Il successo, lo scandalo, il declino, il caos. Quella di VLONE è una storia avvolta nel mistero che ci insegna se non altro come un brand si può autodistruggere nel momento in cui è all’apice della sua notorietà. Partito come marchio correlato a uno dei collettivi più cool della scena hip hop, l’A$AP Mob, VLONE era il simbolo dell’hype culture e ha persino sfilato durante la Paris Fashion Week. Tuttavia, i problemi con la legge di A$AP Bari e un susseguirsi di critiche condivise dal guru dello streetwear Ian Connor hanno fatto sì che l’etichetta cadesse presto nel baratro, vedendo annullare tutti i suoi piani.
Negli ultimi giorni però è probabile che il vostro feed Instagram sia stato improvvisamente invaso di immagini riguardanti VLONE e non per l’annuncio di un nuovo drop. Il brand ha infatti pubblicato un post in cui reclama in modo del tutto inaspettato la sua indipendenza nei confronti di A$AP Bari. Più precisamente, si legge: “Nella nuova era di VLONE, il nostro brand abbraccerà una serie di creativi che sfidano le norme e sono capaci di ispirare. Ci dissociamo dal comportamento irrazionale di Jabari “Younglord” Shelton. Egli non ha l’autorità di definirsi Mr. Vlone e utilizzare il marchio VLONE, poiché la sua condotta non rispecchia il nostro collettivo”.
Sebbene tale dichiarazione può risultare piuttosto comprensibile dal punto di vista etico, sono numerosi i dubbi in merito alle dinamiche che permetterebbero a un brand di slegarsi completamente dal suo fondatore. Per questo motivo la vicenda meritava di essere approfondita ed ecco cosa abbiamo scoperto.
Innanzitutto, facendo una breve ricerca in rete è possibile constatare come in realtà la LCC LVDV che risponde a VLONE non sia legalmente di Jabari Shelton. L’ufficio brevetti degli Stati Uniti riporta che il vero proprietario dell’azienda è Frederick Hunter (@sosaidso), il quale supervisiona quotidianamente le operazioni del brand dietro le quinte. A$AP Bari sarebbe quindi una sorta di head designer che in questi anni ha ricevuto un compenso per i progetti a cui ha partecipato.
Un altro curioso fatto è che parte della società è stata silenziosamente venduta ad alcuni investitori privati, tra i quali figura anche Edison Chen. Tale accordo ha permesso ai proprietari delle quote di ricorrere alla formula della licenza per produrre articoli in proprio. È per questo che i capi di VLONE possono avere tag differenti, come per esempio è possibile notare nelle linee di merchandising e nei pezzi d’archivio.
Questa complessa situazione sarebbe sfociata ora nella denuncia di A$AP Bari da parte del marchio per violazione del copyright e un continuo disaccordo nella gestione del marchio. Probabilmente sarà l’inizio di una lunga serie di battaglie legali, il che continuerà senza ombra di dubbio a distrugge la credibilità del brand.