È tornato quel momento dell’anno in cui per giorni apriremo i social e ci troveremo davanti una quantità infinita di immagini di outfit provenienti dal Met Gala cercando di capire quale sia il nostro preferito – quel look mi piace davvero così tanto o semplicemente mi piace solo perché non lo indosso io?
Il tema di quest’anno, come sempre, non è tra i più sobri. Il dress code sull’invito recita “Gilded glamour and white tie” e si presume quindi che la cravatta dovrà essere rigorosamente bianca. Sarà dunque un tuffo nel passato verso l’età dell’oro americana, un periodo di rapida industrializzazione e massiccia crescita economica avvenuto in circa tre decenni – dal 1870 al 1900 – e che deve il suo nome al libro scritto da Mark Twain e Charles Dudley Warner nel 1873, “The Gilded Age: A Tale of Today”. Il Costume Institute presenterà così il secondo capitolo dedicato alla moda statunitense: “In America: An Anthology of Fashion“, che farà seguito alla mostra aperta a settembre dell’anno scorso “In America: A Lexicon of Fashion”.
Ogni anno, infatti, l’esibizione messa in scena in primavera dal Costume Institute presso il Metropolitan Museum determinerà quello che sarà il tema dell’evento.
Negli ultimi anni la rilevanza del Met Gala è cresciuta di pari passo con l’era dei social media, affascinando gli appassionati di moda e incuriosendo tutti coloro che seguono la cultura pop. Senza avere la necessità di incarnare il perfetto stereotipo della star hollywoodiana, le celebrità vengono incoraggiate a sperimentare e ad uscire fuori dagli schemi. Per una notte vengono glorificate le menti creative attraverso le loro creazioni: c’è una vera e propria lotta al look più estremo e alcuni designer si spingono sempre più impavidamente al livello successivo, il che rende il tutto davvero divertente.
L’evento, del resto, viene spesso definito come gli Oscar o il Super Bowl della moda ed è incredibile pensare a come una piccola raccolta fondi sia diventata il party più esclusivo del fashion system. Non tutti sanno, infatti, che il primo Met Gala in assoluto si è svolto nel dicembre 1948, in concomitanza con l’istituzione del Costume Institute. Dobbiamo questa brillante idea a una delle persone più influenti e attive nel mondo della moda: Eleanor Lambert, colei che ha tenuto anche la prima settimana della moda di New York. All’inizio l’atmosfera era decisamente lontana da quella percepita oggi, l’evento era più simile a una cena di gala il cui biglietto d’ingresso poteva essere acquistato da chiunque per appena $50.
Oggi invece la lista dei partecipanti viene approvata da Anna Wintour, direttrice di Vogue America dal 1988 e presentatrice onoraria della serata – quest’anno insieme al designer Tom Ford e al capo di Instagram Adam Mosseri – e, nonostante l’invito arrivi direttamente da lei, il costo d’entrata si aggira comunque attorno ai $35.000 a persona mentre per prenotare un tavolo bisogna tenersi pronti a firmare un assegno da $250.000.
Secondo Forbes, il Met Gala ha raccolto nei suoi oltre 70 anni di storia più di 175 milioni di dollari per il Costume Institute, con un record per l’edizione del 2019 quando gli organizzatori riuscirono a mettere da parte una cifra pari a 15 milioni di dollari. L’intero ricavato dell’evento viene poi devoluto al Costume Institute, sponsorizzando in questo modo sia il gala che la collezione del museo che ogni anno è in continua espansione.
Il Met Ball, come viene anche chiamato, ha iniziato a trasformarsi nel centro nevralgico della vita sociale di New York durante gli anni ’70, grazie all’intervento dell’ex caporedattrice di Vogue Diana Vreeland: sotto il suo occhio attento il gala ha iniziato ad aprirsi sempre di più al mondo dello showbiz. Così, nel 1974 la debuttante Cher ha indossato un abito bianco come la neve con ricami e piume che Kim Kardashian ha apprezzato così tanto da riproporlo nel 2018.
Anche per quest’anno i presupposti per una serata ricca di abiti altezzosi e sopra le righe ci sono tutti, numerosi sono i designer che vengono subito in mente e a cui i partecipanti potrebbero rivolgersi per i loro abiti: dalle ultime creazioni in metallo di Schiaparelli o dorate di Versace a pezzi d’archivio che incarnano la Gilded Age, come la collezione couture Autunno/Inverno 2013 di Chanel o gli opulenti abiti di Dior nella loro collezione Autunno/Inverno 2007.
Ma cosa succede davvero durante una delle notti più importanti dell’anno? Per mantenere un’aura di mistero e favorire la socializzazione, l’evento applica una rigorosa politica che vieta l’uso dei social media e dello smartphone in generale, sebbene alcune celeb riescano ancora a rubare qualche scatto grazie a mirror selfies di gruppo in bagno – o c’è chi come Frank Ocean preferisce documentare il tutto con la sua fotocamera analogica.
Nel 2014, ad esempio, ad interessare anche più degli abiti è stato un video che immortala la lite in ascensore in cui si vede Solange Knowles, la sorella di Beyoncé, mentre cerca di picchiare Jay-Z e viene trattenuta da una guardia del corpo della coppia, e dalla stessa Beyoncé. O ancora quando Jaden Smith ha scelto di sfoggiare un accessorio inconsueto: i capelli tagliati qualche settimana prima. Rihanna in versione papessa (che purtroppo non vedremo quest’anno) e Kim Kardashian che, presentatasi super incinta e super fasciata in un abito floreale Givenchy, ha dato vita al primo meme del Met Gala.
Correva l’anno 1996 quando invece Lady Diana si è presentata con uno slip dress in seta navy con pizzo nero, il tutto subito dopo il divorzio, giusto per passare inosservata. E per chi non lo sapesse nel 2009 Kanye West e Rihanna si sono esibiti insieme in quello che sembrerebbe essere stato un concerto decisamente elitario; giusto quattro anni dopo il golfista Tiger Woods è caduto dalle scale a causa di qualche bicchiere di troppo.
Per coloro che non vedono l’ora di scoprire cosa succederà quest’anno, tra outfit sfarzosi e momenti memorabili, Vogue ospiterà il livestream ufficiale dell’evento: lo streaming inizierà alla mezzanotte (ore 18:00 a New York) e sarà trasmesso in diretta sul sito (oltre che su Instagram, Facebook e Twitter). Trovate qui tutte le info necessarie.