Demna Gvasalia, l’uomo che ha rivoluzionato il mondo della moda negli ultimi anni, ha rilasciato delle dichiarazioni piuttosto interessanti in una recente intervista per The Guardian. Cogliamo quindi l’occasione per raccontare degli aspetti importanti di una delle figure più influenti nel fashion business.
Al fine di rendere più chiari alcuni passaggi di questo articolo, è doveroso ripassare il percorso di vita dello stilista. Demna Gvasalia nasce il 25 marzo del 1981 a Sukhumi, città della Georgia (a quel tempo sotto l’Unione Sovietica). Dieci anni dopo il regime crolla e le guerre civili convincono la sua famiglia a trasferirsi in Germania, dopo aver venduto un Kalashnikov per raccogliere il denaro sufficiente per il viaggio. Inizia a studiare economia, ma poi si iscrive nella prestigiosa Royal Academy of Fine Arts di Anversa. In seguito diventa assistente da Maison Martin Margiela (una delle esperienze più importanti della sua carriera) e poi senior designer di Louis Vuitton. Nel 2014, insieme al fratello e ad un gruppo di amici, fonda il brand indipendente Vetements e l’anno successivo viene scelto come direttore creativo di Balenciaga.
Una delle caratteristiche più significative di Demna Gvasalia è sicuramente il legame tra le sue creazioni ed i suoi vissuti personali. Lo conferma il suo motto “nella moda, come nella vita, bisogna rischiare per sopravvivere”. Facendo riferimento a degli esempi pratici: le hoodies oversize sono un richiamo all’infanzia, quando all’epoca la madre gli comprava felpe di tre taglie più grandi in modo che si adattassero alla sua crescita; la t-shirt con la scritta SECURITE, richiama invece un aneddoto di quando frequentava i club e per entrare gratis indossava abbigliamento da uniforme. Allargandoci un po’, la collezione autunno/inverno 2018 di Vetements è stato l’esempio più evidente della sua estetica, che parte dalla Georgia e arriva agli atelier di Margiela. Nella sfilata, tenutasi in un mercatino delle pulci, ritroviamo infatti i vestiti floreali, i fazzoletti legati alla testa, i capi oversize e destrutturati, una mescolanza di pattern ed i Tabi boots. In poche parole, l’Europa dell’est che incontra il pensiero anticonformista di Martin Margiela degli anni ’90. Viste le evidenti somiglianze con lo stilista belga, Demna ha dichiarato: “l’ho fatto per indirizzare direttamente al problema di appropriazione. È difficile definire la linea che delimita influenza, copia ed origine.”.
Il creativo ha poi continuato sottolineando le differenze tra lui e gli altri direttori artistici ed esponendo il cambiamento di Parigi nel corso degli anni. “Quello che è diverso, secondo il mio punto di vista, è il pragmatismo. Non mi interessa vivere in una sorta di sogno, mi annoierei a morte. La mia estetica è iperrealista. Voglio semplicemente creare vestiti che facciano sentire felice la gente che li indossa. Attraverso i capi riesco a trasmettere anche dei messaggi, ma il mio è un approccio prevalentemente materialistico. Alla fine si tratta di merce. Un’altra cosa che non concepisco degli altri brand che sfilano è che i completi restano imballati fino all’ultimo, per evitare pieghe o segni. Le modelle vengono quindi vestite in fretta per poi scendere in passerella in pochi minuti. Io invece vesto molto prima le modelle e le lascio aspettare in tranquillità nel backstage. Così i capi sembrano leggermente vissuti e quindi più autentici”.
Il contesto in cui accade tutto ciò è la sofisticata capitale francese, nonché luogo di nota raffinatezza. Ma siamo sicuri che sia ancora così?il designer ha smentito anche questo cliché, dichiarando: “Parigi è cambiata, non è più quella delle favole romantiche, delle ballerine classiche e bluse di seta. Ora è una città multietnica, con fastfood, jeans e borse contraffatte. Adesso le fashion victim abbinano la loro Birkin con delle sneakers. L’eleganza è ormai superflua. Vetements riguarda la strada e lì conta la naturalezza”.
Inoltre, riguardo i progetti futuri di Balenciaga, Gvasalia ha svelato: “stiamo testando un nuovo progetto tecnologico. Si tratta di trasformare parte dell’atelier in digitale in modo da lavorare maggiormente su schermo. È ancora un prototipo, ma credo che le cose potrebbero cambiare notevolmente”.
Sarà grazie alla sua esperienza di vita, oppure semplicemente alla sua genialità, ma Demna Gvasalia si conferma per l’ennesima volta una delle personalità più interessanti nella storia della moda.