienza frustrante e deludente (soprattutto per chi arriva da certi contesti musicali), sempre più esponenti della nuova generazione decidano di farlo, perché un cambiamento strutturale può arrivare solo dall’interno.