Da dove vengono i nomi degli stadi famosi?

Considerando il numero delle volte che sentiamo pronunciare il nome degli stadi di calcio dovremmo sapere alla perfezione cosa significa e qual è il motivo per cui è stato adottato, eppure molto spesso non è così. Uno dei motivi che giustifica parzialmente questo tipo di ignoranza riguardo alla toponomastica degli stadi è legato al fatto che sempre più spesso cambiano il loro nome in seguito alla cessione dei naming rights, assumendo quello dell’azienda o della società commerciale che decide di sponsorizzarli: si tratta di un fenomeno mai così comune, e decisamente prezioso anche per le casse dei club desiderosi di guadagnare cifre importanti da accordi pluriennali, anche a costo di rinunciare alle vecchie denominazioni. Se in certi casi il nome venuto fuori risulta curioso (è il caso del Wanda Metropolitano, che mescola la sponsorizzazione del Wanda Group all’omaggio al vecchio impianto dove giocava l’Atlético Madrid, l’Estadio Metropolitano de Madrid), in situazioni estreme l’acquisto dei diritti sul nome di uno stadio può anche contribuire a rendere i nomi degli impianti un po’ noiosi e ripetitivi: l’esempio principale è quello di Allianz, società tedesca di servizi assicurativi e finanziari che ha brandizzato gli stadi di calcio di Bayern Monaco (Arena), Juventus (Stadium), Nizza (Riviera), Rapid Vienna (Stadion), Minnesota United (Field) e Palmeiras (Parque); e pure il palazzetto dello sport dove gioca la Pallacanestro Trieste (Dome).

Ci sono alcuni stadi che però, nonostante le sponsorizzazioni, restano ugualmente legati al loro nome d’origine, almeno quando è veramente iconico: in Brasile, ad esempio, troverete sicuramente qualcuno che non si sarà abituato a chiamarlo Allianz Parque e continuerà a considerarlo la Palestra Italia, il nome del vecchio impianto inaugurato a San Paolo nei primi del Novecento da immigrati italiani.
Il Sudamerica è pieno di nomi di stadi suggestivi che sono resistiti alle successive denominazioni, molto spesso nomi di ex calciatori, presidenti e vecchie glorie del club, alcuni ancora in vita (un esempio, l’Estadio Marcelo Bielsa di Rosario). È probabile che Stadio Pedro Bidegain non vi dica nulla, mentre lo ricorderete di certo come El Nuevo Gasómetro, la casa del San Lorenzo che in origine ricordava proprio la struttura cilindrica di un gasometro. Sempre a Buenos Aires, come non citare l’Estadio Alberto José Armando, meglio noto come La Bombonera: l’attuale stadio del Boca Juniors fu chiamato così dall’architetto José Delpini, a cui ricordava la scatola di cioccolatini (bombones) che fu regalata al collega Viktor Sulčič per il suo compleanno. Altri due celebri stadi: il più grande del Centro e Sud America è l’Estadio Azteca di Città del Messico, un omaggio alla civiltà che ha popolato il Messico per anni, e il Maracanã di Rio de Janeiro, che invece, nonostante sia ufficialmente dedicato al giornalista Mário Filho, prende il nome da un piccolo fiume, e in seguito alla sua costruzione ha indicato anche il quartiere circostante. Marakana indica anche lo stadio della Stella Rossa di Belgrado, anagraficamente Stadion Rajko Mitić.

Uno dei maggiori criteri, quando viene scelto il nome di uno stadio, è quello puramente geografico: tantissime strutture prendono la denominazione di un quartiere o una via che si trova in prossimità, a volte anche un parco (La Favorita di Palermo), un fiume o un’isola (il Krestovskij Stadium di San Pietroburgo, prima della sponsorizzazione di Gazprom). Un esempio su tutti è quello di Old Trafford, lo stadio del Manchester United che sorge nella località di Stretford e ha mantenuto questo riferimento dal lontano 1910 nonostante l’utilizzo frequente del soprannome The Theatre of Dreams. Se per molti altri casi simili il collegamento è evidente (Liverpool-Anfield Road, Milan e Inter-quartiere di San Siro), altre volte possono sorgere dei dubbi legittimi: uno di questi è legato alle origini del nome Stamford Bridge, che secondo le fonti più attendibili dovrebbe trattarsi di un ponte su Fulham Road che attraversava lo Stanford Creek, un piccolo corso d’acqua che nel Diciottesimo secolo faceva da affluente del Tamigi.

