In questi giorni, a richiamare l’attenzione degli utenti sui social è stata la recente collaborazione tra adidas e il designer inglese Craig Green. Per la sua collezione autunno/inverno ’22, presentata durante l’ultima Fashion Week di Londra, lo stilista ha deciso di dar vita a delle sneakers dal look bizzarro: la particolarità sta nel fatto che sono gonfiabili. L’ispirazione è nata grazie alle intramontabili Stan Smith, ma in questo caso lo stile iconico viene messo da parte per fare spazio a un look futuristico. Uno degli stili concettuali proposti rappresenta uno stivale slip-on attaccato a tubi e pompe in gomma, che il designer ha acquistato da un produttore britannico di attrezzature subacquee. Il risultato ha decisamente catturato l’attenzione, ma c’è da dire che l’inflatable fashion – o moda gonfiabile – durante gli ultimi anni ha già vissuto diversi momenti di gloria. Anche Diesel durante l’ultima settimana della moda ha deciso di pensare in grande, affiancando alla passerella cinque giganteschi modelli gonfiabili. Le sculture iper reali sono state realizzate da Glen Martens, direttore creativo del brand, sulla base di scansioni 3D di persone vere, con i loro appena 15 metri di altezza e in pose sorprendenti che accentuavano la forma dei loro corpi, invitando lo spettatore a una visione intima della natura umana.
Questa tendenza, in realtà, è nata quasi dieci anni fa – che in ambito moda rappresenta un periodo ben più lungo – e continua a essere così rilevante grazie alla sua compatibilità con la social media culture. Non è passato molto tempo da quando il feed di Instagram era intasato da celebrities che indossavano giganteschi puffer jackets modificati magistralmente su Photoshop. I meme facevano il giro del web e degli street style di personaggi come Kendall Jenner o Hailey Baldwin l’unico styling che si riusciva a vedere era costituito da giacche delle dimensioni di un’auto che coprivano tutto il corpo, lasciando intravedere solo una testa. Innegabile l’influenza di Balenciaga, che grazie alla direzione di Demna Gvasalia, stagione dopo stagione continua a dare vita a capi sempre più grandi e sovrapposti, senza timore di andare contro i principi dell’estetica e sottolineando meno le forme femminili, creando una moda no gender.
L’influenza “inflatable” ha preso piede grazie ai social, ma l’high fashion si è reso conto dell’importanza che questo trend avrebbe potuto acquisire perché è riuscito a diventare virale in poco tempo, suscitando mormorii di interesse all’interno del sistema moda. Tra gli esempi più lampanti che hanno sposato questo tema vediamo Fredrik Tjærandsen. Lo stilista ha dato vita a una collezione fatta di sfere gonfiabili in gomma: le modelle hanno calcato le passerelle all’interno di questi palloncini giganti che si sono poi sgonfiati trasformandosi in abiti. Il designer Harikrishnan, invece, ha abbinato giacche sartoriali crop con pantaloni gonfiabili in lattice super larghi. I pantaloni si adattano perfettamente in vita, mentre si gonfiano intorno alle cosce andando a raddoppiarne la larghezza. Del resto, prima di oggi, Craig Green aveva già preso parte a una collaborazione dedicata a questa tendenza, in questo caso con Monclear Genius nel 2019.
La collezione “Human Lifeboat” prendeva ispirazione dai dispositivi di galleggiamento presentando silhouette bulbose e scultoree ovviamente gonfiabili, riempite d’aria. Anche Virgil Abloh per la SS20 di Louis Vuitton nel Place Dauphine della capitale francese ha ricreato un ambiente idilliaco fatto di palloncini, bolle e un gigantesco castello rosso gonfiabile. E di nuovo adidas nel 2021 in una partnership con il celebre entertainer e DJ americano Kerwin Frost per la collezione chiamata “Superstuffed”, dove l’obiettivo era ovviamente sempre l’oversize.
Se oggi la Cassette di Bottega Veneta è una tra le borse più desiderate dell’ultimo decennio, è solo un ulteriore esempio di come questo trend abbia influenzato notevolmente il mercato, non solo della moda. Dalle sculture umoristiche e giganti dell’artista austriaco Erwin Wurm, all’interior design che predilige forme organiche quasi a sembrare delle grandi caramelle gommose astratte. Quando questo si traduce nel mondo del design, il risultato sono pezzi d’arredamento potenzialmente all’avanguardia, facilmente trasportabili e soprattutto rispettosi dell’ambiente.
Affine ai gusti e ai consumi dei membri della Gen Z, sembra quasi ci sia qualcosa di intrigante in un indumento che cresce davanti ai nostri occhi, racchiudendo qualcosa di misterioso al suo interno. E se non riusciamo a spiegarci come questo trend stia spopolando al giorno d’oggi, sarebbe il caso di dare un’occhiata a uno dei predecessori inconsapevoli che hanno condizionato questo stile: Comme Des Garcones primavera/estate 1997 “Lumps and Bumps”.