Cosa sta succedendo al Chelsea a causa delle sanzioni governative

Basterà aspettare la gara casalinga di questo pomeriggio contro il Newcastle per vedere le prime conseguenze delle sanzioni che il governo britannico ha inflitto al Chelsea di Roman Abramovich. In occasione del match di Stamford Bridge la squadra londinese dovrebbe giocare per la prima volta senza il badge Three sulla maglia, dopo che lo sponsor irlandese ha annunciato di voler sospendere la partnership commerciale chiedendo la rimozione dei propri simboli dai kit gara e dallo stadio, e probabilmente la partita sarà giocata davanti a un numero inferiore di spettatori, visto che d’ora in poi l’ingresso sarà consentito solamente ai possessori di un abbonamento stagionale (28.000) e a chi ha acquistato un tagliando prima del 10 marzo.

Le sanzioni odierne mostrano ancora una volta che oligarchi e cleptocrati non hanno posto nella nostra economia o società. Con i loro stretti legami con Putin sono complici della sua aggressione.

Liz Truss, Segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth

Le disposizioni governative sono dei provvedimenti alla persona, volti al blocco dei beni del patron Abramovich e di tutti coloro i quali sono accusati di avere avuto, soprattutto in passato, legami di tipo economico con il governo russo (ciò comprende anche altri sei milionari con grosse attività commerciali nel Regno Unito come Oleg Deripaska, Igor Sechin, Andrey Kostin, Alexei Miller, Nikolai Tokarev e Dmitri Lebedev, complessivamente proprietari di un patrimonio di 15 miliardi di sterline) e inficeranno la gestione del presente e del futuro della Chelsea.

Il congelamento degli asset, l’impossibilità di rimanere all’interno dei confini nazionali, il fermo di ogni mezzo che possa permettere di spostarsi e viaggiare e il divieto di operare transazioni e di ricevere proventi in cambio hanno lo scopro primario di evitare il più possibile ogni contatto tra le persone colpite da questi provvedimenti e il tessuto sociale inglese. L’unica cosa permessa al Chelsea è quella di portare avanti l’essenziale esercizio d’impresa fino al termine della stagione, rispettando gli obblighi esistenti intrapresi prima del 10 marzo (quindi pagare regolarmente i calciatori comprati in precedenza, come Romelu Lukaku, e tutti gli stipendi dei tesserati).

Si tratta di un colpo molto duro per l’attività di Abramovich, ma il businessman russo lo aveva previsto da qualche giorno – ne avevamo parlato in maniera approfondita qui – e aveva già iniziato a ragionare forzatamente sulla cessione del club, diventata inevitabile quando la minaccia delle sanzioni era ormai concreta. Ma al momento anche la vendita della società è in stand by, e pare che il suo attuale patron dovrà chiedere una ulteriore deroga per poterla portare a termine. L’impossibilità di Abramovich di figurare come soggetto giuridico destinatario di qualsiasi tipo di operazione commerciale costringerà il Chelsea a una lunga serie di rinunce (anche perché il russo ha ricevuto pure una squalifica da parte della Premier League): la chiusura dello store del club e delle strutture di ristorazione situate all’interno dello stadio, la vendita dei biglietti per le gare interne, la riscossione dei premi legati ai diritti televisivi e anche uno stop alle trattative per il rinnovo contrattuale di alcuni calciatori in scadenza (César Azpilicueta, Antonio Rüdiger, Andreas Christensen e cinque giocatrici della squadra femminile); la gestione ordinaria del club sarà garantita, ma al minimo, addirittura con la previsione di un tetto massimo di spesa per ogni incontro casalingo (500.000 sterline) o trasferta europea (20.000) al quale dovrà sottostare.

Se non fosse chiaro, si tratta di una situazione in continuo divenire (una delle ultime notizie a riguardo è quella di Barclays che avrebbe temporaneamente bloccato anche i conti bancari della squadra), un caso unico nel suo genere e ancor più singolare se pensiamo che riguarda il club Campione d’Europa e del Mondo in carica, economicamente molto solido fino a pochi giorni fa e adesso improvvisamente in bilico se non arriverà una tempestiva cessione. Ma purtroppo per i tifosi del Chelsea, che nel frattempo hanno fatto sentire la loro comprensibile preoccupazione attraverso i profili social del Supporters’ Trust e con alcune scritte sui muri in prossimità dello stadio, non è ancora finita qui: altri sponsor potrebbero presto farsi da parte anche se tra questi non dovrebbero esserci né Nike né Hyundai, così come Trivago che ha per il momento confermato di non voler abbandonare i Blues.