Sempre in Inghilterra, un nome particolare è The Hawthorns, lo stadio del West Bromwich Albion che prende il nome dai biancospini che crescevano nelle sue vicinanze (e che infatti figurano pure nel logo della squadra). Lo stadio del Sunderland, invece, nel 1997 è stato chiamato Stadium of Light per celebrare la tradizione mineraria della zona, e infatti all’esterno dell’impianto è stata posizionata una lampada di Davy, di quelle che portavano con sé i minatori della Monkwearmouth Colliery. Non c’è alcun rapporto con l’Estadio da Luz di Lisbona: lo stadio che ospita le partite interne del Benfica prende il nome da una piccola chiesa, l’Igreja-Santuário de Nossa Senhora da Luz. Per rimanere in tema di stadi che hanno una forte connessione con il territorio, va citato l’Estadio de la Cerámica: la casa del Villarreal ha assunto questa denominazione di recente, sostituendo il tradizionale El Madrigal, per rappresentare l’industria locale, più precisamente della provincia di Castellón. Di curioso c’è anche il nome che viene comunemente usato per riferirsi allo Stadion Feijenoord: de Kuip ovvero “la vasca”. Lo stadio dell’Union Berlin, che ha una storia molto particolare e che ultimamente ha ospitato anche dei match europei, si chiama Stadion An der Alten Försterei: è tra i nomi più originali d’Europa perché significa “stadio vicino alla vecchia casa del guardaboschi”.

Un altro filone è quello degli stadi dedicati ai santi: basti pensare a San Mamés, il martire conosciuto in Italia come Mamete di Cesarea che, oltre a saper domare i leoni, ha dato il nome a una chiesa che sorge in prossimità dello stadio di Bilbao, rifatto da poco. Nel nostro Paese i due esempi principali sono lo Stadio San Paolo di Napoli, dedicato all’apostolo Paolo di Tarso che nel 61 d.C. sarebbe sbarcato vicino all’odierna Fuorigrotta, dove sorge l’impianto adesso intitolato a Diego Armando Maradona; e lo Stadio San Nicola di Bari, dedicato al santo patrono della città e scelto attraverso un referendum popolare pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno. In Italia, dove esiste anche uno stadio, quello di Cava de’ Tirreni, dedicato a una donna (Simonetta Lamberti era la figlia di un magistrato uccisa nel 1982), continuano però ad esistere stadi con lo stesso nome: gli impianti di Firenze e Siena sono dedicati ad Artemio Franchi, quelli Novara e Vercelli a Silvio Piola, quelli di Vicenza e Castellammare di Stabia a Romeo Menti. Lo stesso discorso vale per la Red Bull Arena, una voce disambigua perché può indicare gli stadi di Lipsia, Salisburgo e New York.

Non solo ex calciatori, presidenti e vecchie glorie del club, spesso gli impianti vengono intitolati a personaggi che nulla, o poco, hanno a che fare col calcio: l’aviatore Pier Luigi Penzo, che dà il nome allo stadio del Venezia; il duca longobardo Arechi II, che visse a Salerno nell’ottavo secolo d.C. e che ancora oggi fornisce il nome allo stadio della Salernitana; il rivoluzionario belga Jan Breydel, ancora oggi ricordato per le partite casalinghe del Club Brugge; e sempre in Belgio Re Baldovino, che è stato scelto come nome dell’ex Heysel di Bruxelles. In Francia resistono ancora lo Stade Louis II, principe sovrano di Monaco che molti ricorderanno maggiormente per essere il teatro delle partite della squadra del Principato, e il Parc des Princes, l’attuale stadio del Paris Saint-Germain che un tempo era un terreno di campagna nella periferia cittadina dove principi reali si concedevano giorni di villeggiatura e battute di caccia.