Nell’ultima settimana, la notizia che più ha scosso il mondo della moda riguarda la possibile dipartita, dopo sei anni, di Hedi Slimane dal ruolo di direttore creativo di Celine. Nel caso in cui la notizia venisse confermata, dovremmo esserne contenti? Sì, ma anche no.
Anche se non è la prima volta che spuntano voci del genere, ora sembrerebbe che LVMH non sia più disposto a scendere a compromessi con lo stilista e le nuove condizioni – tra cui un aumento dello stipendio e una percentuale sulle vendite – da lui imposte durante le negoziazioni per il rinnovo del contratto. Secondo alcuni, i vertici avrebbero già addirittura valutato alcuni nomi per sostituirlo, tra cui Michael Rider di Polo Ralph Lauren o Pieter Mulier di ALAÏA, mentre lo stesso Slimane sarebbe pronto a prendere le redini di Chanel.
Nonostante le critiche che sono sempre state rivolte allo stilista – principalmente per la sua visione poco inclusiva e solo “per persone estremamente magre” – è importante riconoscergli il merito di aver creato un’estetica ben precisa, tanto da essere diventato uno di quei designer attorno al quale si è creato un vero e proprio culto che va oltre il marchio per cui disegna. Prima Dior, poi Saint Laurent e (per ora) Celine: Slimane ha sempre “sfruttato” i brand per portare al mondo il suo punto di vista, senza mai abbandonare le famose silhouette extra skinny e l’estetica indie sleaze, facendo schizzare le vendite senza troppi sforzi o cambiamenti.
Proprio per questo motivo non è lui ad avere bisogno di Celine, ma viceversa, e la separazione potrebbe diventare un serio problema per tutto il gruppo. Gli “Slimaniacs”, così vengono definiti i fan dello stilista, continueranno a seguirlo ovunque vada e, dopo aver reso Celine il terzo marchio per fatturato nel portfolio di LVMH, il suo potere commerciale probabilmente porterà in alto anche l’ennesimo brand che si troverà a guidare. Ma se Givenchy continuerà a rimanere senza direttore creativo, probabilmente perdere anche Slimane potrebbe danneggiare gli altri, che subiranno le conseguenza di un calo delle vendite di cui non sono “responsabili”.