Cosa si nasconde sotto le nostre scarpe?

Immaginiamo una scarpa e tutti gli elementi che la costituiscono: tomaia, linguetta, lacci, strap in velcro, mudguard, supporto per il tallone, intersuola e suola. Mentre ai primi viene data una certa importanza nel momento dell’acquisto di una scarpa, la suola è quella a cui spesso non facciamo caso, del resto non si vede. Ma proviamo adesso a immaginare una calzatura priva di suola. Che scarpa sarebbe?

La suola è la base su cui si costruisce qualsiasi tipologia di prodotto che mettiamo ai piedi per uscire, è quella parte che ci tiene a contatto col terreno quando camminiamo e che asseconda i nostri movimenti, anche nelle situazioni più estreme. Ad aver compreso per primo l’importanza della suola, sviluppandone tutto il suo potenziale, è stato Vitale Bramani, fondatore di Vibram, azienda italiana specializzata nella produzione di suole di gomma.

Bramani, oltre ad essere un imprenditore, era alpinista e guida alpina, ed è così che al ritorno da una tragica scalata in montagna in cui persero la vita sei alpinisti ebbe la geniale intuizione di realizzare delle suole in gomma vulcanizzata il cui design poteva garantire durabilità, ma soprattutto maggiore trazione sulle superfici miste. Con alle spalle una produzione annua di circa 50 milioni di suole, Vibram è oggi leader mondiale nel mondo della componentistica per calzature. Per scoprire come questa realtà del Made in Italy sia riuscita a diventare un punto di riferimento nel suo settore abbiamo trascorso una giornata nello stabilimento Vibram di Albizzate, vicino Milano.

Appena si mette piede all’interno dell’impianto è subito evidente come il collocamento dell’intera filiera produttiva in un solo luogo rappresenti il punto di forza di questa realtà. A pochi chilometri dal capoluogo lombardo, Vibram ha infatti istituito il suo fulcro, costruendo gli uffici di design nello stesso luogo in cui i forni stampano incessantemente suole in gomma. Ci é voluto davvero poco per comprendere i vantaggi di questa scelta: non appena siamo scesi nell’hub creativo, dove i designer progettano e ideano le suole più innovative in commercio, ci siamo trovati davanti a un vero e proprio centro in cui la fantasia del team è guidata e resa concreta dall’esperienza di chi lavora nella test room adiacente.

Lavorare con prodotti performance implica però anche garantire standard qualitativi che possano assecondare le necessità del cliente. E quale miglior modo per farlo se non testare immediatamente il progetto, a chilometro zero, per comprenderne i punti di forza e di debolezza. Dagli sketch prende così il via la produzione di prototipi che, sempre rimanendo ad Albizzate, vengono messi alla prova a 360 gradi con test di laboratorio sull’abrasione della gomma fino a un controllo del grip su superfici impervie, bagnate e persino ghiacciate.

La nostra visita ci ha poi condotto dove la linfa di Vibram, la gomma, viene lavorata e trasformata. In un immenso spazio, in cui la collocazione di ogni macchinario rende il più efficiente possibile una complessa catena di produzione, è possibile intravedere ammassi di gomma venir lavorati come se fossero pasta. Per poi essere successivamente stesi in tele che, una volta divise in sezioni, saranno pronte a trasformarsi in resistenti, e tecnologicamente avanzate, suole.

Molte volte scegliamo una scarpa perché ci piace esteticamente e per i suoi dettagli tecnici, ma in pochi sanno cosa c’è dietro, o forse sarebbe meglio dire sotto.

Paolo Manuzzi, Global General Manager di Vibram

Abbiamo poi incontrato Paolo Manuzzi, Global General Manager di Vibram, col quale abbiamo avuto l’opportunità di capire ancora meglio i meccanismi che hanno permesso all’idea di Vitale Bramani di trasformarsi in un caposaldo dell’odierna industria calzaturiera.

