“The Chronic” di Dr. Dre ha rappresentato un punto di svolta nella cultura musicale statunitense, ma anche nel clima dell’America di inizi anni ’90. Ora la produzione cardine dell’artista entra di diritto nell’ambitissima selezione della Library of Congress, la Biblioteca Nazionale di Stato.
Nel 1992, mentre la città di Los Angels, scendendo in strada per il giovane Rodney King, ardeva tra le fiamme di una delle più grandi rivolte razziali che gli Stati Uniti moderni abbiano mai dovuto gestire, Dr. Dre si ritirava sulle colline californiane per confezionare, con un allora sconosciuto Snoop Dogg, il disco che fino a quel momento non c’era.
Dre dimostrò di aver capito che se i giovani afroamericani stavano protestando con il cuore spezzato per vedere rispettati i propri diritti, la musica non poteva essere l’ennesimo carburante, doveva essere una medicina. “The Chronic”, infatti, raccontava tante cose ma, più di tutto, invitava la gente a godersi il lato frivolo e disimpegnato delle cose, del successo. Allontanarsi dai problemi.
A 28 anni dall’uscita dell’album, Dr. Dre viene incoronato di una lode tutt’altro che ordinaria, soprattutto per il mondo del rap: “The Chronic” è stato inserito nel registro nazionale della Library of Congress.
Cosa c’è di così speciale? Nel registro fanno il loro ingresso solo 25 volumi all’anno, accuratamente scelti in base a stringenti criteri, alla loro storia e al loro impatto sull’intera musica americana. In questo modo il disco sarà ufficialmente riconosciuto per il suo significato culturale e inserito nella ristrettissima ed esclusiva selezione statunitense che lo vede al fianco di produzioni del calibro di “I Will Always Love You” di Whitney Houston e “Y.M.C.A.” dei Village People, per citarne alcuni.