Di progetti interessanti ne escono ogni giorno, ma ce n’è uno più di tutti che si sta prendendo spazio, non solo in America ma anche in Italia: 2hollis.
Classe 2004, con 21 anni appena compiuti, 2hollis ha pubblicato il suo quarto album ufficiale: “star”, il primo sotto la firma di Interscope dopo l’uscita di 3 dischi autopradotti. La sua musica è l’unione di tutto ciò che è sottogenere: dal rap, all’elettronica, all’EDM. Una moltitudine di identità su cui lo stesso Hollis gioca, contraddicendosi lui stesso con i suoi ultimi tweet: “i’m a rapper, i’m not a rapper”.
Questo accade perché le sue influenze sono molteplici. Chief Keef è tra i sample dei suoi brani, Frank Ocean è l’unico artista che riesce a farlo piangere, e poi Skrillex, figura che in qualche modo lo ha sempre accompagnato. Questo perché la madre è stata manager proprio del produttore, accompagnandolo anche lo scorso anno a recuperare il suo ottavo Grammy. Dall’altra parte della famiglia, poi, suo padre: John Herndon, batterista della band post-rock Tortoise.
Un vortice di influenze che sono esplose nella musica folle e distorta che si auto produce, figlio di Internet e dell’ondata rage portata da Opium.
«La più grande arte all’inizio spaventa», ha affermato Hollis, che oggi se ne esce con un disco che ha tutti i presupposti per restare tra quelli che un giorno guarderemo con nostalgia. Un sentimento di cui già è intriso: il titolo “star”, deriva da una carta dei tarocchi. Unico oggetto rimastogli dalla sua casa bruciata durante gli incendi di Los Angeles.