Fashion

Cosa si nasconde dietro a una sfilata?

Articolo di

Leonardo Brini

Settembre significa solo una cosa nel mondo della moda: “fashion-month“. Salutate le ferie estive, la frenesia delle giornate di lavoro è ormai ricominciata e tutto il settore viene catapultato nelle quattro settimane più intense e importanti dell’anno con New York, Londra poi Milano e Parigi che si trasformano nelle caotiche location di sfilate e presentazioni della prossima stagione Primavera/Estate. Designer, fotografi e stylist, ma anche editor, giornalisti e celebrità: le capitali della moda vengono invase da migliaia di professionisti, creando un’atmosfera che (nel bene o nel male) solo le Fashion Week sono in grado di suscitare. Nonostante le critiche riguardanti l’impatto ambientale e la pressione di un calendario sempre più impegnativo, la settimana della moda rimane infatti il momento in cui i riflettori sono puntati sul settore, ciò che permette ai marchi più conosciuti di riconfermarsi all’apice della popolarità e a giovani stilisti di farsi conoscere e attirare l’attenzione del pubblico.

Mentre gli after-party animano la vita notturna e diventano la valvola di sfogo della vita convulsa del sistema moda, il vero fulcro del “fashion-month” rimangono ovviamente le sfilate, che tuttora esercitano un potere e un fascino senza eguali. Anche se c’è chi le considera un’usanza ormai obsoleta e poco in linea con i tempi, infatti, le sfilate sono l’Evento con la e maiuscola: basta girovagare un pomeriggio a Milano (tra il 20 e il 26 settembre) per rendersi conto di come quell’alone di mistero ed esclusività che le sfilate possiedono attiri ancora oggi centinaia di persone affollate fuori dai set, in attesa di incontrare qualche celebrità o semplicemente per sentirsi parte di quel mondo che si mostra così elitario e destinato a pochi. La diffusione degli streaming e dei social media hanno indubbiamente reso la moda più facilmente fruibile e vicino al grande pubblico ma, mentre gli abiti sembrano oggi più “a portata di persona comune”, la stessa cosa non si può dire del fashion system in generale. Le sfilate continuano ad essere accessibili solo su invito, le collezioni segrete (per ovvi motivi) fino al giorno della presentazione e tutto avviene dietro le porte chiuse degli uffici impenetrabili dei brand.

Ma cosa succede davvero prima di una sfilata? Cosa si deve fare per rendere perfetti quei pochi minuti di presentazione?

Fitting

Nonostante quello che traspare dai social, il vero focus di una sfilata non sono certo le celebrità in prima fila o gli outfit delle influencer in posa sui vari marciapiedi del mondo, bensì gli abiti sulle passerelle. Dopo mesi di ricerca, esperimenti e sviluppo dei capi, la collezione è finalmente definita e pronta per essere presentata. Un tassello fondamentale affinché questo possa avvenire è ovviamente la scelta di modelle e modelli, ma una volta completato il casting è altrettanto importante che gli abiti siano adattati (o “fittati“) alla fisicità di chi poi li indosserà. Prima che il capo venga realizzato, infatti, questo viene ideato/disegnato dal team creativo con in mente una resa ben precisa sul corpo, raggiungibile solamente modificando il campione direttamente indosso alla modella. Oltre a questa parte più “tecnica” legata alla costruzione degli abiti in rapporto al corpo, anche i vari colori e materiali utilizzati possono assumere un aspetto diverso a seconda di chi li indossa. Per questo motivo è necessario provare i look, assemblati dallo stylist e attribuiti ognuno a una specifica modella dal casting director, prima di farli uscire in passerella.

Per fare ciò, qualche giorno prima della sfilata tutto il “cast” viene convocato in uno studio (o direttamente negli atelier per i brand più importanti) per gli ultimi ritocchi. In presenza del direttore creativo, dello stylist e del casting director ma anche di sarti e modellisti, tutti i modelli provano per la prima volta i capi a loro assegnati affinché venga presa nota di tutti i difetti e delle modifiche necessarie: da un semplice orlo più basso o più alto, fino a cambiamenti più importanti come la riduzione/aumento di volume o una variazione di taglia. Nel caso in cui invece l’abbinamento look-modella non venisse ritenuto adatto o al massimo del potenziale, gli abiti vengono riassegnati e il processo di fitting ricomincia con una nuova modella.

Segnati tutti i ritocchi e le migliorie da fare, ogni look viene fotografato nei minimi dettagli (compresi gli accessori e, nei casi più particolari, anche le prove di make-up o hairstyle) per far sì che il giorno dello show possa essere “ricreato” perfettamente da vestieristi e assistenti. Solo a questo punto viene stabilita la line up definitiva, ovvero l’ordine con cui ogni look verrà presentato al pubblico.

@martinasocrate avevate mai visto un fitting così da vicino?🧚🏻‍♀️ io no, e sono ancora lì con la testa 💭 grazie @polimoda ♬ Suite From The Devil Wears Prada – Theodore Shapiro

Prove generali

Terminata la fase di fitting, tutta l’azione si sposta nella location in cui si terrà il fashion show. Anche qui, però, i dettagli a cui il team deve prestare attenzione sono molti di più di quello che si può pensare e per questo, anche il giorno stesso della sfilata, gli step da considerare sono tantissimi. Oltre ovviamente al controllo del set, la fase più importante è quella delle prove generali, durante le quali sono di nuovo le modelle a essere le protagoniste.

