“The highest you get, the hardest the fall”, dicono gli americani. Lo sa bene chiunque abbia sperimentato un’ascesa inaspettata, regolarmente seguita da un implacabile senso di vertigine e dalla successiva domanda: che succede se cado proprio adesso? Non a caso Dani Faiv (uno che di ascese e discese ne sa senz’altro qualcosa) aveva basato su questa idea tutto il concept del suo precedente EP, Ultimo piano. Rappresentava una scalata metaforica a un palazzo: una volta giunto all’ottavo piano, il più alto, nella title track spiegava perfettamente il problema di essere arrivato ai vertici: “Non posso più salire, il cielo è troppo lontano / Posso solo buttarmi se sono all’ultimo piano”, diceva in una barra. A qualche mese di distanza dalla sua uscita, però, si scopre che non si trattava semplicemente di un EP, ma di un album diviso in due parti: Ultimo piano B, la seconda metà, esce venerdì 12 luglio con i featuring di Salmo, Angelina Mango, Nitro, ENRI e Clara, e rappresenta la discesa dall’ottavo piano fino al pianterreno, cioè il percorso opposto. “All’inizio è partito come una sorta di resa dei conti: ho i miei fan, i miei dischi d’oro e di platino, ho comprato casa con la musica, ho raggiunto tutti i miei obbiettivi. Nella mia scalata sono arrivato all’ultimo piano, quindi: da qui, cosa posso fare?” racconta. “È una presa di coscienza, nella vita e nella musica si sale e si scende. Oltretutto negli ultimi anni, con i social, è tutto molto più veloce: il personaggio del momento anziché durare tre anni dura tre mesi, e poi viene subito sostituito. Bisogna spingere ogni giorno, come direbbe Villabanks” sorride.
Quella di Dani Faiv è una carriera già piuttosto lunga: nel 2024 sono 10 anni esatti dal suo debutto Toilette Mixtape (“In realtà mi sento come se avessi iniziato ieri. Io vivo in studio, mi diverto a fare musica, e non mi ricordavo neppure che fossero passati già dieci anni, il che conferma che quando sei preso bene il tempo vola”, commenta). Ha già vissuto periodi altalenanti: quando ad esempio aveva scelto di uscire da Machete, molti avevano pensato che fosse la fine di un ciclo e gli avevano dato del pazzo, velatamente o esplicitamente. Nonostante tutto, però, ha dimostrato di farcela anche sulle sue gambe: non è certo grazie alla sua affiliazione o alla sua crew che si è guadagnato un featuring – per il 99% dei rapper italiani inarrivabile, e l’altro 1% è Sfera Ebbasta – della superstar colombiana J Balvin, presente nella prima metà di Ultimo piano, uscita a fine 2023. Il contatto con lui è arrivato inaspettatamente, spiega. “Ai tempi di Yoshi, un mio fan mi aveva scritto dicendo che si era accorto che J Balvin mi seguiva. Io non credevo fosse possibile, ma dieci minuti dopo aveva fatto una storia in cui mi aveva taggato, rappando la mia strofa”. Da allora sono rimasti in contatto, e hanno un rapporto talmente amichevole che spesso si sentono in videochiamata. “Quando ha detto di sì al featuring mi sono sentito un miracolato, non pensavo potesse succedere proprio a me: la risposta che mi sono dato è che evidentemente suono americano rispetto a molti altri italiani, e per quello gli sono piaciuto”. Il pezzo che gli ha proposto, ETA, lo aveva già sottoposto anche a tanti colleghi di casa nostra, ricorda: “Ero convinto che fosse una bomba, ma nessuno lo aveva cagato. Così ho deciso di mandarlo a lui, a mo’ di controprova: mi sono detto, ‘Vediamo se ho torto o ragione’. Lui si è preso subito benissimo e mi ha mandato la strofa. Sono onorato, davvero. Anche perché non è che si sia fatto pagare: lo ha fatto per piacere suo”.
A un’eventuale discesa non ha mai pensato quando era all’apice, ammette. “Per capire come ci si sente devi maturare e crescere, ma soprattutto devi vivere entrambe le fasi. Se hai una forte consapevolezza e ami quello che fai, ti senti comunque fortunato e grato per tutto quello che hai avuto” osserva. E in effetti il piglio di Ultimo piano B è molto più riflessivo, rispetto alla prima metà: si apre con Vivo per questo, una traccia con un beat di grande respiro alla J Cole in cui, paradossalmente, afferma che lui un piano B non ce l’ha proprio. “Chiaramente anche io diversifico: ho una società, seguo artisti, ho edizioni, mi occupo di varie cose al di fuori della musica” dice. “Ma qui parlo di motivazione. Se dovessi essere ricco, ma non avere niente che mi spinge ad andare avanti, non ce la farei: i soldi sono fini a se stessi. Se invece ti arrivano perché stai facendo ciò che ami, è tutta un’altra cosa. È un po’ il bello, ma anche il tormento, di quelli come me. Scrivere è un’esigenza. Non c’è nient’altro che mi dia la stessa sensazione”. Il che ovviamente non vuol dire appesantire troppo il discorso, perché la freschezza unita a una grande padronanza lirica resta un elemento centrale nel suo approccio al rap. “È faticoso, perché è un lavoro doppio e non arriva a tutti, ma sono felicissimo di avere la stima di chi sa rappare davvero, tipo Salmo e Jack the Smoker. È sempre stata la mia attitudine: ho cominciato con la breakdance a sette anni e sono cresciuto con Busta Rhymes, perché avevo lo spirito del b-boy che passava ore sul linoleum a provare le routine. Allo stesso tempo, però, ho voglia di cimentarmi con cose sempre nuove, di sperimentare”.
