Baffi… baffi ovunque
Per anni abbiamo associato la presenza dei baffi a un certo tipo di estetica principalmente caratterizzata da persone in crisi di mezza età, anziani nostalgici, hipster con desiderio di differenziarsi e pornoattori stereotipati. Non è infatti un caso che questo accessorio pilifero fosse scomparso: le battute su queste personas e sulla concezione che si ha di chi mostra il baffo ha fatto crollare il suo utilizzo.
Lo ha spiegato anche Christopher Oldstone-Moore, professore di storia di Wright State University e autore di Of Beards and Men: The Revealing History of Facial Hair, libro che analizza proprio la storia di barba e baffi. Secondo le sue ricerche, nei tempi più recenti l’uomo baffuto era visto come un tradizionalista, un uomo dai principi militari e patriarcali, vecchia scuola. Anche per questo motivo, con l’arrivo di una società più libera, aperta mentalmente e lontana dai vecchi dogmi, il trend del baffo è andato a morire. Come dice invece il Dr. Allan Peterkin, autore di un altro libro chiamato One Thousand Mustaches: a Cultural History of the Mo, i baffi sono spesso stati associati, specie negli Stati Uniti, all’immigrazione, quindi allo straniero in generale, e alla metrosessualità. Insomma, i baffi, come molti altri segni di identità estetica, erano diventati politici.
Sappiamo che la moda è ciclica e periodicamente ritorna, ma va anche detto che l’era hipster prima e quella post hipster dopo hanno riportato molti trend che storicamente non avevamo ancora ripreso per vari motivi, dal Y2K, più che altro per motivi anagrafici, al mullet. E finalmente possiamo dirlo: anche il baffo è tornato. Oggi infatti la moda è meno politica che mai, anche perché non va a inficiare più di tanto la quotidianità: si può andare a(lla maggior parte dei) colloqui di lavoro con tatuaggi visibili, barba o, appunto, baffi senza essere per forza giudicati o rigettati. Quindi ecco che finalmente i baffi arrivano a essere pura estetica forse per la prima volta nella loro storia, ed ecco che pian piano anche le celebrità iniziano a mostrarli in tantissime varianti. The Weeknd sfoggia un baffo piuttosto ampio che arriva sotto i bordi della bocca, Justin Bieber ci regala un’opzione bionda, quasi incolta, Pete Davidson risponde con una sottile linea sotto al naso, Joe Jonas e Zach Efron hanno fatto crescere alcuni dei baffi più definiti degli ultimi 30 anni. A oggi il baffo è ovunque, lo troviamo anche sulle più giovani generazioni, rappresentate ad esempio da Jacob Elordi e dal suo baffo castano a effetto spennellato, come da quelle più vecchie, capitanate da Pharrell Williams che si è presentato alla serata dedicata alla sua capsule collection con Moncler mostrando un glorioso baffo nero con una separazione centrale, a dimostrare che i baffi sono di ogni forma e varietà, e non bisogna vergognarsi se non presentano una foltezza alla Burt Reynolds. Anzi, addirittura Doja Cat ha mostrato il baffo allo show parigino di Viktor & Rolf, una stupenda composizione realizzata con ciglia finte. Questo è il segno che necessitavamo per capire che il baffo è di tutti.
Il 2023 è l’anno dei baffi, quindi ricordiamoci una cosa: non rendiamola una gara come fu per le barbe. Per anni, l’era hipster ha reso le barbe un segno identitario con un’accezione esclusiva del termine, come a dire “questo è il nostro simbolo, solo noi sappiamo portarla bene, solo noi siamo i custodi di questa antica arte e non potete copiarci”. Ecco, non commettiamo lo stesso errore: il baffo è di tutti e per tutti, finalmente è libero da pregiudizi e politica quindi prendiamone e godiamone tutti.