Una buona collezione, infatti, va oltre ai vestiti ed è in grado di raccontare una storia, trasmettere uno stato d’animo o comunicare un messaggio. Per questo, le modelle devono diventare quasi delle attrici capaci di allinearsi con il mood generale scelto dal direttore creativo. Durante le prove quindi, il casting director ha il compito di assicurarsi che tutte le indossatrici abbiano ben chiaro il tipo di camminata, posa, espressione e intensità da tenere sulla passerella: per far sì che nessuno se lo dimentichi, non è raro trovare nel backstage dei cartelli con alcune parole chiave riguardanti il mood della collezione.

Durante questa fase, le modelle indossano solitamente i propri abiti personali, ma le “general rehearsal” sono fondamentali anche per provare le scarpe e i capi più stravaganti. Che siano tacchi vertiginosi, abiti con strascichi chilometrici o particolarmente aderenti o accessori non troppo stabili, questo è il momento perfetto per permettere alle modelle di prendere confidenza con tutti gli elementi “fuori dall’ordinario” che potrebbero comprometterne la camminata. Nel caso di look speciali, può capitare anche che questi vengano interamente provati sulla modella per controllare, per la prima volta, l’effetto dei vestiti in movimento con le luci giuste. Ovviamente, a questo punto, le modifiche che si possono fare non sono sostanziali ma qualche piccolo aggiustamento di styling (o in casi estremi l’eliminazione totale dell’outfit) può cambiare completamente e “salvare” il look.

Per ultimo, ma assolutamente non per importanza, le prove generali servono alle modelle come “esercitazione”. Ogni set, infatti, è completamente diverso e questi variano sia per la difficoltà stessa dei percorsi sia per l’utilizzo di scenografie o “oggetti di scena” sempre più innovativi. Se si considera poi che molti show oggi sono arricchiti da performance artistiche, musicali o balli dal vivo, è evidente quanto sia fondamentale che tutti siano sincronizzati e rispettino i tempi stabiliti. Per tutti questi motivi, durante le prove generali, la regia deve verificare e mettere a punto l’esecuzione dell’intera sfilata: dalla regolazione delle luci alla musica, dai tempi di uscita delle modelle alla durata effettiva di tutto l’evento. Nel frattempo, durante le varie passerelle di prove, le modelle hanno il compito di imparare il percorso da seguire (in modo da non scontrarsi tra di loro) e provare la velocità di camminata (per non essere né troppo vicina, né troppo lontana dalla modella davanti), adattandola alla colonna sonora scelta.

Terminate le prove generali, è il turno di dare il via ai preparativi veri e propri per lo show: trucco e parrucco nel backstage, fase di vestizione e lo show ha inizio. Ma una volta che la presentazione è terminata e si riaccendono le luci, cosa succede? Dove finiscono i vestiti appena presentati?

Re-See

Mentre lo scopo delle sfilate oggi è ormai quello di attirare l’attenzione dei social e creare più rumore possibile, il business vero avviene quando lo spettacolo si conclude e i paparazzi sono ormai lontani. Il momento più importante per gli addetti ai lavori, infatti, non è tanto la presentazione ufficiale ma il “re-see”, l’opportunità di rivedere più da vicino la collezione. Il giorno successivo allo show, infatti, i brand più importanti espongono tutta la collezione in contesti meno sfarzosi (showroom, uffici o addirittura nelle stesse location della sfilata) per focalizzare l’attenzione sui singoli pezzi. Ma a cosa servono effettivamente questi re-see?

Gli obiettivi sono vari e mirano a diversi aspetti della vita di un brand. Il primo è legato alle operazioni di comunicazione e pr del marchio e per questo tra i primi invitati all’evento ci sono sicuramente editor, giornalisti e stylist. All’interno dei saloni dedicati, tra le tantissime relle appendiabiti che ricostruiscono i look dello show, tutti gli abiti possono essere studiati nel dettaglio, abbinati ad altri pezzi della collezione o semplicemente visti per intero. In questo modo, editor e giornalisti possono scrivere recensioni e commenti in maniera più approfondita, mentre gli stylist programmano i propri servizi fotografici o coordinano le apparizioni pubbliche dei propri clienti. Durante i re-see, infatti, cominciano a essere delineate le tappe che gli abiti di campionario faranno in giro per il mondo tra set, red carpet e video musicali e riuscire a incastrare tutti gli impegni (sia interni, come la campagna pubblicitaria ufficiale, sia esterni) per cercare di soddisfare tutte le richieste è fondamentale.

Altri ospiti “speciali” dei re-see sono buyer e proprietari di importanti boutique. Nonostante la campagna vendite ufficiale duri solitamente tre settimane e avvenga in uno showroom commerciale appositamente allestito, alcune importanti personalità nel mondo del retail hanno la possibilità di rivedere la collezione “in anteprima” rispetto ai competitor. Lo scopo del re-see, infatti, non è di natura commerciale ma, in via del tutto eccezionale ed esclusiva, spesso viene concesso ai clienti migliori di effettuare i primi ordini, soprattutto per i pezzi particolarmente interessati o per collaborazioni limitate.

Il lavoro, la cura per i dettagli e il numero di persone coinvolte per mettere in scena una sfilata è enorme. Spesso siamo portati a pensare che la buona riuscita di una collezione sia merito solamente del designer di punta di una grande maison, ma in realtà a essere fondamentale è più che altro la sinergia tra tutte le figure professionali che partecipano a questi eventi. In quei quindici minuti di sfilata si concentrano infatti mesi e mesi di dedizione e di incarichi di team ricchi di professionisti, in grado di dare vita a quel sogno che affascina tutti noi.