Nei suoi 65 anni di attività, il marchio (italianissimo, a discapito del nome) Australian ha conosciuto un percorso tutt’altro che scontato per un’azienda specializzata in abiti e accessori per il tennis, passando dai campi in terra battuta dei maggiori tornei del mondo ai dancefloor gremiti di appassionati dell’hardcore, e approdando infine al vestiario d’impronta street che è ormai una realtà consolidata del fashion system.
All’apparenza le eleganti divise di uno sport considerato a lungo elitario e i look ad alto tasso di eccentricità degli esponenti di sottoculture musicali e adepti dell’urban style hanno ben poco da spartire, eppure l’eterogeneità del suo pubblico dimostra come Australian sia un brand sui generis, che è riuscito – e riesce tuttora – ad irretire tipologie di consumatori teoricamente agli antipodi.
Per inquadrarne appieno la specificità, non si può che partire dalla sua storia, che affonda le radici nella Milano di metà Novecento, dove nel 1946 Leardo Gabrielli fonda l’Alpina Maglierie Sportive S.p.A., dedicandosi da subito all’innovazione di fibre e tessuti per l’abbigliamento sportivo. Dieci anni dopo viene lanciata Australian, un’etichetta specifica per il tennis; nome e logo del canguro si rifanno ovviamente all’Australia, che vantava all’epoca alcuni tra i migliori giocatori in assoluto.
La società porta avanti in parallelo le due linee finché, negli anni ‘70, decide di concentrare tutti gli sforzi sulla seconda arrivata; del resto è in quel periodo che il tennis spicca il balzo definitivo verso la notorietà globale, sull’onda delle gesta di campioni come l’americana Chris Evert o il connazionale – nonché suo fidanzato per un paio d’anni – Jimmy Connors, per non parlare dell’asso svedese Björn Borg e della sua nemesi statunitense John McEnroe, che tra il 1978 e il 1981 danno vita a un leggendario duello sportivo, sublimato nel “tie-break del secolo” (la finale di Wimbledon del 1980), o ancora del nostro Adriano Panatta. Atleti che, oltre a primeggiare nelle classifiche Atp, si distinguono per lo stile esibito sul court e vengono blanditi dai principali marchi di sportswear del tempo (diversi dei quali italiani), che si contendono la possibilità di griffare le uniformi: così se il posato, quasi algido Borg risulta irreprensibile anche nel calibratissimo outfit Fila (maglietta e shorts attillati, polsini, lunghi capelli fermati dalla fascetta, il predominio cromatico del bianco spezzato solo da sottili righe verticali), il temperamento irruento del rivale McEnroe si rispecchia nei blocchi di colore acceso che vivacizzano le tenute sponsorizzate da Sergio Tacchini, che veste tra gli altri Connors, Martina Navratilova e Pat Cash.
L’elenco potrebbe continuare allargando lo sguardo a realtà quali Ellesse, Fred Perry, Diadora e, appunto, Australian, che non è certo da meno e può vantare nomi eccellenti nel novero dei tennisti di cui firma le mise, a partire da Ivan Lendl, dominatore assoluto dei tornei degli anni ‘80 in cui sfoggia polo candide attraversate da bande a contrasto scure, per proseguire con Anders Järryd, Goran Ivanisevic o Petr Korda, tutti immortalati durante i match con completi maglietta-pantaloncini istoriati dal profilo stilizzato del canguro.
L’azienda milanese individua subito quelli che resteranno i capisaldi del suo modus operandi, ossia comodità, funzionalità e ricerca stilistica, tenuti insieme dal comune denominatore della qualità: la produzione, interamente Made in Italy, ricorre fin dall’inizio a materiali di prim’ordine quali il filo di Scozia per le maglie e i tessuti più sofisticati e confortevoli per le tute.
Nel corso del tempo consolida ulteriormente il legame con il tennis, una sorta di affinità elettiva scandita da tappe come la partnership con gli Internazionali BNL d’Italia per i quali, dal 2013, sigla il “total look” di giudici, raccattapalle e staff tecnico, utilizzando inoltre la cornice del Foro Italico (sede della kermesse tennistica) per svelare collaborazioni di rilievo, su tutte quelle con The Woolmark Company, che fanno della pregiata varietà di lana merino promossa dall’associazione il proprio materiale d’elezione: nell’edizione 2016, ad esempio, debutta una linea composta da polo, t-shirt e calzoncini in tessuto Reda Active dal piglio retrò, essenziale e raffinata, nel 2017 una maglia confezionata in Wool Tek, mischia di poliammide e lana che conferisce proprietà elastiche e performanti al morbido filato naturale.
Rimane immutato, inoltre, il rapporto privilegiato con i protagonisti del tennis contemporaneo, dalle giovani promesse agli atleti inseriti stabilmente nei circuiti professionistici.
Alla metà degli anni ‘90 il mix di tecnicità, comfort e riconoscibilità dei capi inizia a fare proseliti nella subcultura gabber, nata in Olanda ma diffusasi rapidamente tra i giovani della working class di diversi altri paesi, che si scatenano al ritmo dell’hardcore indossando tracksuit in cromie energiche e altri must del canguro. Deciso a preservare l’appeal riscosso tra i clubber di tutta Europa, il brand dà vita alla linea Hard Court, d’ispirazione underground.
A confermare lo status di cui Australian gode anche in settori parecchio distanti dall’aplomb compassato dei campi da tennis, poi, arrivano le co-lab modaiole: nella sfilata Spring/Summer 2018 di GCDS, ad esempio, fanno capolino tute, felpe, bucket hat, body e altri pezzi sporty che ibridano l’estetica pop e scanzonata della griffe di Giuliano Calza con gli stilemi del marchio de l’Alpina Maglierie, tra color block e scritte XXL in tonalità evidenziatore; l’anno seguente è il turno della capsule collection Disorder on the Court! con Octopus, in cui gli essentials del guardaroba tennistico quali polo, shorts e t-shirt si tingono di pattern lisergici in colori saturi (rosso, arancio, viola, blu ecc.), che giustappongono i tentacoli simbolo del brand street italiano e motivi d’archivio di Australian.
Risale invece allo scorso dicembre la collaborazione con Propaganda Clothing, di cui Noyz Narcos è socio e brand ambassador, per una versione in tiratura limitatissima della mitica tracksuit, percorsa da strisce rosse che risaltano sulla base nera dal finishing luminoso.
Per quanto riguarda le proposte Hard Court, l’ultima collezione S/S 2021 torna alle origini, recuperando l’armamentario estetico della scena gabber dei nineties in un florilegio di nuance fluo, grafismi geometrici, stampe a mo’ di stencil e lettering “esagerati”, dispiegati sulla consueta selezione di tute zippate, magliette, top e affini, aggiornati grazie a tagli studiati al millimetro e fit old school.
In tutto ciò, la sfilza di rapper, cantanti e nomi noti che vestono spesso e volentieri abiti col canguro (tra gli altri Coez, Inoki, J-Ax, Mondo Marcio, Vegas Jones e Salmo) certifica come ormai Australian sia a tutti gli effetti un lifestyle brand, dall’identità forte e al contempo sfaccettata, in grado di far presa tanto sugli sportivi quanto sui consumatori più disparati; perché il tennis, in fondo, oggi come ieri è una questione di stile, dentro e fuori dal campo.