Creare per rompere gli schemi – intervista a Salehe Bembury

Salehe Bembury è un nome unico nel mondo del design perché unisce grande esperienza nello sportswear e nel mondo del luxury. Bembury ha lavorato principalmente come sneaker designer e per questo è nato il legame con Moncler, un brand che proprio nel mondo sneakers sta trovando una nuova identità. Oltre alle scarpe, con la propria iterazione della Trailgrip, Bembury ha creato la sua prima collezione ready-to-wear in collaborazione, dando il via a una partnership che potrebbe espandersi con la creazione di nuovi prodotti in futuro. Almeno così ci ha detto proprio Salehe Bembury in una chiacchierata in cui abbiamo cercato di capire le ispirazioni dietro ai suoi design e il suo processo creativo.

Sei uno dei designer di calzature con più esperienza sia nel settore del lusso che sportswear. Come differisce il lavoro di creazione e progettazione in questi due contesti?

Cerco di trattare tutti i processi di design, inclusi i loro problemi, allo stesso modo. Alla fine il processo non cambia: ti trovi di fronte a un problema di design, hai un’intuizione e la utilizzi per trovare una soluzione. Direi che l’unica differenza nel creare prodotti luxury rispetto a quelli sportswear è il prezzo e, in alcuni casi, il consumatore finale.

Tuttavia, alla fine si tratta di una commistione tra silhouette, materiali e palette di colori. Durante molte delle mie conversazioni con marchi di tutte le fasce di mercato, ho capito che ognuno di questi desidera la stessa cosa, ovvero innovazione e coerenza. Sebbene nel settore del lusso ci siano alcune regole che non possono essere infrante, ritengo che è proprio la sensibilità che esiste nello sportswear a offrire una prospettiva nuova in un mondo che sembra davvero desideroso di trovare un nuovo punto di vista, più fresco.

La scarpa su cui hai lavorato con Moncler nasce come una scarpa da trekking (ha persino una piastra in fibra di carbonio) ma viene convertita in un contesto fashion. In quale ambito collocheresti questa creazione? Più nel mondo della moda/lifestyle o nel campo delle prestazioni sportive?

Con la mia esperienza nel settore delle calzature, ho scoperto che la maggior parte dei marchi si colloca in uno dei due mondi: moda e funzionalità. Raramente vediamo un prodotto che riesce a trovare un equilibrio armonioso tra i due. Avere Moncler come partner in questo progetto ha reso questa conversazione estremamente facile. La Trailgrip Grain è un ottimo esempio di come abbiamo trovato un equilibrio tra quei due mondi. Per questo motivo ti posso dire che se la Trailgrip Grain desse priorità alla moda o alla funzionalità in modo eccessivo, sarebbe fin troppo evidente nella sua percezione e, di conseguenza, il prodotto non avrebbero successo. La sua doppia vita è la sua forza.

Come hai affrontato la progettazione della tua collezione con Moncler? Quali sono i punti di partenza dei tuoi disegni?

Il modo in cui ho affrontato la progettazione di questa collezione è stato trovare un punto di incontro tra me stesso e Moncler. L’allineamento e la narrazione che abbiamo trovato si focalizzava su dare priorità all’utilità e al nostro amore per la natura. È stato il DNA di Moncler a fungere da catalizzatore per alcune delle discussioni iniziali relativamente al design. Tuttavia, quando vidi che il pubblico aveva percepito il mio intento nel contribuire a umanizzare il lusso, mi sono sentito fiducioso di aver realizzato pienamente la mia visione creativa. All’inizio del progetto, sono stato incoraggiato a esplorare il potenziale della collaborazione al meglio delle mie capacità e i prodotti che ne sono nati sono la perfetta dimostrazione. La definizione di una collaborazione di successo è quando due parti possono arrivare a un punto che non avrebbero potuto raggiungere da sole, e questa collaborazione ne è un esempio.

Moncler dispone di materiali molto interessanti con cui lavorare. Quali sono quelli che ti hanno entusiasmato di più?

All’inizio del processo, ho trascorso molto tempo a fare ricerca e a esplorare gli archivi e le reference di Moncler. Molta dell’ispirazione iniziale è derivata proprio da quella ricerca. Sono stato estremamente ispirato dal lavoro di Craig Green, Dingyun Zhang e Matthew Williams e mi sono trovato a voler ulteriormente superare i limiti una volta che ho visto cosa loro erano riusciti a fare. Inoltre, il team di Moncler non mi ha mai detto di no. Anzi, erano davvero felici di dire sì alle mie proposte. Anche quando non era chiaro e palese come realizzare qualcosa da me idealizzato, tutto il team era estremamente desideroso di trovare il modo per risolvere il problema. Insomma, possiamo dire che l’ingrediente con cui ero più entusiasta di lavorare era l’intero DNA di Moncler. L’heritage del brand è forte e hanno molti anni di solida commistione tra tradizione innovazione. Infatti sono tantissimi i prodotti del marchio che strizzano l’occhio al mondo utility. Il fatto che abbia avuto l’opportunità di avere accesso a tutte quelle proprietà intellettuali ha reso il mio lavoro molto più facile.