Paolo Manuzzi, Vibram Global General Manager

La produzione delle vostre suole trova impiego in diversi settori, dal lifestyle al workwear, fino al mondo dellalta moda. Ma le radici di Vibram partono dal mondo outdoor. Quali sono gli step che hanno permesso questa espansione alla vostra azienda?

Vibram nasce in montagna, con l’idea di realizzare prodotti, in questo caso suole, funzionali all’ambiente in cui vengono impiegati. Nel corso della nostra storia abbiamo affrontato diverse sfide e altrettanti cambiamenti, ma la ciclicità di questo processo di volta in volta ci ha sempre lasciato qualcosa, permettendoci di evolvere. Abbiamo mosso i primi passi ingegnerizzando suole da usare sulle vette delle montagne per poi, tra gli anni ’80 e ’90, spostarci nelle città per affinare il nostro approccio all’ambito lifestyle, in cui siamo entrati grazie a marchi come Timberland e il suo Yellow Boot. Oggi, per esempio, stiamo assistendo a un nuovo incremento di quello che è l’interesse del lato hiking, non avendo mai abbandonato il mondo fashion ci troviamo a lavorare simultaneamente su più fronti, stando al passo con le nuove esigenze del mercato. 

Ciclicità è una parola che hai utilizzato per descrivere la vostra evoluzione e che rappresenta quello che è il mondo moda odierno. Tra le diverse tendenze, quella che sta tornando maggiormente in auge è per l’appunto quella dell’outdoor. Come state vivendo questa rinascita, che dalla fondazione di Vibram ha sempre guidato la creazione dei vostri prodotti?

Sono ormai diversi anni che il mondo moda sta tentando incessantemente di fondersi con quello dell’abbigliamento per stare all’aria aperta, ma soltanto adesso sembrerebbe essere riuscito a sbloccare l’ingranaggio che lo teneva bloccato. Il rinnovato interesse nei prodotti tecnici, come potrebbero essere giacche impermeabili, antivento, o più semplicemente le sempre più apprezzate scarpe da trail-running, ci sta permettendo di avvicinare il cliente a un prodotto di qualità, versatile e duraturo. Come azienda abbiamo sempre fatto il massimo per assecondare quelle che sono le nostre necessità, ovvero sviluppare nuove performanti tecnologie da applicare a specifici prodotti.

Il vostro core business è strettamente legato alla performance, ambito dove solitamente viene lasciato poco spazio allestetica in favore della funzionalità. Nei vostri prodotti, però, è evidente come questi due fattori vengano continuamente sviluppati di pari passo e con uguale importanza. È questa una delle chiavi del vostro successo?

Funzionalità ed estetica sono due aggettivi intrinsechi alla storia di Vibram grazie alla figura di Vitale Bramani, fondatore dell’azienda, nonché grandissimo uomo di prodotto ma anche di marketing. Quando nel 1936 decise di dare il via al tutto, Vitale volle mettere la sua firma sulla suola, nasce così l’iconico ottagono giallo, elemento capace di tradurre qualità e durabilità in riconoscibilità. L’estetica è stata certamente fondamentale alla nostra crescita, ma il focus è sempre stato direzionato verso la performance. La nostra riconoscibilità è funzionale alla tecnologia che offriamo.

Rimanere legati alle vostre origini si è rivelata essere la mossa vincente sotto diversi punti di vista. Oltre a essere diventati un punto di riferimento per la realizzazione di calzature tecniche, siete anche tra i primi marchi ad aver preso in considerazione il concetto di sostenibilità, introducendolo nel vostro DNA prima che diventasse unidea adottata da tutti. Sotto quali punti di vista pensi che le imprese del footwear possano impegnarsi maggiormente per diventare più sostenibili?

