Dietro le quinte della vita di Luca Pellegrini

Spesso ci dimentichiamo che dietro ogni calciatore che vediamo la domenica allo stadio o in TV c’è una persona con una storia, una famiglia, dei sogni, delle paure. Vediamo solo i novanta minuti: un tackle ben riuscito, un cross preciso, un’esultanza sotto la curva. Ma cosa succede quando si spengono i riflettori?

È proprio da questa domanda che nasce la serie Behind the Baller, prodotta dal Team Raiola e diretta da Chris Brown, che si propone di svelare questo lato nascosto della vita dei calciatori, al di là del terreno di gioco. Il primo episodio della serie ci porta dentro la quotidianità di Luca Pellegrini, difensore classe ’99 della Lazio.

La storia di Luca inizia come quella di tanti bambini romani: un pallone tra i piedi e un amore per una squadra. Un amore “nascosto” per tanto tempo, poiché, anche se è cresciuto calcisticamente nelle giovanili della Roma, Luca non ha mai nascosto di essere sempre stato un tifoso della Lazio. «Non c’è un momento esatto in cui ho iniziato a tifare Lazio, è semplicemente sempre stato così», racconta mentre guida per le strade di Roma.


Il documentario ci accompagna attraverso i momenti più significativi della sua carriera, ripercorrendone le tappe fondamentali: dagli esordi con la Roma, passando per esperienze significative con Cagliari, Genoa, Juventus ed Eintracht Francoforte, fino al ritorno a Roma con la maglia della Lazio. Ma ciò che più colpisce è il suo attaccamento ai valori più semplici: la famiglia, l’amicizia, la gratitudine verso chi lo ha supportato, anche nei momenti più difficili – come quando, nel 2017, si è rotto il legamento crociato.

Alla stessa età, però, appena diciottenne, Luca si ritrovava anche a giocare fianco a fianco con alcuni dei campioni più forti del mondo: Cristiano Ronaldo, Gareth Bale, Paul Pogba, Ibrahimović. Oggi mostra con orgoglio le maglie che ha scambiato con loro, conservate gelosamente.

Poi, un’interessante riflessione sulla direzione intrapresa dal calcio moderno, diventato a suo avviso troppo scientifico. «Si guarda troppo alle statistiche, ai numeri, e si perde di vista il bello del gioco». I suoi idoli? Ronaldinho o Henry, giocatori capaci di “ballare con il pallone”, di accendere lo stadio con una giocata che non serve solo a segnare, ma a incantare, al di là dei gol e delle statistiche.

Sul finale, è Luca che ci porta nei suoi luoghi del cuore: le strade che ha sempre percorso, dove si allenava da bambino, la sua macchina, la sua città. E lo fa c on il sorriso di chi ha ritrovato qualcosa di importante.

«Giocare per la Lazio, a Roma, è tutto. È come chiudere un cerchio. È come vivere in un sogno da sveglio».

E allora sì, è bello vederlo correre sulla fascia all’Olimpico. Ma dopo questo episodio di Behind the Baller, è ancora più bello sapere chi c’è davvero sotto quella maglia numero 3.