Il primo Dune è stato un trionfo come non se ne vedevano da tempo, un’opera da 155 minuti in grado di mettere d’accordo critica e pubblico, oltre che di riportare nelle sale un numero enorme di spettatori dopo la pandemia. I pretesti per ripetere il successo, quindi, c’erano, ma non era scontato riuscire a sfruttarli nel modo giusto. E invece Denis Villeuneuve ce l’ha fatta, superando le aspettative e portando sullo schermo un lavoro mastodontico e appagante, in ogni elemento che lo costituisce.
Davanti a un’opera del genere, il paragone con “Il Signore degli Anelli” viene spontaneo, così come inserire il film nella stessa categoria di Avatar e acclamarli i kolossal o le saghe della nuova generazione. Però, ciò che Dune – Parte Due riesce a fare va oltre la grandiosità della produzione, unendo la ricercatezza dei film d’autore a un prodotto per tutti, giocando su una spettacolarità ricca ma semplice. L’ossimoro è voluto: l’immaginario e il “mondo” di Dune sono vasti, variegati e monumentali, ma mai stucchevoli o monotoni. Infatti, il minimalismo e il rigore pervadono ogni dettaglio – dalle architetture alle inquadrature – e ciò che nel volume uno era servito a definire il mood e le basi della storia, nel secondo viene riproposto in un’infinità di contesti differenti. E il punto di forza non è più la novità della prima volta, ma la coscienza che ogni elemento è esattamente come e dove dovrebbe essere, trasformando la sorpresa del nuovo nella sorpresa della coerenza.

Ma non è tutto qui: Dune 2 funziona e convince anche per la fotografia impeccabile di Greig Fraser, la performance di Austin Butler e l’arco narrativo che trasforma Timothée Chalamet nell’anti-eroe per eccellenza. Se poi si aggiungono le musiche di Hans Zimmer, le scene di duelli realizzate a regola d’arte, riprese con camere a infrarossi e l’approfondimento di tematiche più attuali che mai – come il fanatismo religioso, la sete accecante di potere e la repressione di un popolo – la ricetta è ancora una volta vincente. E possiamo ritenerci fortunati di poter vivere un’esperienza cinematografica simile.