La pasticceria è un settore dalla lunga tradizione, importantissimo nella vita quotidiana giapponese: le pasticcerie, infatti, competono tra di loro per presentare il regalo ideale da portare ad amici, parenti, colleghi o clienti. I dolci vengono usati per fare bella figura, ma anche per godersi un momento di svago o serenità di fronte a una tazza di tè; possono essere quindi un simbolo, non solo un alimento.
Gli stili, i gusti e i packaging dei Wagashi (così vengono chiamati i dolci tradizionali giapponesi, quelli che normalmente accompagnano il tè) variano di regione in regione, ma anche a seconda della stagione.
Non solo, questi possono essere di diverse categorie in base a moltissime variabili e scuole di pensiero, ma una macro divisione è obbligata in base alla loro origine: ci sono i Namagashi, ovvero dolci freschi; gli Han-Namagashi, che si collocano a metà strada; e gli Higashi, i dolci secchi. I maestri pasticceri che portano avanti quest’arte lo fanno con profondo rispetto dei valori tradizionali, con l’obiettivo di racchiudere un pezzo di storia o di raccontarne una nuova.
Il passato dei Wagashi è infatti lunghissimo e si lega a un nome particolarmente riconoscibile in Giappone, quello di Toraya, azienda nota per la loro produzione e confezionamento. Toraya nasce all’inizio del XVI secolo a Kyoto e arriva a servire la corte giapponese sotto l’imperatore Go-Yōzei, che regnerà dal 1586 al 1611.
Già nel 1869 si stabilirà a Tokyo, la nuova capitale, e da lì proseguirà il suo incessante sviluppo, arrivando ad aprire 80 negozi in tutto il Giappone e una sola boutique estera, a Parigi. Toraya è un marchio importante, riconosciuto da sempre come sinonimo di alta pasticceria per la sua capacità di fornire un prodotto elegante e apprezzato per chi lo riceve e, come tanti altri brand, anche Toraya porta avanti una serie di collaborazioni il cui scopo è la diffusione della cultura e della storia giapponese. Spesso ciò viene fatto tramite mostre d’arte all’interno dei suoi negozi, in particolare la sede di Tokyo Midtown situata a Roppongi.
Proprio da questo punto di connessione possiamo comprendere come sia nato il binomio tra arte figurativa e dolciaria, una combinazione che col tempo è proseguita fino ai giorni nostri. Che sia per motivi di tradizione o per flessibilità creativa, gli artisti giapponesi hanno un feeling particolarmente acceso con la pasticceria, un’accoppiata che rappresenta a pieno i valori locali e che va a riprendere quindi un legame ultracentenario.
Oggi come allora, Toraya continua a essere un punto di riferimento. Una delle attività più recenti, conclusasi nel 2023, è stata portata avanti a Singapore, dove Toraya, in occasione dell’esposizione dedicata a Doraemon, ha realizzato i famosi dorayaki.
Gli ospiti potevano quindi immergersi nel mondo del gatto robotico blu anche grazie agli snack della storica istituzione giapponese e agli immensi lavori sul tema dell’artista Takashi Murakami. Murakami però non è un novizio nel mondo dolciario.
Seppur presentando un prodotto molto diverso, meno tradizionalista e più vicino a qualcosa di definibile come occidentale, Murakami ha aperto il suo bar a Nakano, dove è possibile acquistare biscotti colorati a forma di fiore, soggetti di fantasia provenienti dal mondo Superflat fondato dall’artista, ma anche omaggi a momenti speciali e festività importanti dell’anno.
su gentile concessione di Ana Irie
su gentile concessione di Ana Irie
su gentile concessione di Ana Irie
su gentile concessione di Ana Irie
Non solo dolci, Tonari no Kaikado, così si chiama il suo locale, offre cappuccini, tè, bibite e anche hamburger sempre decorati a tema fioritura. Un altro grande nome contemporaneo che ha voluto dare importanza al momento del tè (matcha in questo caso) e ai dolci, è Yoshitomo Nara che, nella serenità delle campagne di Tochigi, ha aperto un piccolo museo personale.
Da N’s YARD è possibile visionare le sue opere in dialogo con le sue passioni più grandi: dai vinili, al profondo rapporto con la natura, fino a lavori di artisti emergenti o di amici di lunga data, disseminati nei vari ambienti.
Alla fine del percorso si può trovare il Konara Café, in cui le meravigliose tazze di ceramica giapponese sono dipinte con le espressioni e i volti tipici dei soggetti di Yoshitomo Nara. Un consiglio è quello di accompagnare il tè con il dorayaki, impreziosito anch’esso dai suoi volti iconici. Non solo gli artisti, allo stesso modo anche i giovani maestri del Wagashi contemporaneo cercano ispirazione nell’arte e sono infatti soliti creare progetti ed edizioni limitate ispirate alla contemporaneità. Lo ha fatto la chef Ana Irie che, insieme all’artista visiva Maru Hanashiro, ha creato una capsule collection limitata e su prenotazione per rendere omaggio a Yayoi Kusama.
I soffici e coloratissimi dolci nascono per ricordare le zucche e il mondo a pois concepiti e resi celebri da Kusama, una serie di creazioni che potrebbero essere definite più artistiche che culinarie, dei dolci che per l’occasione venivano confezionati e impacchettati all’interno di coloratissimi Furoshiki, splendidi tessuti che, sempre per rispecchiare la tradizione, servono per trasportare o regalare oggetti di varie forme e tipologie.
Questo particolare binomio creativo si è creato non solo con artisti nipponici, ma ha attratto nomi del mondo occidentale che, grazie ad una genuina fascinazione e affezione per questo settore, hanno voluto rendergli omaggio e farne parte.
Un chiaro esempio è KAWS, artista americano che da sempre vede il Giappone come un punto di riferimento e fonte di grande ispirazione. Proprio per festeggiare i 20 anni dalla prima mostra individuale organizzata nel Paese del Sol Levante, KAWS ha deciso di collaborare con Hiyoko.
Nonostante sia molto diverso da Toraya, anche Hiyoko è diventato un’istituzione: un marchio fondato nel 1912 rinomato per i suoi dolci a forma di pulcino, creazioni che ben testimoniano la mentalità del fondatore Shigeru Ishizaka secondo cui i dolci sono esseri viventi. In questo contesto, KAWS propone nello shop del Mori Art Museum di Tokyo un omaggio al Paese che tanto gli ha dato e alla sua cultura dolciaria, modificando gli occhi del pulcino di Hiyoko con le iconiche X dei suoi companion, per creare un’edizione limitata andata a ruba in pochissimo tempo.
Insomma, ogni volta che si va in Giappone è meglio prestare attenzione alle pasticcerie, perché, a sorpresa, è possibile trovare un dolce realizzato da qualche grande nome dell’arte contemporanea. La stessa cosa può capitare visitando un museo o una galleria d’arte, perché non esiste un pezzo di merchandising più tradizionale di un Wagashi d’autore.