Vi è mai capitato di imbattervi in orologi con quadranti o fondelli personalizzati tramite loghi più o meno conosciuti? Magari addirittura nei tanto desiderati quanto iconici segnatempo della casa coronata Rolex?
Vi sarà capitato allo stesso tempo di pensare a un “fake watch”, un falso, poco ma sicuro. In realtà alcuni dei più famosi Rolex “logati” che oggi conosciamo sono venuti fuori direttamente dallo stabilimento di produzione d’oltralpe, ufficialmente o ufficiosamente a seconda dei casi.
Attenzione, si sta parlando di configurazioni prodotte direttamente dall’azienda svizzera su richiesta del cliente, ben differenti dalle personalizzazioni compiute dal concessionario di vendita o da uno studio di customizzazione dedicato e senza l’autorizzazione da parte della casa madre.
Nonostante i rigorosi controlli che la casa orologiera svizzera compie su questo genere di pratica, alcuni concessionari riuscivano a stampare senza alcuna autorizzazione il proprio logo sul quadrante originale fin dagli anni ’60.
La personalizzazione di un Rolex compiuta direttamente dalla fabbrica svizzera o da un privato autorizzato dalla stessa casa madre è ormai un ricordo. Infatti, la famosa maison ha chiuso i rubinetti delle personalizzazioni già dal lontano 2004, probabilmente perché questa non è mai stata la prerogativa più importante nell’ottica produttiva del colosso svizzero. Ciò che oggi appare personalizzato è tutto frutto di modifiche apportate in fase post-vendita da chi, a differenza di Rolex, nasce per sostenere i costi, i tempi e le scelte più esigenti che la richiesta di personalizzazione può presentare.
Fare un salto nel passato è dunque inevitabile. Anni ’70, Stati Uniti.
Da ormai 10 anni Tom Monaghan gestisce la sua catena di pizzerie fondata con il fratello in Michigan quando un giorno un suo venditore gli chiede come fare per ottenere un Bulova brandizzato Domino’s come quello che ha al suo polso; la risposta racchiude l’intuito commerciale di Tom: “Ventimila dollari di vendite in una settimana”; era nata la cosiddetta “Rolex Challenge”.
Tom comprende che premiando i propri venditori con oggetti che indossa egli stesso in qualità di loro capo (cravatte Hermès con 10.000 dollari di vendite, orologi Rolex per la soglia dei 25.000 dollari di vendite a settimana per quattro settimane di seguito) si possono creare delle vere macchine da guerra della vendita capaci di far crescere la propria rete in men che non si dica. E così è stato. Domino’s Pizza diventerà la seconda catena di pizzerie più grande al mondo. Il simbolo della “Rolex Challenge” è un Air-King da 34 mm di diametro, il Rolex entry-level per eccellenza, solido e affidabile, quindi ottimo durante la quotidianità, con il logo dell’azienda a fidelizzare il fortunato quanto abile venditore ogni volta che quest’ultimo avesse avuto necessità di leggere l’ora: più intuito di così!
Sempre negli States abbiamo un altro curioso esempio di matrimonio tra l’iconicità del lusso rappresentata da Rolex e un’azienda simbolo, invece, del ceto popolare americano; si tratta del Rolex Air-King con quadrante “Winn-Dixie”, offerto in dono dalla nota catena di supermercati del sud ai propri dipendenti del programma di manutenzione e protezione allo scadere del decimo anno di servizio.
Anche Coca-Cola Company negli anni ha scelto orologi personalizzati da Rolex per dire grazie ai propri dipendenti più fedeli con degli Oyster Perpetual da 34 mm in oro giallo 14KT, referenze 1003 e 1005 con cinturino in pelle, sui quali poteva leggersi la scritta “25 years service” stampata sul quadrante e incisa sul fondello, in questo caso assieme al nome del dipendente e all’anno in corso.
Per un Rolex molto elegante e simile – oro giallo 18KT, 34 mm di diametro – ma con datario, optava anche la compagnia di bandiera del nostro paese, Alitalia. Negli anni ’80-’90 omaggiava questo particolare Oyster con datario ad alcuni suoi dipendenti una volta raggiunto il trentennale di carriera. Incisione commemorativa sul fondello anche qui con logo, nome, cognome, scritta “Trentennale” e anno corrente.