Ne è un esempio il pezzo fatto con Salmo, James Brown, in cui campionano proprio I Feel Good di James Brown, tra le altre cose. “L’idea nasce da Salmo, che musicalmente è un pazzo” racconta. “Ci stiamo vedendo spesso ultimamente, facciamo tanti ascolti insieme e abbiamo una visione simile. Avevo già sentito la sua versione di Overdose d’amore e l’avevo trovata clamorosa, per me è la cosa più bella di quest’estate, perciò quando mi ha proposto di riprendere James Brown, risuonando tutti i campioni, ho accettato subito”. Anche Senso di colpa, con Angelina Mango, è a modo suo un pezzo molto sperimentale: ci fa godere di una Angelina inedita, molto più soulful rispetto al suo solito. “L’ho scoperta grazie a mio figlio, che l’estate scorsa voleva sempre ascoltarsi Ci pensiamo domani” ricorda. “Io non sapevo chi fosse perché non guardo la tv, ma la voce era pazzesca, mi ricordava quella di Giorgia, di cui sono grande fan. A un certo punto le ho scritto per ridere: ‘Guarda, un po’ ti odio, ormai qui a casa ascoltiamo solo la tua canzone!’”. Scopre così che è una grande fan del rap italiano. “L’ho invitata a beccarci in studio per lavorare a qualche pezzo. Io e Strage le abbiamo proposto delle follie, tra cui anche Invece sì, il pezzo che è poi andato nel suo disco. Ha sempre detto che si è trovata benissimo a lavorare con noi proprio per questo, perché c’è stata totale libertà. È fortissima, scrive, registra, compone… E dimostra un’apertura mentale mostruosa: oggi siamo abituati a musicisti che fanno featuring per convenienza. Ha avuto il grande coraggio di fregarsene di queste dinamiche”.
Il figlio di Dani Faiv oggi ha due anni e mezzo e ancora non capisce il senso dei suoi brani (come Relazione complicata, ad esempio, che parla del suo rapporto ambivalente con il fumo, o Esiste o no, un pezzo molto intimo rispetto al significato di un’intera esistenza). “Anche se parla tantissimo, ancora non comprende” sorride lui. “Magari il problema di cosa scrivere o non scrivere, ora che mi ascolta anche lui, me lo porrò più avanti. Però è vero che la penna segue la tua esperienza, quindi magari ho cambiato il modo di esprimere certi concetti, negli anni”. È proprio Esiste o no, la traccia di chiusura dell’intero progetto, a risultare il brano più maturo e sentito del disco: sceglie di essere accompagnato da altri due artisti, il cantante e autore ENRI e l’amico di sempre Nitro. “A volte sento il bisogno di avere anche una voce e una visione diversa, che possa rappresentare certi concetti meglio di quanto farei io” riflette. “Avevo bisogno di una voce angelica per il ritornello, che io non ho: Enri mi aveva proposto moltissime idee e sono rimasto colpito da quella melodia, che mi ha aperto la valvola per scrivere. Il beat era triste al punto giusto, e Strage ci ha rilavorato sopra, dandogli ancora più magia. Con Nitro, poi, avevamo sempre e solo fatto pezzi ignoranti e cattivi, prima d’ora, ma lui è fortissimo a esprimere quel tipo di malinconia. Nessun altro poteva farlo. Quando ne abbiamo parlato mi ha detto ‘Non la scrivo subito, se no mi metto a piangere’: lui come me è molto sensibile, quindi l’ha proprio sentita dentro”. Ultimo piano B è un disco che va a fondo, letteralmente e in senso figurato, in piacevole controtendenza rispetto a tanti altri progetti caratterizzati dal vuoto pneumatico di contenuti della musica estiva e dei tormentoni. “Ma sì, non sono mai stato uno di quei rapper che punta per forza di cose alla classifica” si schermisce lui, sdrammatizzando. “C’è chi anche d’estate si ascolta anche quella musica lì, e quindi gliela diamo!”.