Hai lavorato sulla Trailgrip. A differenza di altri designer che di solito apportano modifiche ai colori, sei principalmente conosciuto per progettare le tue silhouette. In che modo è diverso lavorare su una scarpa partendo da zero e da un design già esistente? Quale direzione preferisci? Hai avuto piena libertà sulla Trailgrip o hai dovuto seguire linee guida specifiche?

Il mio compito è colmare un vuoto creativo se ne vedo uno. So che Moncler si trova in una fase di sviluppo iniziale per quanto riguarda il loro programma di sneaker e volevo assicurarmi che il mio contributo potesse aiutare questa iniziativa nella sua totalità. Trovo che quando posso mettere mano alla forma di una scarpa e creare quindi novità, il potenziale successo del prodotto è decisamente maggiore. Mi è stato fornito un assist creativo non indifferente nel lavorare su un design come quello della Trailgrip: mettere mano ai prototipi ha reso il compito di progettazione molto più facile; ha aggiunto un ulteriore slancio a un progetto collaborativo già di per sé molto entusiasmante. Ne avevo bisogno. Non c’erano linee guida specifiche, ma ho trovato importante sia innovare che mantenere gli elementi che rendono riconoscibile Moncler, per non perderne l’heritage. Era importante per me che il pubblico vedesse il prodotto e, più specificamente, le calzature capendo il mio percorso, da dove venivo, senza vedere alcun logo o nome.

La tua passione per l’escursionismo è davvero evidente non solo nelle tue Storie su Instagram, ma anche nei tuoi prodotti. Quali sono gli elementi del mondo dell’escursionismo che trovi più intriganti dal punto di vista del design?

Nei miei primi anni di esperienze all’aperto, ho scoperto che l’ispirazione creativa era estremamente letterale in tutto ciò che incontravo. Per questo motivo, utilizzavo palette di colori ovvie, forme riconoscibili e l’ispirazione proveniente dall’ambiente esterno era essenzialmente palese. Tuttavia, ora cerco di scavare un po’ più a fondo e riflettere sul tempo trascorso nella natura e su come possa applicare queste esperienze alla creazione di un prodotto. La Trailgrip Grain è un ottimo esempio di questo concetto, poiché non solo ha un forte lato funzionale, ma l’intera estetica esterna è ispirata dalla natura ed è creata all’interno della stessa. Ho scoperto che avere uno storytelling è importante per creare una connessione con il consumatore, e quando posso proseguire quella narrazione sulla superficie del prodotto che creo, aiuta sostanzialmente nel risultato finale della collaborazione. Sono convinto che l’outdoor offra molte opportunità. È un settore sportivo che non ha subito molti cambiamenti dal punto di vista del fashion negli ultimi decenni. Lo vedo come un’opportunità per evolversi, innovare e cambiare.

Un’altra grande fonte di ispirazione per te è New York. Come riesci a fondere l’atmosfera di una città così affollata e caotica con la solitudine e la tranquillità dell’hiking?

New York è la mia principale fonte di ispirazione perché mi ha spinto a infrangere le regole e ad accostare elementi che normalmente non si vedrebbero insieme. New York City è un melting pot di culture diverse, tipologie di persone e ambienti, per questo ha sempre stimolato la mia creatività. L’uso di un cappello di feltro abbinato a una puffer jacket è un esempio di questa rottura delle convenzioni. Credo che tutto ciò che creiamo sia una commistione dalle persone che abbiamo incontrato, dagli ambienti in cui siamo stati e dalle esperienze che abbiamo vissuto. Mi sento estremamente fortunato nel definire New York la mia principale fonte di ispirazione.

Considerando l’intera collezione che hai creato con Moncler, c’è qualcosa che avresti amato fare ma non sei riuscito? Magari un accessorio o qualcos’altro.

Questa è la mia prima collezione ready-to-wear e sono estremamente felice di ciò che abbiamo realizzato. Non penso che manchi qualcosa. Tuttavia, sono entusiasta della possibilità di un secondo round. In quanto designer, guardiamo sempre al nostro lavoro e valutiamo cosa potrebbe essere migliorato, quindi non si dovrebbe mai essere completamente soddisfatti di ciò che si crea, poiché c’è sempre margine per un miglioramento. Ma ti posso dire che questa collaborazione è il risultato di un dialogo creativo che definirei di successo.

Foto su concessione di
Moncler