La nostrana Alitalia non è stata l’unica compagnia aerea nazionale ad elargire segnatempo personalizzati ai propri dipendenti. Anche la Philippines Airlines in passato dotava principalmente i propri piloti di eleganti TUDOR Prince Oysterdate (TUDOR fa parte di Rolex) con il variopinto logo della compagnia.
A proposito di compagnie aeree ed orologi personalizzati è storica la diatriba riguardante il Rolex Pool-Intairdrill/Pan Am alimentata in passato anche dalla denominazione di alcuni lotti da parte di importanti case d’asta.
Si tratta di una serie di Rolex Air-King referenza 5500 con un logo stampato sul quadrante che ricordava non poco quello della Pan Am, compagnia aerea americana con la quale Rolex collaborò agli inizi degli anni ’50 alla creazione del primo GMT-Master. Come accennato, alcune famose case d’asta in passato hanno denominato lotti con orologi Pool-Intairdrill come “Pan Am logo Rolex” innescando uno studio a riguardo che oggi sembra confermare l’appartenenza di tali pezzi alla lista degli orologi commemorativi donati ai dipendenti per il raggiungimento di traguardi importanti.
In questo caso si tratta dei lavoratori della Pool-Intairdrill impiegati tra gli anni ’60 e gli anni ’80 nella riparazione di pozzi petroliferi e nella perforazione di giacimenti di petrolio dalla stessa società nata dalla fusione della Intairdrill libica con la compagnia Pool fondata nel 1948 a Houston, in Texas. Sono soprattutto gli orologi databili intorno agli anni ’80 a svelare la provenienza di questi Air-King, dal momento che il logo riportato in passato – una “P” di Pool con un mappamondo al centro, scambiato appunto per il logo della Pan Am – si frammenta in due lettere, la “i” e la “P” di Pool-Intairdrill.
Passando dal mondo della ristorazione a quello della grande distribuzione, dalle compagnie aeree a quelle petrolifere, non può di certo mancare il mondo dello sport.
Anche in questo caso abbiamo esempi di Rolex personalizzati. Dai più celebri Rolex Daytona, cosiddetti “Winner”, in palio per il vincitore di famose corse automobilistiche di tipo endurance quali la 24Ore di Daytona o quella di Le Mans, ai 50 Sea-Dweller referenza 116600 donati ai calciatori e allo staff della nazionale italiana di Conte dalla FIGC per la qualificazione alla fase finale degli Europei del 2016.
Ma proprio nel calcio italiano c’è un esempio che potremmo definire “completo”, in quanto presenta la personalizzazione sia del quadrante che del fondello. Si tratta del Rolex Air-King Precision referenza 14000 “AC Milan”. Esistente in 75 esemplari numerati, per volontà del club rossonero come celebrazione della quinta Champions League e il quattordicesimo Scudetto della stagione 1993/1994, sotto la guida di Fabio Capello. Quadrante blu con logo posizionato a ore 3 e incisione sul fondello con: numero seriale, scritta in corsivo “Milan AC”, silhouette della coppa dalle grandi orecchie con all’interno il numero 5 e dello scudetto con il numero 14. Infine, la stagione calcistica celebrata, ossia quella 1993/94.
MENZIONE D’ONORE
Se vi capiterà mai di vedere in giro per internet o addirittura dal vivo un Rolex Oyster-Date referenza 6694 da 36 mm “Topolino” potrebbe essere uno dei pochissimi (e davvero rarissimi) originali donati da Rolex al creatore dell’icona dell’animazione più amata di sempre, Walt Disney. Ma andateci piano, potrebbe anche essere una riproduzione. Non un falso, ma un pezzo originale con stampa successiva che mira alla riproduzione del vero Oyster-Date “Topolino”.
Il genio dell’animazione, infatti, amava i prodotti della casa coronata e per tale motivo la Rolex stessa ebbe l’idea di regalare a Walt Disney in persona pochi pezzi da donare alle persone più care. Questi Oyster-Date però non sono gli unici orologi con Mickey Mouse che potreste vedere in giro. Infatti, una vecchia gloria dell’orologeria americana, la Ingersoll, già nel lontano 1933, aveva iniziato a produrre orologi con il famoso topo animato le cui braccia, a differenza dei Rolex, erano utilizzate come lancette delle ore e dei minuti. Una trovata commerciale venduta a poco più di 3 dollari che servì a salvare l’azienda, all’epoca destinata alla chiusura.