Tanti. Sono davvero tanti i punti di vista sotto i quali le aziende del mondo footwear, e non solo, potrebbe migliorare. Il primo fra tutti, come dico sempre, è legato alla produzione a chilometro zero. Produrre i prodotti il più vicino possibile al loro mercato, o consumatore finale, è il primo step per abbattere emissioni e ridurre gli sprechi. Noi, per esempio, abbiamo sempre fatto il possibile per collocare la nostra produzione in punti strategici e favorevoli all’ambiente. Per ogni parte del mondo con cui lavoriamo abbiamo un polo di riferimento: oltre che in Italia, siamo presenti in Cina, Giappone, Stati Uniti e persino Brasile. Assecondare questa filosofia, in cui crediamo dagli anni ’90, ci permette non solo di avere un minore impatto sull’ambiente, ma anche di garantire un servizio più celere al cliente.

Parlando di clienti, è interessante vedere come Vibram riesca a dialogare con grandi aziende come Alyx, New Balance, Arcteryx e Balenciaga e allo stesso tempo sia capace di mantenere un solido legame anche con il consumatore privato fornendo diversi servizi. Come si riesce a mantenere questo equilibrio?

Questa che hai sottolineato tu è una caratteristica che da sempre ci accompagna, e che abbiamo consolidato nel tempo grazie al servizio di riparazione. Quello che offriamo, oltre a trattarsi di un ulteriore approccio sostenibile al nostro lavoro, è un sistema che garantisce al cliente costante supporto, permettendoci al contempo di instaurare un dialogo più ravvicinato con lui e comprendere sempre quali sono le nuove necessità del pubblico. Mantenere e valorizzare questo aspetto non è facile, soprattutto quando, per molti, noi siamo visti come dei fornitori tramite i quali le aziende promuovono il loro marchio. Per valorizzare le nostre suole, e creare maggiore awareness intorno a Vibram, negli ultimi anni abbiamo deciso di investire molto e lavorare sempre più a stretto contatto con quello che è il consumatore.

È proprio dal consumatore, e per il consumatore, che le innovazioni tecnologiche di Vibram trovano nuovi sbocchi e forme. È questo il caso delle FiveFingers, il primo prodotto a essere interamente realizzato e sviluppato all’interno della vostra azienda. Come ha avuto inizio il tutto?

Il progetto FiveFingers è partito per caso quando uno studente che doveva fare la tesi ci propose l’idea di realizzare una suola che riprendesse la forma del piede. Aiutandolo nello sviluppo abbiamo deciso di introdurre sul mercato questa innovativa tipologia di calzatura, inizialmente distribuendola tra i nostri clienti, per poi passare a una vendita diretta al pubblico. Il tutto ci ha permesso di comprendere più da vicino quali sono le dinamiche che affrontano i nostri clienti e quali sono le loro esigenze: in questo caso era quella di liberarsi dalle costrizioni della scarpa senza privarsi della sua protezione, quella garantita dalla suola. FiveFingers è uno dei progetti più rivoluzionari e innovativi che stiamo portando avanti anche grazie a campagne come “Move Freely”, in cui il concetto di libertà di movimento è stato tradotto in un accattivante viaggio cinematografico.

Nei prossimi 10 anni che cosa possiamo aspettarci dall’azienda che per prima è stata in grado di valorizzare la componente più nascosta di una calzatura?

Siamo determinati a espanderci ulteriormente, vogliamo aprire una nuova location a Los Angeles, continueremo a lavorare molto sulla riconoscibilità del marchio. Ad oggi siamo conosciuti, le persone ci riconoscono ma davanti a noi c’è ancora tanta strada da fare, è un attimo fare un passo falso e scomparire, soprattutto se si pensa all’ambito tecnologico in cui siamo inseriti. Da un lato sarà fondamentale stare al passo a livello di marketing, dall’altro, invece, andrà mantenuto il prodotto alla pari. Al momento siamo tra i brand più riconosciuti, ma siamo ancora una briciola nel mondo delle suole.

Foto
Valentina Proverbio